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[Data: 15/12/2010] [Categorie: Animali ] [Fonte: La vera bestia] |
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Vivisezione, intervista a Hans Ruesch D: Preferireste che si facciano esperimenti sugli esseri umani piuttosto che sugli animali?
R: Al contrario. Vogliamo che si smetta di sperimentare sull'uomo, come viene fatto continuamente, e proprio perché gli esperimenti sugli animali non portano a conclusioni valide.
D: Allora come possiamo creare nuovi farmaci?
R: La vostra domanda presuppone che abbiamo sempre bisogno di nuovi medicamenti e che le probve sugli animali ci danno informazioni esatte sui loro effetti. Entrambe le supposizioni sono sbagliate.
D: Volete dire che non abbiamo bisogno di nuovi farmaci?
R: Solo l'industria farmaceutica ne ha bisogno, per rimpiazzare quelli di cui l'inutilità e pericolosità non possono più essere ignorate. La maggior parte dei 205.000 farmaci sviluppati fino al 1975, quando per la prima volta pubblicammo questa cifra hanno dovuto essere ritirati perché gli esperimenti sugli animali avevano condotto gli ingenui ricercatori a conclusioni errate. Orami è impossibile calcolare quanti nuovi farmaci siano stati sviluppati nell'ultimo quarto di seoclo, e quante nuove malattie, allergie, squilibri mentali essi hanno generato.
D: Di quanti farmaci abbiamo effettivamente bisogno?
R: Anni fa l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) pubblicò una lista di soli 250 farmaci che considerava “essenziali”. Anche questa cifra modesta era dieci volte superiore a quella specificate dalla commissione medica del Presidente cileno Allende, il quale era un medico. Poi l'Organizzazione delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale (UNIDO) pubblicò un elenco di 26 medicamenti “veramente essenziali”, che in seguito furono ridotti a solo 9, come riportò l'autorevole Weltwoche di Zurigo il 14 ottobre 1981. E quale di questi era in testa dei 9 “particolarmente essenziali”? La nostra vecchia Aspirina! Scoperta giusto più di un secolo fa – senza sperimentazione animale, poiché per molti animali essa è mortale.
D: È possibile riconoscere l'efficacia d'un farmaco senza prima sperimentarlo sugli animali?
R: Certamente. In realtà, i farmaci che hanno dimostrato il loro valore terapeutico non sono stati trovati sperimentandoli sugli animali. Hanno origine vegetale ed erano conosciuti già nell'antichità, quando molto saggiamente non venivano provati sugli animali.
D: Questi farmaci utili non sono stati adottati anche dall'industria farmaceutica?
R: Alcuni sì, ma in modo errato. Per produrli in massa (cioè, per guadagnare in fretta molto denaro), l'industria chimica ha tentato di sintetizzarne gli agenti benefici – ha cercato di riprodurli artificialmente – ma spesso con risultati disastrosi.
D: Può fornirci più informazioni al riguardo?
R: La “Rauwolfia serpentina”, per esempio, è una pianta originaria dell'India della famiglia delle Apocinacee che è stata utilizzata per secoli e contiene importanti alcaloidi terapeutici, compresa la Reserpina, che abbassa la tensione arteriosa, e l'Ajmalina, un regolatore cardiaco. Al suo stato naturale, questa pianta contiene tracce di elementi e Sali che la rendono facilmente assimilabile, e in più le sostanze vitali naturali che nessuna analisi chimica è in grado di individuare e quindi di riprodurre. Allora gli affaristi dei laboratori si sono messi a isolare la Reserpina, a ricrearla chimicamente e a prescriverla allo stato puro, fino a che divenne evidente, dopo una ventina d'anni, che questo preparato artificiale, cioè l'imitazione chimica del prezioso prodotto naturale, provocava il cancro del seno come pure serie depressioni negli esseri umani – conseguenze che vari anni di prove sugli animali non avevano fatto prevedere e che la pianta naturale non produce affatto.
D: Ma supponiamo che dovessimo testare un nuovo farmaco: non sarebbe prudente provarlo prima sugli animali?
R: Certamente no. Tutti i numerosi disastri terapeutici del 20o secolo si sono prodotti perché ci si fidava dei risultati degli esperimenti fatti sugli animali. Prima dell'introduzione massiccia di questi test, non c'erano state simili catastrofi.
D: I test sugli animali non possono dirci, per esempio, se un nuovo farmaco causerà delle deformazioni al feto?
R: Possono solo disinformarci, come è accaduto con il Talidomide – che fu il primo caso, e per questo il più noto e il più clamoroso, di tutti quelli che seguirono. Dopo essere stato testato massicciamente sugli animali per tre anni (secondo la rivista americana Time del 13 febbraio 1962), il talidomide era stato raccomandato specificamente alle donne incinte come un calmante totalmente innocuo. Dopo la famosa tragedia, i test sugli animali vennero moltiplicati, professatamente con lo scopo di evitare altre tragedie simili, ma con il risultato opposto: da allora i casi di neonati deformi si sono moltiplicati anziché diminuire. (Per ulteriori informazioni, vedi capitolo ”Il caso del Talidomide” in Imperatrice Nuda). D'altra parte, se l'Aspirina fosse stata preventivamente testata sugli animali, questo farmaco, che è il più diffuso e il meno pericoloso, non sarebbe probabilmente mai entrato in uso poiché è mortale per molte specie di animali. Dunque le prove sugli animali possono anche bloccare l'utilizzazione di prodotti utili per l'uomo.
D: Allora voi considerate le prove sugli animali un errore?
R: E non siamo i soli. Migliaia di esperti indipendenti sono dello stesso avviso. Il pubblica ignora che a costoro i mass-media non danno voce in capitolo, poiché dipendono per la loro sopravvivenza interamente dalla pubblicità della petrolchimica con la massa dei suoi prodotti, che producono più dell'80% degli annunci che li tengono in vita: per cosmetici, prodotti casalinghi e di bellezza, medicinali, coloranti, smalti, vernici, gomme, pneumatici e via di seguito, dei quali la sola ditta tedesca Henkel, per esempio, si vanta d'aver sul mercato più di ottomila nominativi differenti. I mass-media non possono permettersi di diffondere notizie invise ai loro principali inserzionisti e non lasciano filtrare che le controverità diffuse dai portavoce dell'industria..
D: Allora perché le autorità sanitarie richiedono questi test?
R: Le sedicenti autorità sanitarie non sono che delle marionette fornite dall'industria chimica. Dove altrimenti si troverebbero gli “esperti” di medicinali se non nell'ambiente che li fabbrica? Gli esperimenti sugli animali hanno solo lo scopo di creare degli alibi. Ogni volta che un nuovo farmaco produce un disastri, i fabbricanti possono discolparsi dicendo di aver coscienziosamente eseguito tutti i test di sicurezza prescritti. Ma guardandosi bene dal ricordare che a prescrivere questi test equivoci e fallaci erano stati essi stessi.
D: Volete insinuare che questi test non costituiscono alcuna garanzia per il pubblico?
R: Non solo questo. Prima dell'introduzione dei test massicci sugli animali non c'erano state le tragedie terapeutiche dei nostri giorni, che si fa di tutto per nascondere al grande pubblico. I prodotti testati su animali hanno creato un mucchio di nuove malattie.
D: Per esempio?
R: La Neuropatia Mielo-Ottica Subacuta (SMON) è una malattia molto grave de; sistema nervoso che ha condotto alla paralisi, alla cecità e anche alla morte decine di migliaia di persone, soprattutto in Giappone, dove ci sono state 30.000 vittime e una lunga serie di processi a carico dei fabbricanti di Basilea.
D: Altri esempi?
R: Il Diethyl-Stilboestrol (conosciuto come Destilbene in Francia e DES negli Stati Uniti), un ormone sintetico estensivamente testato sugli animali e prescritto alle donne incinte per proteggerne la gravidanza, si è dimostrato capace di provocare il cancro (della vagina) alle figlie di queste donne quando entrano nell'età della fertilità (vedi capitoli “Il caso dello Stilbestrolo” e “Apprendisti stregoni” in Imperatrice Nuda). Questi non sono che due esempi in mezzo a una moltitudine. La Food and Drug Administration, l'autorità di vigilanza sui medicamenti e gli alimenti negli Stati Uniti, ha rivelato che in un anno circa un milione e mezzo di persone vengono ospedalizzate in seguito agli effetti dei farmaci e più di 100.000 ne muoiono.
D: La situazione è così anche in Europa?
R: Certo. Soprattutto nei paesi dove con la complicità dei governi e delle autorità sanitarie, l'industria chimica è riuscita a imporre a un pubblico superstizioso la fede cieca nei poteri magici della “medicina moderna” come una sorta di nuova religione.
D: Vorreste dire che la gente viene ingannata di proposito?
R: Proprio così. Dal potere, per favorire l'onnipossente industria petrolchimica, l'unica al mondo che è ancora più redditizia dell'industria della guerra e non meno letale, anche se i danni che produce sono meno appariscenti perché a lunga scadenza.
D: Come potete fare una simile affermazione?
R: Perché prima o poi ogni guerra finisce, mentre la guerra della medicina istituzionalizzata contro la salute non finisce mai. Per i governi, i posti di lavoro sono ben più importanti che non la salute dei loro cittadini. È per questo che fin dalla più tenera età, le persone vengono rese farmaco-dipendenti e medico-dipendenti, col pretesto che ciò sia nel loro interesse anziché nell'interesse dell'industria. In questa frode, i genitori sono complici innocenti, essendo stati allevati pure loro in quest'ottica.
D: Com'è la situazione in Svizzera?
R: Come potrebbe essere altrimenti in un paese dominato dall'industria chimica? In Svizzera non ci sono meno medici fuorviati, terapie nocive, politicanti venali e giornalisti obbedienti che altrove.
D: Intanto come combattere il cancro, le malattie del cuore e l'ipertensione senza ricerca sugli animali?
R: Sebbene da più di due secoli a questa parte milioni di animali siano stati sacrificati per la ricerca sul cancro e delle malattie cardiache, questi mali non hanno fatto che aumentare anno per anno. Le loro cause sono ben conosciute e le malattie potrebbero essere evitate da misure preventive. Ma con la prevenzione non c'è da guadagnare soldi, mentre le malattie e la sedicente “ricerca” ne apportano a bizzeffe. Basta pensare ai miliardi estorti ogni anno con promesse da marinaio a un pubblico ingenuo e terrorizzato dai vari Telethon e lotterei di Capodanno. Nessuno sa dove vanno a finire questi miliardi. Si fa credere alla gente che non hanno bisogno di fare alcuno sforzo personale per la loro salute, che basta comprare le capsule e pillolette fabbricate per loro da un'industria filantropica. Intanto le malattie rimangono e aumentano, mentre ogni anno i fondi si rinnovano.
D: Il diabete non è stato debellato grazie alla sperimentazione sui cani?
R: Non è stato debellato affatto. Anzi, ha cominciato ad aumentare quando venne introdotta l'insulina negli anni venti, allorché il diabete era ancora una malattia rarissima. Lo si può curare, e meglio ancora prevenire, con la dieta giusta. A lungo andare, l'assunzione quotidiana di insulina produce problemi cardiocircolatori, cecità, cancrena pancreatica e porta irrimediabilmente a una morte precoce. Il suo uso incoraggia il paziente a trascurare la dieta che potrebbe guarirlo, e provoca l'atrofia totale della ghiandola pancreatica, che con la dieta adatta avrebbe potuto essere stimolata a rinforzarsi, però solo senza la somministrazione d'insulina. Tanto vero che è solo dopo l'introduzione dell'insulina che il diabete ha incominciato ad aumentare fino a essere oggi la terza causa di tutti i decessi negli Stati Uniti, preceduta soltanto dal cancro e dalle malattie cardiovascolari. Un bel successo!
D: Bene, lasciamo perdere l'insulina. Ma almeno la Penicillina non è stata scoperta grazie alla sperimentazione animale?
R: Al contrario. Ha rischiato di non venire mai scoperta proprio a causa della sperimentazione animale. Secondo i suoi stessi scopritori (Fleming, Florey e Chain), non sarebbe probabilmente mai stata utilizzata se fosse stata testata dapprima, come previsto, sui porcellini d'India, poiché per loro la penicillina è mortale. Ma a quel momento, tutti i porcellini d'India nel laboratorio erano già stati uccisi, per cui al loro posto vennero utilizzati dei topi, i quali, a differenza dei porcellini d'India, sono immuni alla penicillina.
D: Ma non è vero che almeno per stabilire il dosaggio giusto bisogna provarlo sugli animali?
R: Come può esser vero, visto che certe specie d'animali tollerano più di 100 volte più e altre oltre 100 volte meno di alcune sostanze che non l'uomo? Del resto anche tra due individui della stessa specie, perfino tra due fratelli, possono riscontrarsi enormi differenze di tolleranza. Inoltre, molti esperti oggi pensano che gli antibiotici abbiano fatto più male che bene.
D: Com'è possibile?
R: Con gli anni, la somministrazione massiccia e indiscriminata di antibiotici, impiegati anche profilatticamente, ha finito col produrre, per la legge Darwiniana della sopravvivenza dei più forti, nuovi ceppi di batteri, più resistenti dei precedenti e immuni anche a tutti i nuovi antibiotici che sono stati sviluppati dopo che la penicillina aveva perduto la sua efficacia. Così gli apprendisti stregoni dei laboratori possono vantarsi d'essere riusciti a sviluppare esseri umani sempre più fragili e nel contempo ceppi di batteri sempre più forti. Del resto, “antibiotico” significa “ostile alla vita”. In verità gli unici prodigi che questi nuovi prodotti hanno compiuto sono stati per i conti bancari dei loro fabbricanti.
D: Quali sono i metodi di ricerca senza animali?
R: Il più importante è l'osservazione clinica, che ha già risolto tanti problemi del passato da parte di medici interessati a scoprire la causa delle malattie, piuttosto che trovare nuovi modi d'infliggerle, come fanno i “ricercatori” odierni. Inoltre, per studiare reazioni a una nuova sostanza, al posto di animali vivi, che reagiscono in modo diverso da noi, si possono utilizzare culture di cellule, di tessuti e di organi umani, disponibili senza limiti da biopsie, operazioni chirurgiche, cordoni ombelicali, placente e così via, che danno risultati molto più affidabili proprio perché sono d'origine umana.
D: Allora perché non si utilizzano più?
R: Perché non c'è ignoranza più tenace di quella dei dotti, prigionieri dei loro dogmi. I nostri ricercatori vivono ancora nel secolo scorso. L'uso di metodi progressivi presuppone un po' di preparazione o perlomeno un'intelligenza media – laddove qualsiasi idiota può mettersi a squartare o avvelenare animali vivi per poi riferire ciò che vede. Che tali esperimenti siano validi o meno per la medicina umana, non interessa questi signori ossessionati dalla sperimentazione animale.
D: È la sola ragione?
R: Certo che no. La vivisezione è divenuta un immenso business al quale i profittatori non vogliono più rinunciare, un'industria estremamente lucrativa che opera nel buio, poiché i media hanno il divieto perentorio di parlarne: grandi allevamenti, per lo più sotterranei, di animali condannati a venire al mondo in un habitat di cemento e di morirci senza mai aver visto la luce del giorno, né altri esseri umani se non i loro torturatori; e poi tutta l'infrastruttura di fabbriche di gabbie, di incubatrici, di mangimi in pillole, di apparecchi di contenzione, di strumenti elettronici d‘analisi e di tortura sempre più sofisticati. I soli Stati Uniti consumano più di 100 milioni d'animali da laboratorio all'anno, l'Europa certamente ben presto altrettanti dopo che Bruxelles ha imposto questi test fraudolenti a tutti i membri del Mercato Comune per sostenere i commercio della malattia.
D: Ma non è vero che la speranza di vita è stata allungata grazie ai vaccini?
R: Gli storici della medicina non sono di questo parere, poiché il declino delle malattie infettive, e quindi l'aumento della speranza di vita, è cominciato mezzo secolo prima dell'inizio delle vaccinazioni, Fu il risultato di un miglioramento delle condizioni igieniche e della qualità di vita conseguente all'evoluzione industriale. Nel Medioevo gran parte della popolazione moriva di fame e dormiva nella paglia insieme ai topi, condizioni in cui soprattutto i bambini non sopravvivevano alle malattie.
D: Come furono debellate le grandi epidemie del passato se non con le vaccinazioni?
R: Tutte le epidemie seguono un ciclo, checché facciano le autorità sanitarie: sorgono (di solito in aree sovrappopolate, il che compromette anche le condizioni igieniche), crescono inarrestabilmente fino a toccare il loro azimut, poi declinano e finalmente scompaiono. Le inoculazioni sono sempre state iniziate quando il declino era già molto avanzato, e le infezioni hanno immancabilmente registrato una recrudescenza dopo ogni inoculazione di massa, per poi riprendere il loro declino precedente, come dimostrano chiaramente i grafici del Dott. Buchwald e altri ricercatori in materia. La grande peste bubbonica del Medioevo, che decimò la popolazione di tutta Europa, scomparve da sé, senza il minimo intervento. La febbre puerperale, che in passato faceva stragi di neonati e giovani madri, è praticamente scomparsa grazie alle misure igieniche imposte dal Semmelweis molti anni prima dell'avventio di Pasteur (vedi Imperatrice Nuda, capitolo “La chirurgia”)
D: Il vaiolo non è stato debellato mediante la vaccinazione?
D: Al contrario. L'Inghilterra, che è stato il primo paese a introdurre l'obbligo della vaccinazione contro il vaiolo nel 19° secolo, è stato anche il primo paese a scoprirne il pericolo e ad abbandonarne l'obbligo già prima della fine dello stesso secolo. Come risultato, durante tutto il 20o secolo l'Inghilterra ha conosciuto meno casi di vaiolo che tutti gli altri paesi dove la vaccinazione era obbligatoria (vedi Imperatrice Nuda, capitolo “Vaccini, confusioni ecc.”).
D: È veramente impossibile stabilire con certezza se una inoculazione ha raggiunto il suo scopo?
R: Per una risposta scientificamente valida, si dovrebbe esporre un folto gruppo d'individui non vaccinati ad un'infezione virulenta e poi confrontarlo con un gruppo equivalente d'individui vaccinati, esposti alla medesima infezione. Evidentemente, non lo si è mai fatto.
D: L'esplosione demografica del Terzo Mondo non è una prova che la vaccinazione protegge contro le malattie?
R: L'introduzione di programmi di vaccinazione sistematica è sempre accompagnata da misure d'igiene e da un miglioramento della qualità della vita. È nomale che più nutrimento e meno sporcizia abbiano effetti positivi sulla speranza di vita.
D: Non sarà dunque mai possibile stabilire con certezza gli effetti positivi di una vaccinazione di massa?
R: Finora è stato solo possibile provare irrefutabilmente quali terribili danni i vaccini possono produrre. Esistono libri interi al riguardo. Possono essere consultati nelle biblioteche. Ma adesso non parliamo della fondatezza o meno delle vaccinazioni, che è un capitolo a parte, ma dell'opportunità o meno di sviluppare i vaccini su animali. E quelli non prodotti sui animali si sono dimostrati molto meno rischiosi.
D: Per esempio?
R: Per produrre vaccini ci suole un materiale biologico di base che non deve necessariamente essere costituito da animali viventi. In Russia, per esempio, quasi tutti i vaccini sono prodotti sui uova di anatra. Anche le colture di cellule umane rappresentano un terreno di sviluppo molto meno pericoloso.
D: La Polio non è stata debellata grazie agli esperimenti sulle scimmie?
R: È quanto si credeva una volta. Oggi si sa che è vero precisamente il contrario. Anche le campagne antipolio vennero messe in atto quando l'epidemia era già in declino. Cominciò a regredire in tutti i paesi non vaccinati nella stessa misura come nei paesi vaccinati. Questi ultimi, peraltro, subirono la solita recrudescenza della malattia subito dopo l'imposizione della vaccinazione. Particolarmente grave è stato il caso del Brasile, dove non c'era mai stata un'epidemia di polio fino al giorno in cui gli venne imposta la vaccinazione.
D: Questo vaccino ha realmente provocato tante catastrofi?
R: Sì, oltre al sospetto di aver scatenato l'AIDS. Nel 1983, per esempio – 30 anni dopo la pretesa eliminazione della Polio – ci furono scandali negli Stati Uniti, in Inghilterra e in Nuova Zelanda, presto soffocati, riguardo a questo vaccino. Le culture di tessuti dei reni di scimmia, sulle quali sia Salk che Sabin avevano sviluppato i loro vaccini, si dimostrarono molto nocive, precisamente perché erano di origine animale. Fu in questa occasione che si capì per la prima volta che dei virus congeniti, cioè innati, naturali per un animale e dunque innocui per lui, possono diventare virulenti quando saltano la barriera della specie, come quando vengono immessi nell'uomo. Questa scoperta portò alla produzione di un nuovo vaccino contro la Polio, molto più sicuro, coltivato su culture di cellule diploidi umane (v. capitolo “Vaccini cancerogeni” in Imperatrice Nuda).
D: Un articolo sull'Osservatore svizzero-tedesco affermava tempo fa che è impossibile provare la presenza della tubercolosi in un malato senza sperimentazione animale. È vero?
R: Nemmeno per sogno. Questo genere di controverità scientifiche in favore della necessità della vivisezione e l'eccellenza miracolosa della medicina ufficiale appaiono continuamente sulla stampa svizzera, che allo stesso tempo rifiuta di pubblicare tutte le opinioni contrarie.
D: Allora non è vero che non si può provare la presenza della tubercolosi senza ricorrere agli animali?
R: Per parecchi anni, ricercatori incapaci di concepire un metodo diverso non avevano trovato di meglio per constatare la presenza o meno della tubercolosi in un paziente se non iniettare un miscuglio di sue materie organiche – tra cui un po' di saliva, di pituita, di succhi gastrici e di urina – in un porcellino d'India e poi attendere varie settimane per vedere se l'animale sviluppava o non sviluppava la tubercolosi. I risultati – come sempre nel caso della sperimentazione animale – non erano affidabili. Da allora, i ricercatori più dotati hanno pensato di coltivare “in vitro” i batteri del paziente, cioè fuori da un corpo animale, in un brodo di cultura di queste sostanze, di modo che oggi l'esame si svolge per mezzo del solo microscopio e dà risposte sicure e immediate. Ma esistono sempre ancora ricercatori ottusi che se non ci va di mezzo un animale preferirebbero cambiare mestiere.
D: Come la mettiamo con la chirurgia? Come si può sviluppare la destrezza manuale senza prima esercitarsi sugli animali?
R: Permettete una controdomanda: vi lascereste operare da un veterinario? Perché no? Vi risponderemo con le parole di Lawson Tait, il grande chirurgo inglese che alla fine del 19o secolo sviluppò tutta una gamma di tecniche operatorie fondamentali seguite ancora oggi. Dopo anni di allenamento su animali, Tait finì per sconfessarne totalmente la validità e si elevò contro la sperimentazione sugli animali con una vera e propria campagna di conferenze e pubblicazioni intese per i propri colleghi. Scrisse tra l'altro: “Come metodo di ricerca, la sperimentazione su animali vivi ha condotto tutti coloro che l'hanno praticata a conclusioni errate, e i loro rapporti abbondano di casi in cui non solo animali sono stati inutilmente sacrificati, ma dove in seguito a questi errori, anche molti esseri umani si sono aggiunti al numero delle vittime”.
D: Allora come fa un chirurgo ad acquisire la destrezza manuale che gli occorre?
R: Abel Desjardins, già professore di chirurgia al'Università di Parigi, ha risposto a questa domanda una volta per tutte nel corso di una conferenza a Ginevra.: “Si comincia come assistente di un chirurgo esperto. Dapprima si osserva, poi si assiste il chirurgo esperto, un gran numero di volte. Sarà lui che deciderà quando l'allievo può passare alla sua prima operazione. Si comincia con casi semplici, in cui s'invertono i ruoli, è il maestro che osserva, pronto a intervenire se l'allievo fa uno sbaglio o è in difficoltà. Si passa progressivamente a casi più complicati. È questo il metodo per la formazione del chirurgo e io sostengo categoricamente che non ne esistono altri. L'esercitazione su cani, come venne provato una volta, non può condurre che a fallimenti pietosi. Un chirurgo cosciente della sua arte non può appendere niente da tali pratiche, al contrario, diventerà un chirurgo pericoloso”. (Per maggiori dettagli, v. capitoli “Chirurgia”e “Formazione del chirurgo” in Imperatrice Nuda).
D: Se è come dite, perché questi fatti non sono generalmente conosciuti?
R: Perché l'informazione pubblica, soprattutto in medicina, è manipolata, non solo dai mass-media, ma anche dalle lobbies, i gruppi di pressione al soldo del business petrolchimico che in ogni paese lavora in collusione con le autorità sanitarie e il corpo medico. È una coalizione altrettanto potente quanto lo fu in passato la Chiesa del medioevo. In svizzera, per esempio, l'industria chimica, ancor più che nelle altre sedicenti democrazie, è così potente che si identifica con il potere politico. Scrisse un umorista tedesco: “In Svizzera non c'è censura, però funziona”.
D: Vorreste insinuare che non tutti i medici s'ispirano ad alti ideali umanitari, al punto da lasciarsi a volte manipolare dall'industria?
R: Proprio così. Mediante generose donazioni in nome del “progresso medico”, l'industria chimica si assicura la complicità delle Facoltà universitarie, tanto che queste si guardano bene dal rivelare agli studenti di medicina che la salute non la si acquista in farmacia e tantomeno lasciandosi iniettare veleni nel sangue fin dalla nascita, ma che dipende unicamente dagli alimenti che si ingeriscono, dai liquidi che si bevono e dall'aria che si respira. Medici onesti e intelligenti che prescrivono rimedi naturali, comprovatamente sicuri ed efficaci, vengono denunciati come “ciarlatani” dai ciarlatani che dirigono la medicina istituzionalizzata e rischiano l'espulsione dall'ordine dei medici, se non addirittura la prigione.
D: L'Accademia Elvetica delle Scienze Mediche non ha pubblicato un manuale d'etica al fine di proteggere gli animali di laboratorio?
R: Questo si è rivelato come ancora una nuova frode quando si è scoperto che tale organizzazione, dal titolo altisonante – camuffato da “Fondazione” – è stata fondata dall'industria chimica, che la finanzia.
D: Voi allora negate qualsiasi fine filantropico a questa industria?
R: Cosa pensate voi di una industria che scarica sulle popolazioni del terzo Mondo medicamenti che era stata costretta a ritirare dai propri mercati perché ne erano stati scoperti gli effetti letali?
D: Le imprese chimiche non hanno minacciato di dislocarsi all'estero se la vivisezione venisse abolita in Svizzera?
R: È un bluff, per spaventare i politici e la popolazione. Hanno già da tempo stabilito fabbriche in paesi esteri dove la mano d'opera è molto meno cara, ma manterranno sempre la loro sede in Svizzera, perché non possono fare a meno della protezione del proprio governo a livello politico e internazionale. D'altronde, noi non chiediamo all'industria di rinunciare alla vendita di prodotti lucrosi destinati ai sognatori, ma di cambiare la loro metodologia di ricerca e di mercato. Un'industria che è riuscita per un secolo a spacciare prodotti cancerogeni come cure contro il cancro, riuscirà sicuramente a vendere con profitto anche dei prodotti un po' meno nefasti.
D: E il fattore Rhesus? Non è stato scoperto mediante esperimenti sulle scimmie, come indica il nome?
R: Il fattore Rhesus è stato scoperto, come tutto il resto, dapprima su un essere umano e in seguito è stato riprodotto sugli animali. Nel 1939 Levine e Stetson avevano scoperto un nuovo antigene (sostanza che causa la formazione di anticorpi nel sangue) nel siero di una donna che dopo un aborto aveva subito una trasfusione da suo marito, con gravi conseguenze. Descrisse l'agglutinina (sostanza che produce l'agglutinazione dei globuli rossi nel sangue) senza darle un nome. Se glielo avessero dato il “fattore Rhesus” avrebbe oggi un nome diverso.[1] Un anno dopo, Landsteiner e Wiener scoprirono che quando si inietta del sangue di una scimmia Macaco Rhesus nel peritoneo di un coniglio, un agglutinante appare nel sangue del coniglio che è simile (ma non identico) all'agglutinina descritta da Levine e Stetson, e la designarono con le iniziali “RH”, per “Rhesus".[2]
D: Un'ultima domanda: perché vi date più da fare per gli animali che non per i nostri simili?
R: Invece ci sembra che tutto quel che abbiamo detto dimostra che ci siamo altrettanto da fare per l'umanità, e certo ben più che tutta l'industria chimica, i mass-media, il corpo medico e i governi messi insieme. Per loro, la “salute dei cittadini” e “dei nostri figli” non sono che scaltri pretesti per mantenere bene imbottite di soldi le loro poltrone.
[2] Landsteiner K., Wiener A. S. 1940: “An agglutinable factor in human blood recognizable by immune sera for Rhesus blood”, Soc. Exp. Biol. Med., 43, 223.
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