Torture da Oscar
Stati Uniti - 01.3.2008
Statuetta a ‘Taxi per l'inferno’, la storia vera di un afgano torturato a morte dai soldati Usa
Tra le tante statuette assegnate nella notte degli Oscar ce n’è una più importante
delle altre. E’ quella vinta, come miglior documentario, da ‘Taxi per l'inferno’
( Taxi to the dark side) del regista statunitense Alex Gibney – già conosciuto per un altro bellissimo
documentario, quello sulla bancarotta della Enron ( L’economia della truffa).
L’inferno di un tassista. Il film premiato racconta la storia vera di un tassista afgano di 22 anni, Dilawar,
catturato nel novembre 2002 dalle forze armate Usa e torturato a morte nella base
militare statunitense di Bagram, a nord di Kabul. Dilawar fu arrestato perché
stava guidando il suo taxi nei pressi di una base che era stata appena attaccata
dai talebani. Nonostante la sua innocenza fosse evidente, il ragazzo venne picchiato
e torturato per due settimane, tenuto quasi sempre appeso per i polsi al soffitto
di una cella d’isolamento, bastonato ogni venti minuti, soprattutto sulle gambe
e sull’inguine. I militari si divertivano a sentirlo urlare ‘Allah!’. Dopo pochi
giorni, Dilawar non riusciva più a stare in piedi. Morì appeso nella sua cella
il 10 dicembre, stroncato da un infarto dovuto alle percosse.
Alle origini di Abu Ghraib. A capo del plotone d’interrogazione di Bagram c’era una soldatessa di 34 anni,
il capitano Carolyn Wood, ideatrice di queste tecniche d’interrogatorio. Poco
dopo la morte di Dilawar e di altri suoi prigionieri, la Wood ricevette una medaglia
al valore per il suo “servizio eccezionalmente meritevole” e nel luglio del 2003
lei e la sua squadra vennero mandati in Iraq con la missione di insegnare quelle
stesse tecniche ai carcerieri della prigione militare Usa di Abu Ghraib, dove
la Wood fece affiggere un cartellone d’istruzioni che prescriveva in maniera dettagliata
il ricorso alle tecniche sperimentate a Bagram.
“Il vero traguardo dei terroristi è quello di portare le società democratiche
a rinunciare ai loro principi di libertà e giustizia. In questo caso hanno raggiunto
in modo perfetto la loro missione”, ha dichiarato il regista Alex Gibney a proposito
della storia di Dilawar. Che, purtroppo, è solo una delle tante.
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