Così le lobby dell'incenerimento affosseranno la differenziata
Finora è stata imposta la volontà di coloro che hanno guadagnato con gli impianti e le discariche, boicottando la raccolta differenziata e il riciclo dei materiali.
Franco Ortolani da Terra del 24 maggio 2011
L’affare inceneritore di Napoli est vale circa 400 milioni di euro, che pagheranno gli stessi cittadini a favore di imprese già saldamente inserite nell’affare rifiuti della Campania. La Provincia di Napoli, secondo indiscrezioni, garantirà al futuro gestore dell’impianto guadagni superiori a quelli che l’A2A percepisce attualmente per l’impianto di Acerra. Un affarone perché grazie agli incentivi Cip6, pagati obbligatoriamente dai cittadini con la bolletta Enel, l’investimento iniziale, compresi i costi di gestione, sarà interamente recuperato nei primi otto anni di attività dell’impianto. Prevedendoche intorno al 2015 l’inceneritore potrà entrare in funzione, l’ammortamento degli investimenti avverrebbe intorno al 2023. Ricordiamo che il Governo ha ritenuto necessario e urgente l’inceneritore di Napoli Est già con il DL 90 del maggio 2008; disinvoltamente, però, non ha fatto osservare la legge che ne imponeva la costruzione rilanciandone la urgente costruzione con una nuova legge, la n.1 del 2011. Le discariche sono quasi tutte sature per cui fra qualche mese si aggraverà ulteriormente il pericolo ambientale-sanitario.
Seguendo un preciso e collaudato copione, da qualche mese i rifiuti sono fatti accumulare lungo le strade come testimonianza di una grave emergenza rifiuti la cui soluzione può avvenire solo con la costruzione di tre nuovi inceneritori e un gassificatore ordinati dalla legge n.1/11. Grandi opere, grandi appalti, grandi affari. Per chi? Certamente non per i cittadini ma per l’affiatato gruppo bipartisan che finora ha lucrato sullo scandalo rifiuti in Campania. è ora che i cittadini campani comincino a chiedersi: - come mai vengono svenduti il loro territorio e la loro salute; - chi sono gli svenditori e gli interessi di chi fanno; - come mai la legge n. 1-2011 ha cancellato la realizzazione di 4 discariche (domanda retorica: erano irrealizzabili); - ma se erano irrealizzabili perché due anni e mezzo fa con il DL 90/08 erano state ordinate dal Governo? - per prendere ulteriormente in giro i cittadini campani garantendo loro una perpetua situazione emergenziale e di pre disastro ambientale-sanitario?; - sono già 17 anni
che si fa questo spietato giochetto, fino a quando durerà?
Prevedendo, dunque, che intorno al 2015 l’inceneritore potrà entrare in funzione, l’ammortanmento degli investimenti avverrebbe intorno al 2023.
L’impianto dovrebbe essere realizzato in una delle tre aree inquinate, dichiarate Siti di Interesse Nazionale dal ministero dell’Ambiente, che circondano l’abitato di Napoli. Il suolo, sottosuolo e l’acqua di falda di Napoli Est sono notoriamente inquinati fino ad oltre 10 metri di profondità in seguito agli scarichi di varie industrie.
L’area dovrebbe essere disinquinata prima di realizzare l’inceneritore: con quali soldi e con quali
controlli, e in quanto tempo? Chi collauderà l’avvenuto disinquinamento? Non è secondario sapere chi garantirà i cittadini dal momento che in questi ultimi anni la magistratura ha evidenziato che 14 personaggi che avevano collaudato gli impianti Cdr realizzati dalla Fibe sono stati rinviati a giudizio (tra docenti universitari, liberi professionisti e funzionari regionali che due anni fa furono arrestati nell’ambito dell’inchiesta sui collaudi agli impianti di Cdr con l’accusa di falso ideologico in atto pubblico). Tra gli imputati figurano il presidente della Provincia di Benevento, ex rettore dell’ Università del Sannio, un ex preside della Facoltà di Ingegneria di Napoli, l’attuale preside della facoltà di Ingegneria di Salerno, il direttore dei lavori per la costruzione dell’inceneritore di Acerra; anche l’ex direttore dell’Arpac è stato sottoposto alla restrizione della libertà. Non si è salvata nemmeno l’ex vice di Bertolaso. Forse il Governatore della Campania intende riconquistare la fiducia dei cittadini con tre dei nuovi commissari nominati per “aggiustare” gli STIR – Stabilimenti di Tritovagliatura ed Imballaggio Rifiuti (ex impianti Cdr). Per la legge 1/2011 ha nominato commissari tre vice prefetti e tre docenti universitari. Perché poi avrà nominato tre viceprefetti a dirigere un impianto industriale? Forse vi sono problemi di sicurezza, segreti che i cittadini non devono sapere? Circa il 35-40% dei rifiuti è costituito da materiale che può essere bruciato negli inceneritori,
il 35% circa rappresenta la frazione organica e il rimanente è composto da inerti, metalli e particelle fini. Il Combustibile Da Rifiuti che risponde ai requisiti di legge, come quello che la Commissione Via del ministero dell’Ambiente aveva imposto che venisse bruciato nell’inceneritore di Acerra, che si può ricavare dai rifiuti campani (che ammontano mediamente a 2.500.000 tonnellate anno) può variare da circa 875.000 a circa un milione di tonnellate. Il Cdr è di qualità accettabile se viene ricavato da rifiuti selezionati tramite raccolta differenziata.
I dati ufficiali Arpac evidenziano che nel 2009 i rifiuti differenziati in Campania ammontano a 807.264 tonnellate mentre quelli indifferenziati ammontano a 1.965.400 tonnellate. Un dato interessante emerge dall’andamento della raccolta differenziata negli ultimi anni: è significativamente aumentata.
Gli impianti ordinati con la legge 1/2011 possono distruggere complessivamente 1.400mila tonnellate di rifiuti all’anno; molto probabilmente entreranno in funzione nel 2015 e devono lavorare a pieno regime almeno fino al 2023 per ammortizzare l’investimento.
Tale quadro evidenzia che vi sarà qualcuno o qualcosa che causerà un ulteriore ritardo alla raccolta differenziata dei rifiuti. Come si vede nella figura, i dati ufficiali dell’Arpac evidenziano il notevole incremento della raccolta differenziata tra il 2007 e il 2009 (in giallo i rifiuti indifferenziati, in rosso quelli differenziati). La sensibilizzazione maturata nei cittadini e negli amministratori locali lascia prevedere che nei prossimi anni la differenziazione dei rifiuti dovrebbe procedere con lo stesso andamento del triennio 2007-2009. Se il riciclo prenderà piede si determinerà una sostanziale riduzione dei materiali destinati all’incenerimento. Si potrà verificare che già nel 2019, dopo 4 anni dall’entrata in funzione degli impianti, questi ultimi avranno a disposizione una quantità di combustibile di buona qualità inferiore a quella richiesta. Si corre il rischio che per garantire l’ammortamento delle spese si debba fare ricorso all’importazione di rifiuti.
L’alternativa? Boicottare la raccolta differenziata in Campania, come del resto è stato fatto finora nelle aree urbane dove si produce la maggior parte dei rifiuti. Le esigenze imprenditoriali degli inceneritoristi, infatti, sono molto precise: dal 2015 al 2023 gli impianti devono funzionare al massimo per garantire il rientro delle spese; dopo devono continuare a farlo per garantire un lauto guadagno. Per funzionare hanno bisogno dei rifiuti. I cittadini hanno necessità di un efficace disinquinamento del territorio e che non si disperdano altri inquinanti per via aerea, sul suolo, nel sottosuolo e nelle acque superficiali e sotterranee. La tutela della salute richiede, inoltre, che si riciclino al massimo le materie utili contenute nei rifiuti, invece di bruciarle.
Due esigenze inconciliabili.
Finora è stata imposta la volontà di coloro che hanno guadagnato con gli impianti e le discariche, boicottando la raccolta differenziata e il riciclo dei materiali.
Il giochetto delle lobbies è facilmente prevedibile; si attiveranno tutti i servitori per non dare loro
dispiaceri. Attenzione, però. Guai molto seri potrebbero essere ancora scaricati sulla salute dei cittadini e sull’ambiente, già ampiamente compromesso.
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