Sri Lanka, la seconda ondata di inondazioni peggio della prima. Anche l'Africa Australe sott'acqua
LIVORNO. La portavoce dell'Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell'Onu (Ocha), Elisabeth Byrs, ha detto che «La seconda ondata di inondazioni che sta colpendo attualmente lo Sri Lanka è ben peggiore e più grave di quella che ha colpito il Paese qualche settimana fa».
Secondo le cifre ufficiali, 1.132.654 persone sono state dalle inondazioni, tra le quali 193.742 che avevano già trovato rifugio nei 703 centri di evacuazione temporanei realizzati nel Paese dopo la prima ondata di inondazioni di gennaio.
«Ad oggi, la risalita delle acque avrebbe già fatto 14 morti, 9 feriti e due dispersi. Anche più di 7.700 case in 13 distretti sarebbero parzialmente o totalmente distrutte - ha rivelato la Byrs - Il Centre di gestione delle catastrofi di Sri Lanka fa del suo meglio, ma le risorse sono sempre più limitate. La tragedia nella tragedia è che le misure di emergenza e di assistenza avviate dalle autorità, dall'Onu e dai suoi partner dopo la prima ondata di inondazioni, sono state annientate, come ad esempio i pozzi bonificati ma ora di nuovo contaminati. Le operazioni sarebbero ancora più complicate per l'inondazione delle strade principali e per la mancanza di imbarcazioni ed elicotteri per raggiungere le popolazioni sinistrate».
L'appello lanciato dall'Onu dopo le inondazioni di gennaio per 50 milioni di dollari di fondi urgenti è stato finanziato solo per il 15%, ma a fine febbraio, quando si tireranno le somme di questa catastrofe climatica, probabilmente ci vorranno molti più dollari per assistere migliaia di profughi e sistemare i bacini idrici e le dighe che rischiano di cedere.
Emilia Casella, portavoce del Programma alimentare mondiale, ha annunciate l'estensione dell'assistenza alimentare del Pam: «In gennaio abbiamo distribuito razioni a 500.000 persone in 5 distretti. Dall'inizio della seconda ondata di inondazioni, un aiuto alimentare è stato offerto a 326.000 persone in questi ultimi giorni e questa assistenza dovrebbe raggiungere 500.000 persone».
Secondo il ministero dell'agricoltura dello Sri Lanka a gennaio sono state gravemente danneggiate risaie che producono 450.000 tonnellate di riso e questa seconda ondata provocherà danni ancora maggiori alla produzione e ai raccolti, minacciando le persone più vulnerabili che dipendono dal riso per la loro sussistenza.
Secondo la Casella «Le prime stime suggeriscono che almeno 87.000 famiglie agricole saranno colpite dai danni alle colture di riso, con un impatto sull'insieme della comunità che dipende dai raccolti per l'alimentazione o le sue entrate economiche. Il Pam è di fronte ad un certo numero di sfide. Non solo abbiamo utilizzato gli stock previsti nel quadro dei programmi di aiuto al ritorno degli sfollati nel nord del Paese, ma i nostri fornitori hanno conosciuto delle difficoltà, dato che sono stati loro stessi colpiti dalle inondazioni».
La Nina, il fenomeno che sta causando questi eventi estremi, non è crudelmente all'opera - più forte che mai - solo nello Sri Lanka, colpiosce anche dall'altra parte dell'Oceano Indiano, sulle coste africane. Migliaia di ettari di terre agricole sono stati devastati da piogge torrenziali e inondazioni in divesi Paesi dell'Africa australe e i danni rischiano di aggravarsi nelle prossime settimane se le precipitazioni eccezionali continueranno. La Fao dice che «Questa situazione suscita delle preoccupazioni per i prossimi mesi, quanto a sicurezza alimentare delle persone colpite nelle contrade più povere della sub-regione».
Nell'Africa australe la stagione delle piogge è solo a metà percorso e quella dei cicloni culminerà questo mese, per questo molte regioni agricole attraversate dai fiumi sono ad alto rischio di inondazione, soprattutto in Botswana,Lesotho, Mozambico, Namibia, Zambia, Zimbabwe e Sudafrica.
Cindy Holleman, coordinatrice delle attività di emergenza della Fao in Africa australe, spiega che «i livelli di insicurezza sono già critici nelle zone sinistrate di alcuni di questi Paesi e le inondazioni non faranno che aggravare la possibilità dei contadini poveri di affrontare le difficoltà e di nutrire le loro famiglie nel corso dei prossimi mesi».
Nel piccolo regno del Lesotho, uno dei Paesi più poveri dell'area, in alcune zone inondate è andato perduto fino al 60% dei raccolti e sono morti più di 4.700 capi di bestiame, pecore e capre sono state decimate.
In Mozambico si sono avute gravi perdite di raccolti nelle regioni fluviali centrali e meridionali. Il governo di Maputo ha decretato lo stato di allerta lungo molti fiumi.
Il Sudafrica ha già decretato lo stato di catastrofe naturale in molte aree del Paese dopo le inondazioni che hanno devastato migliaia di ettari di terre coltivate e provocato danni per diversi milioni di dollari.
La Fao sottolinea che «Una valutazione completa dell'impatto delle inondazioni sulle colture cerealicole di quest'anno non è ancora disponibile. Ma attualmente la Fao partecipa attivamente a diverse valutazioni d'impatto in corso in tutta la sub-regione. Inoltre, l'Organizzazionei fornisce ai governi interessati dei consigli tecnici in materia di sistemi di monitoraggio delle inondazioni, di preparazioni e mezzi per evitare la comparsa e la propagazione delle malattie animali. Nello stesso tempo, la Fao aiuta i governi a preparare degli intervanti in grado di aiutare il recupero dell'agricoltura, soprattutto la fornitura di sementi di qualità ed il riavvio delle attività agricole una volta che le acque si saranno ritirate dalle zone inondate».
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