il manifesto del 24 Ottobre 2007
Il commissario nuoce alla salute
Per tutelare i brevetti della Sanofi-Aventis, il responsabile europeo al commercio estero Peter Mandelson chiede al governo thailandese di cambiare la legge che favorisce l'accesso ai medicinali anti-Aids e anti-infarto a centinaia di migliaia di malati
Un commissario europeo interviene con pressioni dirette su un «paese in via di sviluppo» a sostegno esplicito di una singola casa farmaceutica, e in nome degli interessi di questa chiede a un governo sovrano di modificare una legge. Non era mai successo. Che le multinazionali farmaceutiche dispongano di un fortissimo potere di lobby per condizionare le scelte politiche in campo sanitario dei governi di tutto il mondo, non è una novità. Né è una novità che ogni volta che i parlamenti discutono di questioni inerenti la farmaceutica, le caselle di posta cartacea e le e-mail dei deputati siano invase da decine e decine di messaggi provenienti dalle stesse aziende. Qui però assistiamo a una pressione senza precedenti. I fatti: da otto mesi il Parlamento europeo è impegnato in un braccio di ferro con la Commissione e il Consiglio della Ue; l'obiettivo dei parlamentari è spingere gli organismi del governo europeo a sostenere i paesi poveri e in via di sviluppo nell'applicazione delle clausole di salvaguardia dell'Accordo Trips (sulla proprietà intellettuale) dell'Organizzazione mondiale del commercio (Omc/Wto). In poche parole, l'assemblea di Strasburgo chiede che l'Europa permetta ai paesi poveri e in stato di epidemia di produrre direttamente - o di acquistare a basso costo da Paesi produttori quali Brasile e India - copie generiche di farmaci ancora coperti dal brevetto, pur rimanendo all'interno delle rigide regole stabilite dal Wto. Si tratta di misure minime per cercare di ridurre la mortalità in paesi dove l'alto costo dei medicinali li rende inaccessibili alla maggioranza della popolazione provocando milioni di morti altrimenti evitabili.
Due lettere d'incoraggiamento Ora però risulta che mentre il Parlamento discuteva queste sue richieste con i funzionari della Commissione europea, il commissario europeo al commercio estero, Peter Mandelson scriveva al governo della Thailandia chiedendo la revisione di una legge nazionale che favoriva l'accesso ai farmaci anti-Aids e anti-infarto a centinaia di migliaia di malati. In due lettere spedite al ministro del commercio thailandese, rispettivamente il 10 luglio e il 10 settembre 2007, Mandelson non solo cercava di influenzare la sovranità legislativa di Bangkok ma, a nome dell'Ue, «incoraggia il governo thailandese a intraprendere una confronto diretto con i proprietari dei brevetti, in particolare con la Sanofi-Aventis, sul Clopidogrel (Plavix)». Un sostegno esplicito e diretto agli interessi della multinazionale Sanofi-Aventis e del suo farmaco di punta, il Plavix appunto, usato per prevenire attacchi di cuore o altre patologie coronariche e che, nel solo 2006, aveva fatturato sei miliardi di dollari. In Thailandia 350 persone ogni 100 mila soffrono di cuore e, considerato il prezzo imposto da Sanofi-Aventis di 2 dollari a pillola, solo il 20 per cento dei pazienti hanno accesso alle cure. Per questo motivo il Ministero della Salute Pubblica thailandese ha deciso nel gennaio scorso di importare dall'India la versione generica (non brevettata) del Plavix, a 3 centesimi di dollaro la pillola, ricorrendo a una deroga (tecnicamente chiamata «licenza obbligatoria») prevista dai Trips, cioè gli Accordi sulla proprietà intellettuale del Wto. Il risparmio per le casse dello stato è stimato in 4 milioni e mezzo di dollari. Sanofi-Aventis aveva ufficialmente minacciato di ricorrere in tribunale nel caso Bangkok avesse firmato il suo contratto di fornitura con l'India e di citare in giudizio la Emcure, azienda indiana produttrice della versione generica del Plavix, nel caso accettasse l'ordinazione di 2 milioni di compresse formulato dalla Thailandia. Allo stesso tempo la Sanofi-Aventis ha avviato un'intensa campagna di lobby per mettere in dubbio il diritto dello Stato asiatico a emettere licenze obbligatorie: campagna subito raccolta dal commissario Mandelson. E oggi, nonostante le molteplici richieste di chiarire un simile comportamento da parte dei parlamentari europei e di Ong quali Oxfam e Medici senza frontiere, non è giunta nessuna giustificazione dal commissario Mandelson a riguardo di tale condotta.
Un business da 600 miliardi Il mercato farmaceutico mondiale costituisce un business da 600 miliardi di dollari annui, ed è monopolizzato da una dozzina di corporations con sedi negli Stati uniti e in Europa che registrano margini operativi superiori al 25 per cento (contro il 15 per cento circa degli altri beni di consumo) e elargiscono stipendi medi per i loro top manager pari a 42 milioni di dollari all'anno. La condotta di Mandelson, oltre a essere fortemente criticabile sul piano politico ed etico, è formalmente in contrasto con il mandato affidatogli dall'Ue. Infatti le regole dell'Unione europea prevedono che quando un politico assume il ruolo di Commissario si impegni formalmente a rappresentare l'Europa nel suo insieme e a mantenere la propria indipendenza da qualunque interesse particolare: dal proprio paese, dal proprio partito e da qualunque interesse commerciale, economico e finanziario. Vi sono tutte le motivazioni per chiedere a Mandelson di rassegnare le dimissioni dal proprio incarico: per rispettare le norme che si é data l'Unione europea e anche per non trasformare i cittadini europei in corresponsabili involontari di altre migliaia di morti nei paesi in via di sviluppo.
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