c L’Onu: ridurre le nascite per evitare una crescita insostenibile - 09/02/2011 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 09/02/2011]
[Categorie: Sostenibilità ]
[Fonte: Terra]
[Autore: Susan Dabbous]
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L’Onu: ridurre le nascite per evitare una crescita insostenibile
Questa la conclusione dell’ultimo rapporto delle Nazioni unite “World demographic trend”. Il picco di popolazione si raggiungerà nel 2070: allora saremo 9,4 miliardi.

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Sette miliardi. È il numero di abitanti che il nostro pianeta raggiungerà entro la fine di quest’anno. Solo in Europa dall’inizio del 2011 sono nati quasi di 800mila bambini che fanno parte di quei 200mila nuovi abitanti che si aggiungono mediamente ogni giorno sul pianeta Terra. In altri termini: 2,5 bambini al secondo. Un dato impressionante che sembra preoccupare però solo le Nazioni unite e quei Paesi molto popolosi, come la Cina, la cui esplosione demografica complicherebbe non poco l’amministrazione dello Stato. Visti i recenti risvolti politici nel Nord Africa dopo le rivoluzioni di Tunisia e Egitto, l’ultimo rapporto Onu, World demographic trend, potrebbe avere più eco rispetto ai precedenti.
 
Il dossier lancia un allarme: sebbene il tasso di fertilità stia calando da mezzo secolo a questa parte (è passato dal 4,9 del 1950 al 2,6 del 2010) in termini assoluti ci stiamo avvicinando a delle cifre insostenibili. Dal 1995 a oggi, ogni anno sulla Terra si sono aggiunti mediamente 79milioni di abitanti. Questo è dovuto al miglioramento delle condizioni di salute e alla riduzione della mortalità. Basti pensare che nei Paesi in via di sviluppo l’età media è passata da 42 a 68 anni nell’ultimo quarto di secolo.
 
Un risultato che le Nazioni unite perseguono anche in vista degli Obiettivi del millennio fissati per il 2015. Ciò però non toglie che occorre invertire immediatamente la tendenza demografica disastrosa. Di questo passo, senza variazioni, nel 2100 avremo 8miliardi di abitanti in Africa, 7,5 in Asia e 1 miliardo in America Latina, mentre Usa e Europa vedranno dimezzare la propria popolazione. Lo studio non tiene in considerazione le migrazioni, ma non è un segreto che, con i cambiamenti climatici che avanzano, soprattutto in alcune aree del globo (Africa Australe, Bangladesh, Pakistan), ci sarà un sovraffollamento delle città. Già nel 2025 le metropoli ospiteranno due terzi della popolazione totale.
 
Dal dossier, che delinea differenti scenari, emerge poi almeno una certezza: nel 2070 raggiungeremo circa 9,4 miliardi di abitanti. A partire da quella data, secondo le ipotesi più realistiche, inizierà la decrescita. Il dipartimento di Analisi delle popolazioni dell’Onu si è impelagato comunque in una previsione di lungo periodo (il 2300) basata su ipotesi di fertilità diverse. Lo studio potrebbe risultare poco interessante agli occhi dei non addetti ai lavori, ma lo è sicuramente per gli analisti delle risorse terrestri. Nella prima ipotesi, “lo scenario medio”, la fertilità nel medio periodo tenderà a diminuire nella maggior parte dei Paesi in via di sviluppo grazie all’aumento dell’istruzione delle bambine e un occidentalizzazione degli stili di vita.
 
Così la popolazione mondiale crescerà a un ritmo sempre minore fino al 2070, quando raggiungeremo i 9,4 miliardi. Successivamente la fertilità scenderà al di sotto del tasso di sostituzione, ragion per cui nel 2095 sono previsti solo 7,9 miliardi di abitanti; 8,3 miliardi nel 2300. L’Onu prende poi in considerazione altre due scenari: uno “alto” e uno “basso”. Nel primo si aumenta il tasso di fecondità di 0,5 bambini per donna, mentre nella seconda ipotesi si riduce della stessa quantità. Nello “scenario alto”, nonostante un tasso di fertilità residua per lo più tra il 2,2 e 2,3 figli per donna, la popolazione mondiale raggiungerebbe quasi i 30 miliardi entro il 2300.
 
Al contrario, nello “scenario basso”, la popolazione mondiale arriverebbe al culmine di 8.000 miliardi nel 2040 prima di scendere a 1,6 miliardi nel 2300. Va da sé che l’Onu spinge quest’ultima ipotesi, su cui pesano come macigni le incognite delle politiche sulle pianificazioni familiari dei Paesi in via di sviluppo. A questo proposito Paesi chiave risultano l’India e la Nigeria. Nel caso indiano, se da un lato lo sviluppo economico e sociale di Nuova Delhi lascia ben sperare, dall’altro nel Paese sussistono enormi differenze tra regioni dove si continuano a partorire 8 figli a testa e città dove ci si ferma al figlio unico.

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