L’olocausto ci ha insegnato che non esistono popoli e razze che possano vantare una supremazia sugli altri e quando questo succede si chiama “crimine verso l’umanità”. Nonostante ciò, le stesse identiche nefandezze perpetrate ai danni del Popolo che allora fu aggredito, come la carcerazione, l’uccisione, l’umiliazione, le torture, il terrore, l’annullamento di ogni forma di dignità ed anche la “sperimentazione scientifica” (che ovviamente di scientifico non aveva assolutamente niente), continuano tutt’oggi.
Nei vari servizi che in questi giorni è stato possibile vedere in televisione, ascoltare alla radio, leggere sui giornali ed in Internet, abbiamo potuto farci solo una piccola idea dello scempio e della violenza che fu possibile concepire. Alcuni ci hanno raccontato di come la vita stessa avesse perso ogni valore e fosse completamente in mano ad assassini e criminali che in quel momento avevano il potere.
Per un soldato tedesco, a volte era un passatempo uccidere più persone con un’unica pallottola semplicemente avvicinando le teste delle sue vittime, così, solo per vedere quanti ne potevano morire insieme.
La dignità di ogni persona veniva annullata e spesso si costringevano i figli a torturare ed uccidere i proprio padri e viceversa.
Un “medico” al lavoro in un campo di concentramento poteva dilettarsi a “sperimentare” le proprie curiosità su uomini, donne, anziani e bambini. A volte coppie di bambini gemelli venivano sottoposti a torture lunghe giorni per essere poi uccisi nello stesso istante e sezionati a fini “scientifici”.
Altre volte bambini con occhi di diverso colore venivano torturati con iniezioni di colorante negli occhi, ovviamente sempre per motivi “scientifici”.
Possiamo purtroppo immaginare anche i livelli che avrà sicuramente toccato anche ogni forma di violenza sessuale verso donne e bambini.
L’odore di morte, sangue, merda, violenza e terrore ammorbava l’aria del posto in cui sono rimasti abbandonati interi Popoli.
Ci saremo spesso domandati come fosse stato possibile tutto ciò… e la nostra pena va non solo alle innocenti vittime dei Popoli decimati, ma anche ai figli dei Popoli che a quella barbarie hanno preso parte e che, pur incolpevoli, si troveranno a convivere con la vergogna ed il dolore di essere figli di una generazione di assassini criminali.
Proprio nella stessa condizione in cui probabilmente si troveranno i nostri figli, quando pensando a noi, non potranno fare a meno di domandarsi “ma come è stato possibile tutto ciò negli anni 2000? Ma nessuno sapeva niente?”.
Già perché proprio questa è la disperazione che gli stiamo lasciando in eredità. La vergogna di avere dei padri criminali e vigliacchi.
Come le famiglie che vivevano in Germania vicino ai campi di sterminio e che riuscivano a “non vedere” e come gli assassini ed i burocrati che hanno contribuito allo sterminio semplicemente “non vedendo” l’altrui dignità, anche noi dovremo subire lo stesso giudizio dai nostri figli per ciò che abbiamo commesso e per ciò che abbiamo fatto finta di “non vedere”.
Non abbiamo visto la tortura, l’uccisione e l’annullamento di ogni forma di dignità nei campi di sterminio che chiamiamo “mattatoi” ed in cui incarceriamo, torturiamo ed uccidiamo gli esseri non umani.
Non abbiamo visto l’inutile violenza della “sperimentazione scientifica” ai danni non di cuccioli d’uomo, ma di cuccioli di animali non umani che vengono torturati per giorni e poi uccisi.
Non abbiamo visto e sentito l’odore di morte, sangue, merda, violenza e terrore che ammorba l’aria dei “mattatoi”.
Non abbiamo visto uccidere e torturare per “passatempo” o per “sport”.
Non abbiamo visto niente di tutto questo… abbiamo preferito girarci dall’altra parte e continuare a prendere parte al banchetto di sangue e violenza.
Molto tempo fa… fu la volta dei popoli africani, furono rapiti e resi schiavi, furono uccisi, torturati ed umiliati. Perché?… perché era giusto così, perché l’uomo bianco era un essere superiore ed aveva il diritto di imporsi sulla razza nera. Dicevano che Dio aveva disposto così.
Poi… fu anche la volta dei popoli Ebrei e degli Zingari, furono rapiti e resi schiavi, furono uccisi, torturati ed umiliati. Perché?… perché era giusto così, perché la razza ariana era superiore ed aveva il diritto di imporsi sulla razza inferiore. Dicevano che Dio aveva disposto così.
Ancora adesso… è il turno degli animali non umani, vengono rapiti e resi schiavi, vengono uccisi, torturati ed umiliati. Perché?… perché è giusto così, perché l’animale umano è un essere superiore ed ha il diritto di imporsi sulla specie degli animali non umani. Dicono che Dio ha disposto così.
Avanti con la danza… chi sarà il prossimo?… un giorno forse prenderà il potere un gruppo di assassini che affermeranno a gran voce che tutti quelli con i capelli castani sono una razza inferiore e verranno rapiti e resi schiavi, verranno uccisi, torturati ed umiliati. Perché?… perché è giusto così, perché l’uomo senza capelli castani è un essere superiore ed ha il diritto di imporsi sugli uomini con i capelli castani. Diranno che Dio ha disposto così.
Quando potremo metter fine ai rapimenti, alle schiavitù, alle uccisioni, alle torture, alle umiliazioni?… Quando riusciremo a vedere la sofferenza altrui? Quando smetteremo di giustificare la nostra vigliaccheria con un Dio che non c’è?
Più tardi sarà e più grande sarà la vergogna che i nostri figli dovranno sopportare. Nel frattempo potremo continuare a contribuire nel nostro ruolo di “burocrati dell’olocausto” che pur rendendoci pienamente colpevoli, ci fa credere che la coscienza possa essere lavata a colpi di lacrimucce spremute davanti ad un documentario sull’Olocausto in occasione di un’inutile ed arrogante commemorazione.
Diventare vegani è un atto doveroso verso gli esseri non umani, verso di noi, verso i nostri figli e verso l’intero genere umano, perché solo rispettando la vita in quanto tale si può allontanare un futuro di violenza e ignoranza. Ed è sicuramente questo il più degno modo di rendere omaggio a chi della violenza e dell’ignoranza ne è già stato vittima.
Testo di: Sauro Martella
Direttore di Promiseland.it
Una parte dell’articolo può essere ascoltata nel video della BioContessa visionabile partendo dall’indirizzo seguente:www.biocontessa.it
“Animali Amici Miei”
Traduzione di una lettera di Edgar Kupfer-Koberwitz che nel campo di concentramento di Dachau passò tra crudeltà di ogni genere, mentre la morte ghermiva i prigionieri del campo giorno dopo giorno.
“Caro amico,
mi chiedi perché non mangio carne e ti domandi per quale ragione mi comporto così. Forse pensi che ho fatto un voto o una penitenza che mi priva di tutti i piaceri gloriosi del mangiar carne.
Pensi a bistecche gustose, pesci saporiti, prosciutti profumati salse e mille altre meraviglie che deliziano gli umani palati; certamente ricordi la delicatezza del pollo arrostito. Vedi, io rifiuto tutti questi piaceri e tu pensi che solamente una penitenza, o un voto solenne, o un grande sacrificio possa indurmi a negare questo modo di godere la vita e che mi costringa ad una rinuncia. Sei sorpreso, chiedi: – Ma perché e per quale motivo? Te lo chiedi con intensa curiosità e pensi di poter indovinare la risposta. Ma se io ora cerco di spiegarti la vera ragione in una frase concisa, tu rimarrai nuovamente sorpreso vedendo quanto sei lontano dal vero motivo. Ascolta: io rifiuto di mangiare animali perché non posso nutrirmi con la sofferenza e con la morte di altre creature. Rifiuto di farlo perché ho sofferto tanto dolorosamente che le sofferenze degli altri mi riportano alle mie stesse sofferenze.
So che cos’è la felicità e so che cos’è la persecuzione. Se nessuno mi perseguita, perché dovrei perseguitare altri esseri o far si che vengano perseguitati? So che cos’è la libertà e so che cos’è la prigionia. So che cos’è la protezione e che cos’è la sofferenza. So che cos’è il rispetto e so che cos’è uccidere. Se nessuno mi fa del male, perché dovrei fare del male ad altre creature o permettere che facciano loro del male? Se nessuno vuole uccidermi, perché dovrei uccidere altre creature o permettere che vengano ferite o uccise per il mio piacere o per convenienza? Non è naturale che io non infligga ad altre creature ciò che io spero non venga inflitto a me? Non sarebbe estremamente ingiusto fare questo per il motivo di un piacere fisico a spese della sofferenza altrui e dell’altrui morte?
Queste creature sono più piccole e più indifese di me, ma puoi tu immaginare un uomo ragionevole con nobili sentimenti che volesse basare su questa sofferenza la rivendicazione o il diritto di abusare del più debole e del più piccolo? Non credi che sia proprio il dovere del più grande, del più forte, del superiore di proteggere le creature più deboli invece di perseguitarle e di ucciderle? Noblesse oblige. Ed io voglio comportarmi nobilmente.
Ricordo l’epoca orribile dell’inquisizione e mi dispiace dire che il tempo dei tribunali per gli eretici non è passato, che giorno per giorno gli uomini cucinano in acque bollenti altre creature che sono state date impotenti nelle mani dei loro carnefici. Sono inorridito dall’idea che uomini simili sono civili, non rudi barbari, non dei primitivi. Ma nonostante tutto essi sono soltanto primitivamente civilizzati, primitivamente adagiati nel loro ambiente culturale.
Sproloquiando, sorridendo, proponendo grandi idee e facendo bei discorsi, l’europeo medio commette ogni sorta di crudeltà e non perché sia costretto, ma perché vuole fare ciò. Non perché manchi della facoltà di riflettere e di rendersi conto delle orribili cose che sta facendo. Oh no! Soltanto non vuole vedere i fatti, altrimenti ne sarebbe infastidito e disturbato nei suoi piaceri, so che la gente considera certi atti connessi al macellare come inevitabili. Ma c’è realmente questa necessità? La tesi può essere contestata. Forse esiste un genere di necessità per le persone che non hanno sviluppato ancora una piena e conscia personalità. Io non faccio loro delle prediche, scrivo a te questa lettera, ad un individuo responsabile che controlla razionalmente i suoi impulsi, che si sente conscio – internamente ed esteriormente – dei suoi atti, che sa che la nostra Corte Suprema è nella nostra coscienza e che non vi è ricorso in appello. E’ necessario che un uomo responsabile sia indotto a macellare? In caso affermativo, ogni individuo dovrebbe avere il coraggio di farlo con le sue stesse mani. È un genere miserabile di codardia quello di pagare altra gente per fare questo lavoro macchiato di sangue dal quale l’uomo normale si ritrae inorridito e sgomento. Questa gente é pagata per questo lavoro e gli altri acquistano da loro le parti desiderate dell’animale ucciso possibilmente preparato in modo da non ricordare l’animale, il fatto che è stato ucciso.
Io penso che gli uomini saranno uccisi e torturati fino a quando gli animali saranno uccisi e torturati e che fino allora ci saranno guerre, poiché l’addestramento e il perfezionamento dell’uccidere deve essere fatto moralmente e tecnicamente su esseri piccoli. Penso che ci saranno prigioni finché gli animali saranno tenuti in gabbia. Poiché per tenere in gabbia i prigionieri bisogna addestrarsi e perfezionarsi moralmente e tecnicamente su piccoli esseri. Non vedo alcuna ragione di sentirci oltraggiati per i grandi e per i piccoli atti di violenza e crudeltà commessi dagli altri.
Ma penso che sia arrivato il momento di sentirci oltraggiati dai grandi e piccoli atti di violenza e crudeltà che noi stessi commettiamo. Ed essendo molto più facile vincere le piccole battaglie, penso che dovremmo cercare di spezzare prima i nostri legami con le piccole violenze e crudeltà per superarle una volta per sempre. Poi verrà il giorno che sarà facile per noi combattere anche le crudeltà più grandi.
Ma noi tutti siamo addormentati in abitudini e attitudini ereditate, che ci aiutano ad ingoiare le nostre crudeltà senza sentirne l’amaro. Non ho alcuna intenzione di accusare persone o situazioni. Ma penso che sia mio dovere stimolare la mia coscienza nelle piccole cose, migliorare me stesso ed essere meno egoista, per essere poi in grado di agire in coerenza nei problemi più importanti. Il punto è questo: io voglio vivere in un mondo migliore dove una più alta legge conceda più felicità a tutti.”
Testo di: Edgar Kupfer-Koberwit