c Arrivano gli orti e Milano respira - 28/07/2010 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 28/07/2010]
[Categorie: Iniziative ]
[Fonte: Corriere.it]
[Autore: Marta Serafini]
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Arrivano gli orti e Milano respira
Il Comune garantisce 400 aree a verde. Ma gli abitanti gettano semi ovunque. E c'è persino chi approfitta delle aiuole

Impiegati, liberi professionisti, lavoratori autonomi, dipendenti pubblici, operai, pensionati e studenti. Tutti a raccogliere zucchine e insalate. Dopo New York, Londra e Parigi si afferma anche a Milano la realtà degli orti urbani. Insalate anticrisi Quattrocento solo quelli comunali, grandi in media tra i 45 e i 60 metri quadrati, per una superficie totale di 28 mila metri quadrati di terreno, gli urban garden, secondo i dati di Coldiretti Lombardia, tengono impegnati oltre un milione di lombardi, con la provincia di Milano in testa, forte delle sue 470 mila postazioni. Obiettivo: ricavarci pomodori e insalate da servire in tavola alla faccia della crisi. Ma non solo. «Il fine è ricostruire il tessuto sociale che in una città come Milano è sempre più sfilacciato. L' orto può rappresentare uno spazio di coesione dove il lavoro è intergenerazionale e interetnico», spiega Franco Beccari che all' ex Parco Trotter su un fazzoletto di terra, insieme ai volontari dell' associazione Città del Sole, con l' aiuto di Ciessevi e della Fondazione Cariplo, ha creato il primo community garden cittadino. Ideogramma verde Ci si scambia informazioni di botanica, c' è chi porta i semi, chi il terriccio, si cercano nuovi modi per concimare senza additivi chimici, si chiacchiera. E si dà pure una mano ai meno fortunati. Capita all' ex ospedale psichiatrico Paolo Pini, dove il giardinaggio coinvolge ragazzi con disagi fisici o psichici. «In un angolo del parco abbiamo coltivato con metodo biologico piante aromatiche e officinali: il disegno dell' orto è un mandala, al cui interno un sentiero di ghiaia riproduce l' ideogramma cinese che rappresenta l' umanità», racconta Aurora Betti dell' associazione Giardino degli Aromi. Rappresentativi anche il piccolo orto della cascina autogestita Torchiera, dove l' acqua per innaffiare i pomodori viene raccolta dalle grondaie, o le fioriere nel cortile della facoltà di Agraria curate dagli studenti. Vigili accondiscendenti Poi c' è chi ha addirittura importato a Milano il movimento di guerrilla gardening, nato negli Stati Uniti negli anni ' 70. «Abbiamo incominciato quattro anni fa», racconta Andrea Zabiello, giardiniere. «In gruppetti di tre o quattro persone di notte abbelliamo gli spazi pubblici con fiori. Poi torniamo per curarli o li affidiamo ai passanti incuriositi». Quasi nessuno ha da ridire, anzi. «Di una nostra aiuola si occupa il gestore pakistano di un phone center in viale Monza, se l' è trovata davanti al negozio e ha iniziato a innaffiarla». Il senso? «Riappropriarci dei luoghi senza ostacoli burocratici. Fino a oggi i vigili non ci hanno detto nulla, anche se siamo abusivi». «Finché le iniziative giovanili sono di questo tipo ben vengano», risponde l' assessore all' Arredo Urbano Maurizio Cadeo. «E' importante però che ci si continui a prendere cura degli spazi e non li si abbandoni». Un euro al giorno E tra chi nell' orto vede una forma di ribellione, un momento di aggregazione o, ancora, una forma d' arte, c' è anche chi ha deciso di fare dell' urban gardening un' attività remunerativa. E' il caso di Claudio Cristofani, architetto, che su un terreno privato di due ettari non edificabile ha lanciato un progetto pilota di giardini familiari: «Ne abbiamo 130, da 75 metri quadrati l' uno. Li affittiamo per un euro al giorno. Al mattino i nonni coltivano gli ortaggi, al pomeriggio le mamme portano i bambini mentre la sera, dopo il lavoro, i papà si dedicano ai lavori più pesanti». Occhio allo smog Succede anche in via Valla, negli orti nati su un terreno dato in affitto da A2A o in quelli comunali del Bosco in Città assegnati con bando e gestititi dal Centro di Forestazione Urbana. Insomma, crescono rigogliosi gli urban garden milanesi. «E' bello vedere che in città c' è voglia di gustarsi verdura genuina», sostiene Carlo Franciosi, presidente Coldiretti Milano e Lodi. Che avvisa: «Meglio sciacquarla una volta in più per eliminare i residui di smog». Già, è pur sempre cresciuta all' ombra dei grattacieli.

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