In Brasile centinaia di morti causati dalla pioggia e da costruzioni fatiscenti
Dopo l'Australia colpita da settimane da una devastante inondazione (in un'area grande quanto Francia e Germania messe assieme) dove si sono registrati ad oggi 15 morti, ora la furia delle acque ha colpito anche il Brasile. Nella zona montuosa intorno a Rio de Janeiro le piogge torrenziali e le frane hanno causato finora 335 morti per una tragedia di dimensioni immani.
Tra le città più colpita Teresopolis, a nord di Rio (146 morti accertati) dove fiumi d'acqua hanno riversato tonnellate di fango rosso sulle case. Secondo quanto comunicato dalla protezione civile locale sono scesi in 24 ore 260 millimetri di pioggia, più di quanta ne era attesa per tutto il mese. Tutta la regione montagnosa dello stato di Rio de Janeiro è stata duramente colpita.
A Nova Friburgo (155 morti), sono caduti 240 millimetri di pioggia in 24 ore. I soccorritori stanno cercando i dispersi in una situazione particolarmente difficile per l'instabilità dei versanti "inzuppati" dalla pioggia incessante. Il presidente brasiliano, Dilma Roussef, da poco insediata, ha assicurato che invierà nella regione tutti gli aiuti disponibili e che visiterà domani l'area colpita insieme con il ministro della Difesa, Nelson Jobim. In Brasile sono frequenti le grandi piogge nel periodo estivo ma le dimensioni degli eventi di questi ultimi giorni sono sicuramente particolari.
A farne le spese maggiori sono comunque le abitazioni (in alcuni case vere baraccopoli abusive) costruite senza nessun criterio di sicurezza sui versanti delle colline. Al di la delle cause di queste ultime manifestazioni climatiche violente (Australia, Brasile ma ricordiamo anche la neve di New York) dovute per alcuni a fenomeni ciclici, per altri alla Niña (la corrente che causa il movimento di masse d'acqua verso la costa occidentale dell'Oceano Pacifico), o alle conseguenze del global warm, viene confermato che gli effetti invece di quanto si registra a terra dipendono da come l'uomo ha gestito il territorio.
Per riparare i disastri saranno necessari ingenti risorse economiche in quelle aree, ma specialmente quanto sta avvenendo in terra australiana rischia di avere ripercussioni immediate anche in altri continenti del pianeta.
Infatti l'Australia si classifica al quarto posto tra i maggiori Paesi esportatori mondiali di grano e i danni alla produzione del cereale provocati dalla forte pioggia e dall'alluvione hanno già fatto volare i prezzi delle partite di maggiore qualità dirette verso i mercati mondiali, informa la Coldiretti. L'alluvione che ha raggiunto Brisbane ha gioco forza bloccato le esportazioni di grano per i danni che si sono verificati nell'area portuale. «Le difficoltà dell'Australia, che è un grande esportatore di grano ad alto contenuto proteico, si aggiungono alle difficoltà che si sono verificate in altri paesi produttori come il Canada e la Germania e hanno determinato notevoli pressioni sui prezzi all'origine, causa, tra l'altro, anche delle proteste che si stanno verificando in Tunisia e in altri Paesi del mondo arabo- continuano da Coldiretti- La produzione tra l'altro risulta in calo anche in Italia sia per il grano duro che per quello tenero per effetto delle condizioni atmosferiche caratterizzate dall'abbondante pioggia delle settimane scorse che non ha permesso lo svolgimento regolare delle semine».
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