Un altro anno di sangue
Sono almeno 24mila i civili iracheni morti nel 2007. L'anno appena trascorso è stato anche quello con più vittime Usa: 899
''Le violenze in Iraq stanno diminuendo
d'intensità, ma questo non toglie che per circa 24mila civili
iracheni, per le loro famiglie e i loro amici, il 2007 sia stato un
anno terribile''.
Questo il commento laconico che gli
analisti di The Iraq Body Count
( Ibc) hanno posto a
margine del rapporto presentato ieri alla stampa.
Più
di 80mila vittime civili. Ibc, un network di ricercatori
universitari britannici e statunitensi, nato nel 2003 per calcolare
l'impatto della guerra sui civili iracheni, monitora da quasi cinque
anni il numero delle vittime non combattenti in Iraq. Restano quindi
fuori dalle sue statistiche i miliziani armati, i militari della
Coalizione e tutti coloro che, in qualche modo, sono parte in causa
del conflitto iracheno. I ricercatori dell'Ibc si basano sulle
testimonianze raccolte negli obitori, dalle organizzazioni non
governative locali e da fonti giornalistiche in loco. E' evidente
come il calcolo, che stima in almeno 87683 le vittime civili
dall'inizio della guerra, nel marzo 2003, sia di gran lunga
sottostimato.
Ma non per questo
meno inquietante. Negli ultimi mesi, da più parti, si è
sottolineato come il numero delle vittime e degli episodi di violenza
sia calato grazie, secondo molti osservatori, a una migliore
strategia di contenimento delle truppe straniere in Iraq. Per altri è
invece un calo fisiologico della guerriglia ad aver ridotto il numero
degli attacchi, mentre per altri ancora è l'innalzamento della
qualità dell'addestramento di militari e poliziotti iracheni a
portare dei buoni risultati.
Record
di vittime militari Usa. La sostanza però, dopo cinque
anni di guerra, quasi più della Seconda Guerra mondiale, è
che in Iraq si continua a morire e altre 24mila vittime ne sono la
testimonianza.
Stesso
discorso per il fronte militare. Nei dati diffusi in occasione della
fine del 2007, il comando militare Usa in Iraq ha reso noto che
quello appena trascorso è stato l'annus horribilis
per le truppe statunitensi in
Iraq dall'invasione del paese nel 2003. Sono 899 i militari Usa morti
negli ultimi dodici mesi, la cifra più alta dall'inizio della
guerra.
Con loro, sale a
3904 il numero totale dei militari statunitensi che hanno perso la
vita in Iraq dal 2003 a oggi, ai quali vanno sommati i militari di
altri contingenti, che portano il numero delle vittime della
Coalizione a 4211.
Più di
90mila morti dunque, senza contare tutti i guerriglieri dei quali
nessuno tiene il conto. E senza contare che molti militari Usa sono
stati dichiarati morti solo dopo un ultimo disperato volo verso gli
ospedali militari statunitensi in Kuwait, in modo da non
contabilizzarli nel conflitto in corso. Allo stesso modo restano
esclusi dal conto tutti i civili morti che Ibc, per svariati motivi,
non è riuscito a monitorare.
La
guerra in casa. Ma non si muore solo al fronte. Secondo
un'inchiesta del quotidiano statunitense Usa Today, pubblicata il 14
dicembre scorso, il
2007 è stato l'anno con il maggior numero di suicidi nelle
forze armate Usa. Dall'inizio
dell'anno al 27 novembre, sono 109 i soldati suicidi,
secondo dati forniti dal Pentagono. Di questi sono 27 i suicidi
avvenuti in Iraq e 4 quelli avvenuti in Afghanistan. Dal 1990, il
maggior numero di suicidi (102) si era verificato nel 1992, dopo il
primo conflitto in Iraq. La media del 2007 quindi, secondo la
ricerca, è di 18,4 suicidi su 100mila, ed è la più
alta da quando le forze armate hanno inaugurato questo tipo di
statistica nel 1980. Tra i civili, la media è di 11 su 100mila
(2004).
C'è
davvero poco da festeggiare, anche perché nei discorsi di fine
anno degli uomini più potenti della Terra, l'Iraq sembra
finito in una sorta di dimenticatoio. Perfino nella corsa per le
elezioni presidenziali negli Usa, l'Iraq non sembra più un
argomento centrale.
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