Forlì-Cesena, i pasti biologici riducono l'inquinamento
I risultati di un progetto pilota realizzato nelle mense scolastiche e promosso dall'assessorato alle Politiche agroalimentari della Provincia di Forlì-Cesena, e attivato dal Comune di Meldola, col supporto dell'Università Bicocca di Milano e Prober (Associazione dei produttori biologici dell'Emilia-Romagna).
Offrire prodotti biologici nelle mense scolastiche non solo aiuta a educare all’alimentazione sana e ad elevare il livello qualitativo dei pasti per gli studenti, ma è anche uno strumento per creare valore nell’agricoltura locale e per diminuire sensibilmente l’impatto ambientale della filiera produttiva, purché si scelga di approvvigionarsi con prodotti biologici del territorio. In questo modo si può evitare un carico per l’ambiente di circa 30 grammi di CO2 a pasto. Queste sono le conclusioni di un progetto pilota promosso dall’assessorato alle Politiche agroalimentari della Provincia di Forlì-Cesena, e attivato dal Comune di Meldola, col supporto dell’Università Bicocca di Milano e Prober (Associazione dei produttori biologici dell’Emilia-Romagna).
Il progetto, coordinato dalla responsabile del servizio mensa dell’Istituzione Drudi di Meldola (che fornisce il servizio mensa per conto del Comune) Maria Alfonsa Milillo, è iniziato due anni fa, fortemente voluto ed implementato dall’attuale Amministrazione comunale di Meldola e ha mirato a portare i prodotti biologici di filiera corta nelle mense scolastiche di tutte le scuole di Meldola e di Bertinoro, dall’asilo nido fino alla scuola media, per un totale di circa 120.000 pasti annui. Se da una parte il “bio” si sta diffondendo nella ristorazione collettiva pubblica, ben più difficile è contenere gli aumenti dei costi di produzione che comporta questa scelta. L’obiettivo specifico del progetto pilota è stato quindi quello di introdurre tale innovazione mantenendo inalterati i costi. Per questo, attraverso una gara con evidenza pubblica, è stato selezionato più di un anno fa un fornitore locale, la società agricola cooperativa Clorofilla, il quale non solo ha fornito prodotti di qualità, ma anche servizi di “piattaforma” per completare il paniere di prodotti necessari al menù e, soprattutto, la garanzia di una filiera integrata locale e l’informazione (l’azienda è infatti accreditata come fattoria didattica). Le imprese agricole – in base alla procedura pubblica messa a punto dall’assessorato alle Politiche agroalimentari della Provincia - diventano così fornitrici del mix di prodotti di qualità e di informazione-educazione, chiudendo la filiera dei prodotti del territorio nelle mense locali.
Dopo un anno completo di gestione del servizio mensa con questa impostazione, sono disponibili i primi dati completi del progetto pilota, elaborati dall’Università Bicocca di Milano. Emerge anzitutto che sono stati mantenuti sotto controllo i costi (richiesta avanzata con forza delle famiglie utenti): nel 2008 il costo di frutta e verdura biologica non territoriale (prima dell’avvio della sperimentazione) era di 1,46 euro/kg; nel 2010 il costo per frutta e verdura biologica territoriale si è assestato a 1,49 euro/kg, con un aumento che non copre neanche il tasso di inflazione.
Ma lo studio ha approfondito soprattutto l’impatto ambientale di questa innovazione, col risultato che il nuovo sistema di fornitura ha permesso la riduzione di 29,87 grammi di CO2 media a pasto (-71%), con un picco di 32,47 grammi/pasto nel mese di maggio. Il risultato è stato ottenuto non solo con la riduzione di determinate attività particolarmente impattanti, come i trasporti, ma anche grazie ad un attento utilizzo di prodotti stagionali e da una forte valorizzazione della dieta mediterranea.
Il Comune di Meldola ha inserito la ricerca anche nel progetto europeo “Bio is… logic!” che vede coinvolte Italia, Croazia, Germania e Svezia. E proprio da questo ulteriore studio comparato, effettuato su una delle pietanze preferite dai bambini - le polpette - si evince che le modalità di preparazione effettuate dall’Istituzione Drudi di Meldola, con più verdure e meno carne (limitando così le frequenti diete iper-proteiche per i bambini) hanno inciso positivamente sull’ambiente, rispetto alle polpette svedesi (tutta carne). Questi i risultati: -77% per le emissioni di anidride carbonica, -60% nel consumo di acqua e -49% nel territorio agricolo utilizzato. In definitiva, con un mix di sensibilità alle produzioni biologiche, alla filiera corta, alla stagionalità del prodotto ed infine alla scelta della dieta mediterranea è stato possibile ridurre sensibilmente l’“impronta ecologica” dei servizi mensa dei due Comuni.
Questi dati saranno presentati organicamente nel corso di un convegno inserito nel progetto europeo “Bio is… logic!” che si tiene il 18 il 19 maggio nella città di Buje, in Croazia, partner del progetto assieme a Meldola, Scandiano, Laives, Provincia di Reggio Emilia (Italia), Molndal (Svezia), Wolfhagen (Germania) e Brtonigla-Verteneglio (Croazia).
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