Alimentazione vegetariana: questione di salute o questione etica?
Mangiare o no la carne: è questo il problema. Secondo i vegetariani convinti, consumare carne in un sistema altamente industrializzato come quello moderno non è più sostenibile: le deiezioni degli allevamenti sono la prima causa del riscaldamento terrestre, e tra le prime due o tre cause di tutti i problemi ambientali più gravi, come l’inquinamento dell’aria e dell’acqua e la distruzione delle foreste. E non solo, perché non si può produrre carne in grosse quantità senza abbassarne notevolmente la qualità ed i rischi per la salute.
A sostenere con forza la tesi ci pensa da anni l’oncologo Umberto Veronesi, secondo cui sono almeno cinque i buoni motivi per essere vegetariani: ridurre il rischio di ammalarsi di cancro, vivere più sani e più a lungo, evitare la tortura e il massacro degli animali, rispettare l´ambiente, ridurre gli squilibri alimentari nel mondo. Insomma eliminare la carne dai propri menu gioverebbe alla salute nostra e del pianeta.
La campagna anticaccia
Da questo presupposto nasce la campagna anticaccia inserita in un più vasto movimento di opinione, promosso da Veronesi e dal ministro del Turismo, Michela Vittoria Brambilla, per il rispetto di tutti i viventi, e affidato ad un manifesto ‘per la coscienza degli animali’ presentato un anno fa e a cui hanno già aderito 120 mila italiani. Sostanzialmente, l’obiettivo è di abolire la caccia o perlomeno contribuire ad una sua forte regolamentazione. Ma il settore della caccia ovviamente non ci sta sottolineando che la loro attività oltre a gestire il territorio, assicura l’esistenza di molte specie che vengono tutelate e conservate proprio perchè oggetto della caccia.
Quanto alla salute, il problema sembra riguardare solo l’industrializzazione del cibo, tanto da sconsigliare il consumo di carne se proviene da un supermercato.
Il problema etico
Salute a parte, resta però il problema etico. La scelta dunque ricade sulla sensibilità dei consumatori. Sono 6 milioni gli italiani che hanno scelto di essere vegetariani e da anni la Lav, Lega Anti vivisezione, si batte perché godano di un trattamento equivalente a quello di tutti gli altri cittadini quando si siedono a tavola alla mensa scolastica o aziendale. Secondo un’indagine dell’associazione animalista, l’opzione vegetariana è prevista nelle mense scolastiche pubbliche di tutti i capoluoghi di Regione, ad eccezione di Perugia, Campobasso e Palermo. Ma nonostante il buon risultato, la possibilità di usufruire di menu vegetariani per i propri figli non è sempre promossa con chiarezza. Solo in alcuni casi, infatti, se ne fa riferimento esplicito sui siti web delle
I menu vegetariani anche nella pubblica amministrazione
Amministrazioni cittadine, ma nella maggior parte dei casi si parla più genericamente di motivazioni etiche, in altri solo di diete speciali. Per questo la Lav esorta le amministrazioni a tener conto non solo di garantire l’accesso a menu vegetariani per gli utenti che ne fanno richiesta, ma anche di promuoverli periodicamente nelle mense per tutti gli altri utenti, in linea con le normative sui cosiddetti ‘acquisti verdi’ nella Pubblica Amministrazione, questo perché “facilitare la scelta vegetariana è anche un atto di civiltà e di rispetto per l’ambiente, considerato che un pasto vegetariano fa risparmiare quasi 2 kg CO2eq rispetto ad uno con carne”.
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