Le famiglie gay si allargano
12.2.2008
Israele approva il diritto delle coppie gay di adottare figli, è polemica
Nonostante
la forte influenza della parte ortodossa della sua società,
Israele ha recentemente approvato il diritto delle coppie gay di
adottare figli. La decisione è stata presa dall'avvocato
generale israeliano Menachem Mazuz (lo stesso dei processi contro i
figli di Sharon e contro i coloni che rifiutavano di lasciare Gush
Katif ) e comunicata, domenica 10 febbraio, dal ministero della
Giustizia. La notizia ha però già fatto arrabbiare
diversi esponenti dei partiti più conservatori, come i
deputati Zevulun Orlev e Avraham Ravitz, rispettivamente del National
Religious Party e dello United Torah Judaism, Utj. I deputati
hanno chiesto che una commissione della Knesset, il parlamento
israeliano, si riunisca per discutere la spinosa questione, nella
speranza di riuscire a emendarla.
Nuove
famiglie. Prima della decisione di Mazuz le coppie omosessuali
avevano il diritto di adottare figli di uno dei due, ma ora sarà
possibile adottare anche figli non legati a sé biologicamente.
In passato era capitato che alcune coppie omosessuali potessero avere
figli, ma questo era legato a un cavillo procedurale, secondo cui il
bambino doveva essere adottato all'estero, da un membro della coppia
come genitore singolo. La nuova decisione fa piazza pulita di queste
contorsioni burocratiche e non solo, rivoluziona anche il concetto di
“coppia” interpretando il termine sia come unione di uomo e
donna, che di due persone dello stesso sesso. “Ci sono unità
familiari che sono diverse ma ugualmente legali” spiega l'avvocato
Irit Rosenblum, fondatrice di New Family, un gruppo che si occupa dei
diritti delle coppie omosessuali. Secondo la legge israeliana, la
giurisdizione sui matrimoni e i divorzi è affidata ai rabbini
ortodossi, che tradizionalmente si sono sempre opposti alla
concessione di diritti alle coppie gay. “Il matrimonio omossessuale
è contro natura, e lo è anche crescere bambini in
questo modo” obietta Yakov Cohen del partito Utj. Di fatto, però,
negli ultimi anni il movimento gay israeliano ha ottenuto alcune
vittorie, più di quanto ottenuto dagli omosessuali di paesi
ben più laici. Altre decisioni dei tribunali hanno stabilito
ad esempio che il governo deve riconoscere le coppie omosessuali
sposate all'estero, concedendo loro gli stessi diritti delle coppie
etero.
Gay
pride. Anche in Israele, comunque, la strada per la
normalizzazione dell'amore omosessuale è ancora lunga. Lo
dimostrano le polemiche che ogni anno scoppiano alla proposta di
tenere una marcia del gay pride a Gerusalemme, a cui si oppongono con
veemenza tutti i gruppi religiosi, secondo cui nella città
Santa dovrebbero essere proibiti gli eventi che “insultano i valori
religiosi e i sentimenti pubblici”. Nel giugno dello scorso anno,
la marcia dell'orgoglio omosex andò in scena in forma ridotta,
ma fu costellata di incidenti e arresti, soprattutto di gruppi
ortodossi intenzionati a colpire i partecipanti. Tre persone rimasero
accoltellate e 200 haredi (ultraortodossi) vennero arrestati.
Esplosioni di violenza contro gli omosessuali si verificarono anche
nel 2005, mentre nel 2006 la marcia fu annullata per precauzione.
All'inizio di gennaio di quest'anno, alla Knesset si è tenuto
un dibattito per discutere la proposta degli ortodossi di vietare il
gay pride 2008. Secondo l'Association of Gay Men, Lesbians and
Transgenders, Agudah, “se il provvedimento venisse approvato,
Gerusalemme diventerebbe la capitale internazionale
dell'oscurantismo”. Ma, a dimostrare che il dialogo è più
polarizzato che mai, il deputato del partito ortodosso Shas ha
replicato sostenendo che “l'omosessualità è
un'epidemia, e dovrebbe essere trattata dal ministero della Salute
come l'influenza aviaria”.
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