Auto, la Francia si prepara alla rivoluzione elettrica
INDUSTRIA. Entro il 2015 dovrebbero contarsi 900mila stazioni di ricarica private e 75mila chioschi pubblici. I maggiori costruttori d’Oltralpe immetteranno sul mercato 60mila veicoli elettrici nel biennio 2011-12.
La Francia si prepara al lancio sul mercato dei primi modelli commerciali di automobili elettriche a fine anno e il governo accelera i tempi per attuare il piano nazionale presentato nell’ottobre scorso dal ministero dell’Ecologia e dell’Energia, «14 azioni concrete per promuovere lo sviluppo di auto elettriche e ibride ricaricabili». Tra queste azioni figurano vari tipi di dimostrazioni a scopo promozionale, la creazione di filiere industriali apposite e l’approvazione di nuove regole per gli edifici in costruzione, acquisti massicci da parte della pubblica amministrazione e agevolazioni all’acquisto da parte dei privati.
L’e-auto è il futuro della mobilità privata e la Francia si getta nella competizione mondiale a testa bassa. Grazie agli sforzi di tutti i soggetti coinvolti, il piano ministeriale avanza a grandi passi soprattutto in tre aree: lo sviluppo della rete infrastrutturale di ricarica, il sostegno alla domanda e le sovvenzioni ai privati. Giorni fa il governo ha firmato una convenzione con dodici enti locali, tra cui le province di Parigi, Lione, Nizza, Le Havre e Bordeaux, che si sono impegnati a installare sul territorio le infrastrutture necessarie alla ricarica dei veicoli in strada.
Per favorire la diffusione dei mezzi non inquinanti in Francia, entro il 2015 dovrebbero contarsi 900mila stazioni di ricarica private e 75mila chioschi pubblici su tutto il territorio nazionale. In quella che si annuncia come la rivoluzione elettrica del trasporto privato, lo Stato e gli industriali faranno ciascuno la loro parte. Per fare da volano al nuovo settore, una ventina di grandi imprese pubbliche e private hanno firmato ordinativi di veicoli elettrici per un totale di 50mila unità in cinque anni. Tra queste spiccano i nomi di Edf e GdF, massimi fornitori di energia al dettaglio; Veolia e Suez, le multinazionali dell’acqua e dei rifiuti; Areva, il colosso del nucleare civile. Vi si aggiungono inoltre le più celebri tra le aziende privatizzate come il gestore delle ferrovie Sncf, France Télécom e La Poste.
Il governo sta studiando un superbonus di 5.000 euro ai privati per l’acquisto di vetture elettriche fino alla fine del 2012 mentre i maggiori costruttori francesi, Renault, Citroën e Peugeot, hanno confermato in un comunicato congiunto l’impegno a immettere sul mercato francese «60mila veicoli elettrici nel biennio 2011/12, a partire dagli agglomerati urbani che svilupperanno una rete infrastrutturale sufficiente per garantire la ricarica dei veicoli». «La macchina è lanciata - ha scherzato il ministro dell’Ecologia Jean-Louis Borloo -. Tutti gli attori sono pronti a giocare il loro ruolo».
Intanto un altro settore del mercato si sta dirigendo verso il futuro. Aziende made in Usa quali Sion Power e Ibm stanno investendo massicciamente nella ricerca per costruire batterie leggere e a lunga ricarica in grado di equipaggiare vetture piccole e maneggevoli. La canadese Magna ha annunciato di recente un investimento di circa 250 milioni di euro per fabbricare batterie di ultima generazione in Europa e negli Usa. La giapponese Sanyo lo scorso aprile ha messo in strada una Daihatsu Mira equipaggiata con motore elettrico che ha viaggiato ininterrottamente con una sola ricarica da Tokyo a Osaka, per un tragitto complessivo di oltre 555 km.
Su questi obiettivi strategici, in Europa lavora con successo la tedesca Basf ma nel suo complesso il continente appare in preoccupante ritardo. A partire dalla fatica con cui il ministro francese dell’Industria Christian Estrosi spinge per una norma unica a livello europeo che uniformi i sistemi di ricarica e favorisca il mercato. Mentre in Cina la giovanissima Byd, brand nato nel 2003 che significa build your dreams, “costruisci i tuoi sogni”, pianifica di diventare il più grande produttore mondiale di e-auto e componenti vari già nel 2025.
Anche la reale ecosostenibilità delle e-auto nostrane viene messa sotto accusa. La federazione Fne, Francia natura ambiente, che riunisce quasi 3mila associazioni, fa notare che i nuovi regolamenti dell’Unione europea impongono per il 2015 una media di 130 gr/km di C02 per l’insieme delle auto vendute da ciascun costruttore, con la possibilità di fare la media tra vetture inquinanti e non inquinanti. Questo significa che «per ogni auto elettrica venduta, i produttori potranno continuare a vendere automobili altamente energivore».
Per questo la Fne ha espresso forti dubbi sul rapporto tra costi vivi e benefici ambientali in relazione alle “14 azioni” annunciate dal governo francese. «Le auto elettriche non dovrebbero superare il 10% del mercato delle automobili entro il 2020 - si legge in un comunicato - il ricorso al finanziamento pubblico lascia molte domande in sospeso».
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