Le idroelettriche uccidono l'Amazzonia
La conca amazzonica, area che abbraccia la metà di tutte le foreste tropicali del mondo, sta per essere invasa da centinaia di grandi progetti che mettono a rischio l’integrità biologica e la vita di parte della popolazione mondiale. Per conoscere le dimensioni di questi progetti e mettere in guardia i governi, gli investigatori e le associazioni, nell’ultima settimana si sono divulgati on-line i dati che dimostrano l’impatto causato da più di 140 grandi dighe che si trovano in diverse fasi di progettazione, nella conca Amazzonica.
Il database “Dighe nell’Amazzonia” è disponibile in inglese, spagnolo e portoghese, completo di informazioni tecniche e dati economici che riguardano alcuni paesi amazzonici, tra cui Brasile, Ecuador, Bolivia, Colombia e Perù, nazioni nelle quali più di 140 grandi dighe sono in funzione, in costruzione o in fase di progettazione.
Le informazioni, raccolte da fonti ufficiali, mostrano che solo nell’Amazzonia brasiliana sono previste per i prossimi anni più di 60 grandi dighe.
L’iniziativa di creare una mappa informativa e interattiva è stata promossa dalla Fundacion proteger (Argentina) e dall’ International Rivers (Stati Uniti) con l’ appoggio dell’organizzazione brasiliana Ecoa. L’intenzione era quella di costruire uno spazio dove si potessero raccogliere molteplici informazioni riguardanti le dighe e rendere pubblici e accessibili i dati cosicché le persone potessero conoscere i progetti che si stavano sviluppando nella conca Amazzonica.
“Forma parte delle intenzioni del progetto divulgare la mappa informativa anche su siti di organizzazioni della società civile che si stanno mobilitando per opporsi ai progetti più pericolosi” aggiunge Brent Millikan, direttore del Programma dell’Amazzonia dell’International Rivers.
Secondo Millikan il progetto, concluso in tre anni, entrerà ora in una nuova fase che lo renderà più completo.”La mappa deve essere ampliata con le informazioni relative alle aree indigene, alle riserve naturali e alle linee di trasmissione di energia per rendersi conto di quali progetti vanno ad incidere in queste zone protette. Pretendiamo farlo immediatamente, però dipendiamo dalla reperibilità dei dati. Vogliamo che questa tappa si realizzi in collaborazione con altre organizzazioni”.
Danni
I danni causati dall’espansione delle centrali idroelettriche non passano inosservati. Oltre che pregiudicare l’ambiente, i progetti danneggiano direttamente le popolazioni che vivono intorno alle zone destinate alla costruzione delle centrali. Nel caso dell’Amazzonia, importante sistema regolatore del clima mondiale, luogo di grande biodiversità e dove si trova la più importante conca idografica, i danni sono ancora più evidenti.
“I problemi sono molti. Tra questi la crescita delle popolazioni indigene e delle popolazioni che vivono lungo il fiume; problemi di salute pubblica, come la malaria; le emissioni di gas metano che causano l’effetto serra; l’assenza di indennizzi per le famiglie che hanno perso le loro terre, la diminuzione di pesce e delle attività che sostentano varie popolazioni” segnala Millikan.
Con l’arrivo di grandi progetti anche le migrazioni s’intensificano. “Molte famiglie si spostano dalle proprie regioni in cerca di lavoro, però finiscono per non trovarlo e vanno ad intensificare, nelle città dove migrano, i problemi della casa, della salute, educazione e prostituzione. Questi progetti fanno molto poco per lo Stato”, rivela il direttore del Programma dell’Amazzonia.
Secondo Millikan, non c’è una ricetta per risolvere la questione idroelettrica, né sarà possibile o auspicabile fermare le costruzioni, poiché gli interessi politici si vanno sovrapponendo agli interessi pubblici. “ È necessario partire dall’educazione e generare dibattiti sulla politica energetica. Dobbiamo domandarci che tipo di sviluppo vogliamo nel XXI secolo, discutere sulle nuove fonti di energia e rendere partecipe tutta la società in questo dibattito”, conclude.
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