Perché dire NO al nucleare
L’Italia torna al nucleare per scelta dell’attuale governo. La domanda che ci facciamo è se la proposta di una ripresa del nucleare nel breve termine sia realmente conveniente e praticabile, dopo la decisione governativa di realizzare in Italia diverse centrali elettronucleari. Con un colpo di mano, il Governo decide il ritorno al nucleare by-passando le Regioni e ciò alla faccia del federalismo.
Di seguito sono riportate le ragioni del No nel prossimo referendum sul nucleare alla scelta folle del governo.
1) Programmi del governo italiano sulla messa in sicurezza definitiva dei rifiuti radioattivi in Italia prodotti principalmente dalla quattro centrali nucleari chiuse dal 1986 e di cui nulla si sa sul loro smantellamento.
Nessuno dei Paesi che hanno realizzato centrali nucleari ha risolto il problema della messa in sicurezza definitiva delle scorie radioattive. In Italia, a 25 anni dal referendum, una quantità di rifiuti radioattivi di diverse tipologie (26.000m3 secondo l’ANPA) ,viene conservata ancora in maniera impropria e provvisoria, qua e là sul territorio nazionale.
Sarebbe bene, prima di pensare a costruire nuove centrali elettronucleari, che il Governo faccia sapere i suoi programmi sia sulle modalità di ricovero definitivo delle attuali scorie radioattive, sia sui programmi di “decommissionig post mortem” delle quattro centrali nucleari di cui stiamo pagando ancora alla Sogin, società statale nata per gestire le attività sul nucleare italiano, i nostri contributi sul nucleare dismesso.
Tutte le soluzioni prese sul ricovero definitivo delle scorie da parte dei Governi che si sono succeduti, compresa la soluzione Basilicata, sono state tutte vanificate. Possiamo pensare ora di costruire altre centrali elettronucleari senza aver risolto questo importantissimo problema?
2) Problema della sicurezza in caso di incidenti tecnici ed umani.
Il Governo non si è posto il problema di cosa potrebbe avvenire in Italia, così densamente popolata, nel caso di un incidente. Possiamo dimenticare quello che è successo a Chernobil, Harrisburg e altri gravi incidenti?
I danni sanitari e ambientali prodotti sul nostro territorio sarebbero irreparabili per l’avvelenamento radioattivo, per non pensare al problema della evacuazione della popolazione residente nelle aree limitrofe. Il problema avuto nella evacuazione della popolazione dall’Aquila e dai Paesi limitrofi nel caso del recente terremoto in Abruzzo, non ha un termine di paragone con quello che potrebbe succedere in caso di un incidente nucleare in una stretta penisola come l’Italia.
3) Scelta dei siti per l’installazione delle centrali nucleari.
Considerata la sindrome NIMBY (not in my backyard) della popolazione che significa installazione ovunque, ma non nel mio cortile, sarà molto difficile definire i siti sui quali installare le centrali. Una volta deciso i siti, quali saranno i riflessi sulla popolazione?
Facciamo barricate come la storia campana insegna con allungamento dei tempi di approntamento degli impianti con la conseguenza di maggiori costi per il possibile fermo dei cantieri, come è avvenuto per l’inceneritore di Acerra?
4) La tecnologia nucleare è a doppio uso.
Le applicazioni per uso civile del nucleare non possono essere separate da quelle di costruzione di armamenti nucleari, come le bombe atomiche.
Lo sviluppo dei programmi nucleari civili è stato sempre il cavallo di Troia da cui è passata la realizzazione di armi nucleari (vedi la Corea del Nord ed oggi l’Iran con la richiesta di un nucleare civile).Tale tecnologia non avrebbe potuto svilupparsi e diffondersi,se non fosse sostenuta alle spalle dal settore nucleare militare: da ciò il “dual use”.
Lo dimostra la Francia,portata sempre come esempio per la sua radicale scelta del nucleare civile. In questo caso lo Stato ha gestito il massiccio programma elettronucleare ed energetico,realizzando uno degli arsenali di armamento nucleare più moderno ed efficiente.
La costruzione di centrali elettronucleari per uso civile, è la porta per ottenere il Plutonio 239 necessario alla costruzione di bombe atomiche.
5) Riduzione dell’effetto serra con la costruzione di centrali elettronucleari.
La riduzione dell’effetto serra con l’avvento delle centrali nucleari, come sostenuto dai sostenitori del nucleare, è falsa.
In nessuna Nazione, senza il petrolio non si va da nessuna parte, sia per il problema dei trasporti che per i numerosi prodotti da esso derivati. Non tutto è possibile realizzare con l’energia sviluppata dalle centrali nucleari che è solo termica ed elettrica.
Lo dimostra la Francia che ha 59 centrali nucleari ed importa più petrolio dell’Italia.
E’ di questi giorni, la notizia che viene dalla centrale termoelettrica dell’ Enel di Brindisi che l’ anidride carbonica prodotta dalla combustione del gasolio non viene più emessa in atmosfera, ma prelevata al camino, compressa e stoccata sotto terra per la sua messa in sicurezza. Tutte le centrali termoelettriche potranno in futuro ridurre l’emissione in atmosfera di anidride carbonica, dando un serio contributo alla riduzione dell’effetto serra.
6) La stagnazione del nucleare nel mondo.
Dove l’energia elettrica è prodotta da imprese private,sanno che il nucleare non è economicamente conveniente. Ciò sta succedendo in U.S.A. che da trenta anni non ordinano nuove centrali, malgrado sussidi federali.
E’ da ritenersi che anche la costruzione delle nuove centrali elettronucleari in Italia non sarà possibile farla in Project Financing, attraverso i privati, come asserisce il Governo, ma esse dovrebbero essere costruite direttamente dallo Stato con il contributo dei cittadini.
I costi totali di tali centrali, a parte il costo di gestione, comprendono il costo di ammortamento dell’investimento, il costo di “decommissioning post mortem”della centrale stessa e quello importantissimo del ricovero delle scorie che non è un problema ancora risolto. Nessuno finora ha pubblicato gli spinosi costi di tali centrali, ma non possiamo asserire, come molti sostenitori dicono, che il costo per kwh elettronucleare sia molto più basso di quello prodotto dalle nuove centrali termoelettriche. Non è facile dimostrarlo. Tutti i Paesi, come la Francia, che sono partiti dallo sviluppo della tecnologia del nucleare militare per passare a quello civile, molti costi di sviluppo sono stati ammortizzati dal militare.Se vogliamo confrontarci con la Francia, come dicono i sostenitori del nucleare relativamente ai costi per kwh tra il nucleare e il termoelettrico, al momento non è possibile in quanto tutte le centrali nucleari di quel paese, che hanno già una vita media di funzionamento di 25 anni, devono ancora subire i costi di decommissioning e del ricovero definitivo delle scorie. Sarebbe il caso che si dicesse la verità. Al momento è vero che c’è un divario di costi per Kwh prodotto,ma bisognerebbe fare delle precisazioni in merito.
7) Cosa converrebbe fare in attesa di conoscere le nuove tecnologie che si stanno esplorando e che non saranno disponibili prima di trenta anni?
Le nuove tecnologie che si stanno esplorando in diversi Paesi rappresentano una scommessa sul futuro sia per quanto riguarda i progetti che riguardano l’energia nucleare da fissione che da fusione. Il loro principale obiettivo sarebbe:
- Sostenibilità del materiale combustibile nucleare e minimizzazione dei rifiuti radioattivi.
- Economicità,ovvero basso costo del ciclo di impianto a livello di rischio finanziario equivalente a quello degli altri impianti energetici.
- Sicurezza ed affidabilità, cioè bassa probabilità di danni gravi al nocciolo del reattore,tollerare anche gravi errori umani e non dovranno richiedere seri piani di emergenza per la difesa della salute pubblica.
Ora dobbiamo solo sperare ed attendere se l’obiettivo sarà raggiunto e poi si dovrà riparlarne.
Cosa fare nel frattempo?
Risparmio energetico ed incremento dello sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili, come solare, eolico, biomasse, in modo da commisurare i nostri fabbisogni energetici senza distruggere l’ambiente. Utilizzare gli investimenti per il nucleare per lo sviluppo degli impianti da fonti rinnovabili ed in particolare lo sviluppo di nuovi pannelli solari in alternativa a quelli al silicio, oggi molto costosi, al fine di renderli competitivi con altri impianti energetici.
|