Raccolti lasciati a secco
La protesta dei contadini contro la mancata erogazione del servizio idrico da parte del consorzio di Bonifica alle aziende agricole in difficoltà. «L’acqua deve tornare ad essere un diritto garantito»
Altro che siccità. Nel Metapontino centinaia di aziende agricole rischiano il fallimento perché il consorzio di Bonifica, schiavo dell’esigenza di fare cassa, ha deciso di chiudere i rubinetti. Sono settimane ormai che i contadini inadempienti della provincia di Matera non possono irrigare i campi, col pericolo di vedersi negata la loro unica possibilità di guadagno. «Tagliare l’acqua non significa solo impedire agli agricoltori di portare a termine la stagione agraria - dice Gianni Fabbris, coordinatore nazionale di Altragricoltura -, ma compromettere in maniera irresponsabile il futuro di orti e frutteti». Nelle ultime settimane Altragricoltura ha aperto un tavolo di trattativa con il gestore avvalendosi della mediazione della Prefettura: «La nostra proposta - spiega Fabbris - è molto semplice: consiste nella rateazione a 72 mensilità dei debiti degli agricoltori nei confronti del consorzio di Bonifica e rimessa a regime del servizio per tutti. L’acqua - aggiunge il coordinatore nazionale di Altragricoltura - non può essere solo uno dei tanti costi che pesano sulle aziende senza reddito, ma deve tornare a essere un diritto garantito e gestito con equità e correttezza». Nell’attesa di una risposta da parte delle istituzioni, i campi diventano aridi e i contadini si preparano a scendere in piazza. «Domani faremo saltare i sigilli alle bocchette dell’acqua - annuncia Fabbris -. Se entro questa settimana il servizio non verrà ripristinato i danni per centinaia di aziende del Metapontino e della provincia di Matera saranno irreversibili. Siamo pronti a sfidare il consorziodi Bonifica e a compiere un’azione illegale. I tempi della terra non sono quelli della politica e e chi è chiamato a gestirla dovrebbe saperlo e agire con responsabilità: non si può negare acqua agli agricoltori, così facendo si nega il diritto fondamentale a produrre di chi lavora la terra». I contadini del metapontino annunciano battaglia fuori e dentro le sedi legali. «A costo di dover rischiare in prima persona - fanno sapere - non ci assumeremo la responsabilità di veder seccare i frutteti». Intanto per domani è prevista la presentazione di un documento, dell’appello nazionale con cui Altragricoltura invita gli agricoltori a firmare il referendum contro la privatizzazione dell’acqua che investe direttamente la condizione di vita di tanti e tante nelle aree rurali. «Oltre il 70 per cento dell’acqua viene consumata nei processi agricoli, usata e sprecata per un’agricoltura del modello industrialista e produttivista che ingrassa solo speculatori e multinazionali mentre rovina gli agricoltori - scrive il coordinamento contadino in un comunicato -. Un uso dell’acqua pubblico e fi- nalizzato ad una gestione corretta dei cicli produttivi agroalimentari è interesse di tutti i cittadini ma, soprattutto, degli agricoltori ». Escludere il mondo agricolo significherebbe perdere un pezzo fondamentale per la riuscita della campagna referendaria : «è nell’interesse di tutto il movimento coinvolgere le aree rurali del Paese nella battaglia per i beni comuni e l’acqua pubblica».
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