Proposta choc a Cantù. Eutanasia per i randagi
È l’idea di Angiola Tremonti, sorella del ministro, per far quadrare i conti del canile. E a Nuoro una donna è accusata di avere ucciso e conservato nel freezer decine di cuccioli.
Animalisti in rivolta contro Angiola Tremonti, sorella del ministro dell’Economia Giulio e consigliere comunale di minoranza a Cantù, in provincia di Como. La signora, insieme al primo cittadino di Fossalta di Piave (Venezia), Massimo Sensini, ha detto la sua per arginare il fenomeno del randagismo, che secondo i suddetti è una vera emergenza economica: a riguardo ci vuole una “soluzione canadese”, ossia la soppressione dei cani non adottati. Così si è espressa la consigliera Tremonti, che pure ha detto di possedere una cagnolina: «I cani vanno curati, seguiti, vaccinati. Non vanno lasciati in un canile per far arricchire chi specula sulla loro pelle. Meglio ucciderli, allora».
La proposta, che se non presa come una provocazione sarebbe di allarmante disumanità, trae spunto dai costi sostenuti per la gestione del canile consortile di Mariano Comense, la cui gestione viene finanziata da quattordici amministrazioni comunali della zona. «Si dovrebbe arrivare a prendere la decisione per cui gli animali che non vengono adottati entro un determinato periodo di tempo vadano soppressi - ha ulteriormente precisato il consigliere pidiellino -, visto che oggi ci troviamo in una situazione in cui ci sono famiglie canturine che non hanno da mangiare». Che queste famiglie abbiano difficoltà economiche sarebbe certo un argomento da affrontare piuttosto con il noto fratello, e non il pretesto per fare piazza pulita di randagi. Ne è più che mai convinta l’Enpa, la cui presidente Carla Rocchi ha risposto in merito: «è ora di finirla con questa storia dell’abbattimento dei randagi. Facciamo chiarezza una volta per tutte: la normativa italiana esclude nel modo più assoluto che si possa procedere con l’eutanasia. Chiunque intendesse affrontare il problema con soluzioni illegali sarà chiamato a risponderne all’autorità giudiziaria».
Invece di insistere con idee balzane, secondo la Protezione Animali, i latori di suggerimenti tanto “brillanti” dovrebbero rendere conto di come impiegano i fondi pubblici destinati al contrasto del randagismo. Intanto, chi dovrà senz’altro vedersela con la legge è una signora di 48 anni di Nuoro, le cui generalità non state peraltro diffuse. Si sa che è stata dipendente dell’associazione Amico Cane, che gestiva il canile municipale di Tortolì, paese dell’Ogliastra, e ora è accusata di avere ucciso cuccioli di gatto e di cane dal 2005 al 2009, e averne poi conservati i corpi nel congelatore. Alcuni esemplari sarebbero morti di stenti o, costretti dalla fame, avrebbero sbranato i propri simili. I più anziani, cioè coloro che sarebbero riusciti a sopravvivere, sono stati ritrovati in condizioni igienico-sanitarie difficilissime, stretti in ambienti piccoli e a contatto con le proprie feci. La denuncia è stata fatta dopo che il Comune aveva affidato la gestione del canile, con gara d’appalto, a un’altra società. La magistratura, esperite le indagini, ha disposto la citazione in giudizio della donna per maltrattamento e uccisione di cuccioli di gatto e di cane. Lei però ha negato ogni accusa e ha riferito piuttosto di strumentalizzazioni da parte degli ex colleghi. In ogni caso, restano le atrocità commesse.
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