Acqua, ecco i veri numeri dell’emergenza arsenico
La deroga concessa dalla Commissione europea fino a dicembre del 2012 non risolve il problema. In molti casi la concentrazione della sostanza è superiore a quella già prevista.
Acqua all’arsenico per oltre un milione di cittadini. I Comuni per cui l’Italia ha ottenuto la terza e ultima deroga dalla Commissione europea per poter continuare ad erogare acqua potabile con concentrazioni di arsenico pari al doppio rispetto a quelle previste dalla legge sono in tutto 109. Cinquantaquattro in provincia di Viterbo, ventitre di Roma, dieci di Livorno, nove di Latina, tre di Trento, tre di Mantova, tre di Varese, due di Pisa e uno di Siena. Dai rubinetti potrà continuare a scorrere acqua con valori di arsenico fino a 20 microgrammi per litro. Esclusi dal provvedimento rimangono però neonati e bambini di età inferiore ai tre anni: l’Italia, specifica il documento comunitario, dovrà «adottare misure specifiche per la loro protezione». La deroga scadrà nella maggior parte dei casi alla fine del 2012. Entro il prossimo anno il paramentro legale di 10 microgrammi per litro dovrà essere ripristinato. Tutto quello che non è stato fatto in sei anni di deroghe (il nostro Paese ha già fatto ricorso a questo strumento per ben due volte), dovrà essere portato a termine in meno di un anno e mezzo. Nel Lazio, la regione d’Italia con il maggior numero di Comuni coinvolti, la corsa contro il tempo è già iniziata. La Regione però non è neanche ai nastri di partenza: in un numero significativo di Comuni (21) la concentrazione di arsenico nell’acqua supera di gran lunga il parametro per cui è stata chiesta la nuova deroga: succede a Civita Castellana, in provincia di Viterbo, dove la pericolosa sostanza tocca quota 49 microgrammi per litro; a Vetralla, in provincia di Roma, dove arriva a 48 microgrammi, a Bracciano con 47 microgrammi e a Viterbo con 40. Prima di pensare a riportare l’arsenico da 20 a 10 microgrammi, la Regione dovrà dovrà adeguarsi alla soglia per cui è stata concessa la deroga. Stando al piano degli interventi messo a punto dal presidente Renata Polverini, nominata dal Consiglio dei ministri Commissario per l’emergenza arsenico, il budget complessivo necessario per riportare il valore a 20 microgrammi ammonterebbe a oltre 60 milioni di euro. Risorse che in parte arriveranno dai fondi di Acqualatina e di Acea Ato-2, in parte dalla Regione. In realtà, in buona parte dei Comuni la situazione è più grave di quanto dichiarato. In alcune zone della città di Viterbo per esempio la concentrazione di arsenico raggiunge valori pari al doppio di quelli per cui è stata concessa la deroga. Poi c’è il caso dei Comuni che non risultano nella lista per cui è stato chiesto il provvedimento comunitario. Stando agli atti ufficiali le città interessate in provincia di Mantova sarebbero solo tre: la stampa locale invece parla di oltre 62 Comuni. Il tempo passa e l’emergenza si complica. Le proteste dei cittadini sono arrivate a Bruxelles e il Parlamento europeo ha aperto un’inchiesta preliminare sul nostro Paese. Per capire come mai, a undici anni dal primo allarme, l’Italia sia ancora oggi in netto ritardo sulle misure da prendere a tutela della salute pubblica.
|