c Mine: il Trattato è un esempio per le cluster bombs - 02/03/2008 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 02/03/2008]
[Categorie: Pace ]
[Fonte: Unimondo]
[Autore: Redazione]
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Mine: il Trattato è un esempio per le cluster bombs
venerdì, 29 febbraio, 2008
Le migliaia di associazioni che condussero la campagna per la messa il bando delle mine antipersona sono oggi impegnate per ottenere la proibizione delle cluster bombs

"Il Trattato per la messa al bando delle mine antipersona continua a rappresentare un solido esempio di come diversi governi possano cooperare con successo per un obiettivo di indiscutibile valenza umanitaria": lo afferma un'comunicato della ICBL (Campagna internazionale per la messa al bando delle mine) in occasione del nono anniversario dall'entrata in vigore del Trattato di Ottawa (1 marzo 1999). Il Trattato - che proibisce l’uso, lo stoccaggio, la produzione, il trasferimento delle mine antipersona e obbliga la loro distruzione - ha visto finora l'adesione dell'ottanta percento degli stati del mondo (156), e seppur manchino all'appello Cina, Russia , Usa, India, Iran, Israele e Pakistan - ad oggi, solo due governi, Birmania e Russia insieme ad alcuni gruppi armati stanno continuando ad impiegare le mine antipersona.

Le migliaia di associazioni che condussero la campagna per la messa il bando delle mine antipersona sono oggi impegnate per ottenere la proibizione delle bombe cluster. Dopo la recente conferenza di Wellington si è conclusa con una 'Dichiarazione' sottoscritta da 81 Paesi tra cui l’Italia che costituisce una bozza soddisfacente, la stesura finale del testo del Trattato che sancisca la definitiva messa al bando delle bombe cluster avrà luogo a Dublino, in Irlanda, dal 19 al 30 maggio 2008.

“Noi vogliamo che i governi mostrino lo stesso coraggio e la stessa accortezza e che negozino un forte ed esaustivo Trattato in cui le vite dei civili non siano barattate per interessi militari o economici” - ha affermato Silvie Brigot, Direttore Esecutivo di ICBL.“Come le mine terrestri, le bombe cluster arrecano indiscriminate sofferenze e devastazioni alla popolazione civile e gli Stati non devono lasciarsi intimorire dalle discussioni proprio come successe per il Trattato sulla Messa al Bando delle Mine” - aggiunge la Brigot, in riferimento ai tentativi di indebolimento da parte di alcuni governi nei confronti del testo del trattato durante la Conferenza di Wellington sulle Bombe Cluster (18-22 Febbraio).

Nove anni dopo l’entrata in vigore del Trattato sulla Messa al Bando delle Mine, il rifiuto internazionale delle mine anti persona è pressoché universale e fortemente proiettato verso la graduale e definitiva bonifica delle aree contaminate da questi devastanti ordigni, la distruzione delle riserve e verso una maggiore e articolata assistenza alle vittime.

"Prendere esempio dal percorso e dai risultati della Convenzione di Ottawa ci obbliga a riflettere su quanto sia importante prevenire le emergenze umanitarie e non solo reagire tardivamente su base di indifendibili ed eclatanti violazioni dei diritti umani" – dichiara Giuseppe Schiavello direttore della Campagna Italiana contro le mine. "Auspichiamo che l’Italia, seppur legata da un vincolo ai Paesi alleati con noti interessi economici connessi alla produzione , al commercio, all’uso del munizionamento cluster, vorrà esprimersi a favore di concrete considerazioni di spessore umanitario, continuando ad offrire utili osservazioni sui diversi articoli del testo in discussione, senza però sostenerne un indebolimento in termini generali” - conclude Schiavello.

Il Trattato sulla Messa al Bando delle Mine risulta un meccanismo più che soddisfacente, anche se stanno emergendo delle problematiche per quanto riguarda i termini imposti dal Trattato stesso: Bielorussia, Turchia e Grecia, che all’atto della firma avevano preso l’impegno, tra gli altri,di distruggere le proprie riserve di mine(attualmente posseggono degli stock che ammontano all’incirca ad un milione di pezzi ciascuna) entro il 1 Marzo 2008, non sembrano voler rispettare questo termine, proprio come il Sudan, per il quale la data prevista sarà il 1 Aprile.

Anche un’altra clausola del Trattato di Ottawa rischia di non essere rispettata: una larga parte dei paesi che dovevano completare la bonifica dei territori minati entro il 2009 non è intenzionata ad assolvere l’obbligo e neanche a chiedere una proroga per posticipare i termini. Un'altra problematica impellente riguarda l’assistenza generale per i sopravvissuti alle mine, stimati da Landmine Monitor Report 2007 all’incirca in 473.000 persone in tutto il mondo. Nelle regioni più gravemente colpite, dall’Afghanistan alla Cambogia, dall’Iraq all’Angola, manca ancora la più semplice assistenza e, dove presente, risulta comunque significativamente insufficiente a garantire un impatto tangibile sui sopravvissuti e sulle loro famiglie.

La Conferenza per il Trattato sulla Messa al Bando delle Mine ebbe luogo ad Ottawa, in Canada, il 3 e il 4 Dicembre 1997. Trattato prevede i seguenti obblighi:
• Art. 1 – il divieto all’uso, la produzione, lo stoccaggio e il commercio di mine anti persona, oltremodo fa divieto assoluto di assistere o incoraggiare chiunque coinvolto in quest’attività
• Art. 2 – distruggere entro quattro anni tutte le mine antipersona esistenti nei rispettivi arsenali;
• Art. 3 – bonificare le aree minate nel proprio territorio entro 10 anni;
• Art. 4 – fornire assistenza tecnica e finanziaria per le operazioni di sminamento e l'assistenza alle vittime.
Trentanove stati non hanno ancora aderito al Trattato. Questo include i due stati che hanno firmato il Trattato nel 1997 ma non lo hanno ancora ratificato, le Isole Marshall e la Polonia, tre dei cinque membri permanenti del Concilio di Sicurezza delle Nazioni Unite, Cina, Russia e USA, così come India, Iran, Israele e Pakistan.

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