a cura della V B Istituto Caetani, Roma
Fabiola Ricigliano, Damiana Campitelli, Alessia Sancamillo , Elisabetta Rinaldi, Bianca Andreola, Micaela Barrese, Arianna Cresca, Michela Nughes, Laura Vergari, Giada Barlattani
Ormai non è più una scelta di nicchia: il biologico prodotto e consumato ha superato la prova del tempo e delle mode. Secondo i dati Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare), è aumentata sia l’offerta sul mercato che la richiesta del 4% dal 2008 al 2009. Sempre più quindi sull’agroalimentare biologico si gioca una partita importante per l’economia italiana. Se ne sono accorti anche i motori istituzionali. Il ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali insieme al ministero dell’Ambiente ha infatti organizzato Piazze Bio, una manifestazione per promuovere “la fiducia del consumatore verso il biologico” per il 2010 dichiarato dall’Onu “l’anno mondiale della biodiversità”. Dal 16 Aprile fino al 16 Maggio 2010 in 18 regioni italiane, i produttori di tutta Italia accolgono gli amanti del bio nelle loro aziende per raccontare il loro lavoro tramite visite guidate, laboratori, degustazioni, spettacoli, e concerti.
Agricoltori coraggiosi
Ma per valorizzare e difendere questo mercato bisogna sostenere prima di tutto i produttori perché i costi di coltivazione e allevamento biologici sono più alti rispetto alle produzioni tradizionali industriali. Per due motivi principali: i fertilizzanti ed eccipienti naturali utilizzati nel processo, costano di più rispetto a quelli chimici perché sono più complessi da ricavare; la scelta di non utilizzare diserbanti, per bloccare la crescita delle piante infestanti, comporta un intervento di tipo manuale che quindi ha un costo superiore rispetto ad un lavoro compiuto con l’utilizzo di macchinari. I rischi principali nei quali un produttore di alimenti biologici può intercorrere sono gli attacchi parassitari da parte di funghi e insetti. Un problema dovuto principalmente ai cambiamenti climatici che creano delle situazioni per le quali i parassiti si moltiplicano.
Secondo Coldiretti l’Italia è il primo paese in Europa per superfici e numero di operatori impegnati nell’agricoltura biologica, che producono preparano e commercializzano i prodotti.
Consumatori in cerca di sicurezza
A incentivare il consumo dei prodotti biologici è la ricerca della sicurezza ma anche il diffondersi di stili di vita più attenti all’ambiente. Con soddisfazione il titolare del punto di vendita biologico romano Il Trattore (all’interno della Riserva naturale Valle dei Casali) aperto da dieci anni, sostiene che la clientela nel tempo è aumentata notevolmente. I prodotti maggiormente veduti sono i cereali, le verdure e i prodotti per bambini. Inoltre si è verificato un incremento nell’ acquisto dei prodotti di erboristeria. I clienti del punto di vendita biologico si definisco soddisfatti di aver fatto questa scelta per diversi motivi, alcuni sottolineano i vantaggi che li hanno aiutati a diminuire gli effetti delle allergie, molto più frequenti ora rispetto al passato. Una mamma, che acquista prodotti anche in supermercati tradizionali, si dichiara più sicura nell’ acquistare bio, in quanto non si fida degli effetti che hanno le sostanze chimiche presenti in alcuni prodotti per allungare il periodo di conservazione.
Costi quel che costi…
L’esistenza di prezzi più elevati dei prodotti biologici rispetto a quelli convenzionali è uno degli elementi se non addirittura la causa principale degli ostacoli allo sviluppo del mercato, nonostante si stiano affacciando possibilità di risparmio come andare a comprare presso all’ingrosso o direttamente dai produttori; oppure creare un Gas, cioè un gruppo d’acquisto solidale facendo “squadra” con altri consumatori per comprare grosse quantità a prezzi inevitabilmente più convenienti.
Che il nodo cruciale sia il portafoglio lo conferma il fatto che in generale solo un 15% della clientela del supermercato tradizionale ammette di non comprare i prodotti biologici perché non li conosce, mentre il 25% dichiara di non farlo per risparmiare sugli acquisti o comunque perché non crede che ci sia una differenza sostanziale tra i due tipi di cibi. Oltre il 50% invece li compra alternativamente a quelli convenzionali per non gravare troppo sul bilancio familiare. Nonostante queste resistenze la vendita di prodotti biologici, in particolare frutta e verdura, nei supermarket tradizionali inizia ad avere un peso rilevante nel bilancio totale dell’azienda, tanto da conquistarsi una corsia di scaffali dedicata.
In definitiva, pur non avendo un tangibile riscontro economico cresce l’attenzione al mangiar sano e soprattutto “certificato”. Tant’è che persino la maggior parte dei clienti i clienti di fast-food confessa che acquisterebbe volentieri un panino che costasse un euro in più ma fosse fatto con prodotti biologici.