L'Antropocene ad un passo dalla Geological Time Scale?
Si susseguono importanti convegni, documenti e rapporti prodotti dal mondo scientifico e il vivo augurio che continuiamo a fare è che i decisori politici sappiano cogliere le qualificate e puntuali analisi e le proposte che in essi vengono fatte ed avviare quella "rivoluzione culturale" fondamentale per cambiare rotta.
Cerco di dare rapidamente conto di due eventi significativi di questo mese di maggio; in ordine di tempo, la conferenza di Londra organizzata dalla Geological Society britannica, dal titolo "The Anthropocene: a new epoch of geological time ?" (vedasi il sito www.geolsoc.org.uk/anthropoceneconference) tenutasi l'11 maggio scorso e il Terzo Nobel Laureate Symposium on Global Sustainability, organizzato da diversi istituti scientifici svedesi, tra i quali la Royal Swedish Academy of Sciences che ogni anno attribuisce i Premi Nobel nelle diverse discipline, dal titolo "Transforming World in an Era of Global Change" (vedasi il sito http://globalsymposium2011.org) , tenutosi a Stoccolma dal 16 al 19 maggio.
Entrambi i convegni hanno discusso dell'Antropocene cioè della considerazione del fatto che ci troviamo in un'epoca geologica nuova, come ha proposto il premio Nobel per la chimica, Paul Crutzen in una sua nota, scritta con Eugene Stoermer nel 2000 e pubblicata su "Global Change Newsletter", caratterizzata dall'impatto della presenza umana documentato scientificamente equivalente all'impatto delle grandi forze geologiche che hanno, da sempre, plasmato l'evoluzione del pianeta Terra. Ne abbiamo parlato più volte in questa rubrica ed è veramente affascinante vedere come il concetto di Antropocene stia andando avanti nel mondo scientifico tanto da caratterizzare ormai interi convegni e numerosi studi provenienti da diverse discipline.
Esiste anche un percorso formale che è stato avviato dalla Commissione Internazionale di Stratigrafia, nell'ambito dell'International Union of Geological Sciences, con un apposito Anthropocene Working Group, per studiare a fondo la dimensione geologica della proposta del periodo dell'Antropocene ed eventualmente ratificare o meno una sua formale approvazione nel Geological Time Scale, la scala del tempo geologico elaborata appunto dal mondo scientifico internazionale delle scienze geologiche. Il percorso è giustamente complesso e lungo ma, come dimostra la conferenza della mitica e storica Geological Society londinese dell'11 maggio scorso con la presenza di tanti illustri scienziati che stanno lavorando sull'argomento, numerosi geologi sono già ben convinti che si possa parlare di un epoca Antropocene.
Non è neanche un caso che il prossimo meeting annuale della prestigiosa Geological Society of America che si terrà dal 9 al 12 ottobre prossimi a Minneapolis negli USA si intitoli "Archean to Anthropocene. The past is the key to the future" (vedasi il sito www.geosociety.org/meetings/2011 ). Ricordo a tutti che l'Archeano è l'era geologica più antica della Terra che i geologi indicano per il periodo che va dall'origine della nascita del nostro Pianeta, più di 4,5 miliardi di anni fa, ai 2,5 miliardi di anni fa (talvolta i geologi indicano un periodo ancora precedente all'Archeano, definito Adeano che va dalle origini della Terra ai 4 miliardi di anni) e che, insieme all'era Proterozoica, che va dai 2,5 miliardi di anni ai 543 milioni di anni fa, forma l'eone Precambriano. Quindi il meeting della Geological Society of America focalizzandosi sul passato come chiave interpretativa del futuro, riconosce nel titolo una forte dignità al concetto dell'Antropocene.
Ma c'è di più, perché proprio nel febbraio di quest'anno, la prestigiosa Royal Society britannica, una delle più autorevoli e antiche accademiche scientifiche del mondo, ha dedicato un numero tematico dei suoi famosi "Philosophical Transactions of the Royal Society" a diversi ed importanti articoli scientifici sull'Antropocene, utilizzando lo stesso titolo che poi ha costituito l'oggetto della conferenza della Geological Society londinese "The Anthropocene: a new global epoch of geological time ?".
Uno dei geologi che si sta maggiormente occupando del problema è Jan Zalasiewicz del dipartimento di geologia dell'Università di Leicester che è anche un importante membro della commissione stratigrafica ed è autore, tra gli altri libri, del bel volume "The Earth after us. What legacy will humans leave in the rocks?" pubblicato dalla Oxford University Press nel 2008, dedicato proprio a comprendere il ruolo della specie umana come caratterizzante di un periodo geologico.
La comunità scientifica internazionale ha ormai raccolto una documentazione ingente sulla profonda modificazione che la specie umana esercita quotidianamente sui sistemi naturali ed i qualificati e motivati appelli ad un cambiamento di rotta del nostro modo corrente di impostare l'economia e il nostro modello di sviluppo dominante, sono ormai tantissimi. Il nodo di fondo riguarda la banale considerazione che la salute e la vitalità dei sistemi naturali costituiscono anche la base fondamentale del nostro benessere ed è quindi un comportamento suicida quello di continuare, imperterriti, a devastare gli ecosistemi del mondo, provocando, inoltre, una profonda ingiustizia sociale.
Anche il terzo Simposio dei Nobel sulla sostenibilità globale si è chiuso (dopo un interessante serie di relazioni e discussioni che hanno visto la partecipazione di 18 premi Nobel, oltre che di numerosi scienziati di fama e, per un giorno, di diversi esponenti dell'High Level Panel on Global Sustainability voluto dal segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon per facilitare il processo verso la grande conferenza ONU sullo sviluppo sostenibile di Rio de Janeiro prevista nel giugno 2012), con uno Stockholm Memorandum 2011.
Il Memorandum di Stoccolma 2011 ricorda chiaramente che noi siamo la prima generazione a confrontarsi con gli effetti del cambiamento globale da noi stessi provocato e sottolinea come gli attuali modelli di produzione, consumo e crescita della popolazione sono insostenibili e sfidano le capacità di resilienza del nostro Pianeta nel supportare le attività umane.
Il Memorandum richiama i leaders ed i decisori politici ed economici ad esercitare una responsabilità collettiva di gestori del Pianeta (una vera e propria Stewardship).
Il Memorandum elenca otto punti per avviare un percorso di sostenibilità dei nostri modelli di sviluppo, fornendo anche alcuni elementi esplicativi per ciascuno di essi. I punti sono:
1. Raggiungere un mondo più equo,
2. Gestire la sfida climatico-energetica,
3. Creare una rivoluzione dell'efficienza,
4. Assicurare un'alimentazione sicura per tutti,
5. Muoversi verso una crescita verde (Green Growth),
6. Ridurre la pressione umana,
7. Rafforzare la governante del sistema Terra,
8. Avviare un nuovo contratto tra scienza e società.
Dobbiamo essere consapevoli di trovarci nell'Antropocene: è solo nel nostro interesse essere capaci di riuscire a vivere in armonia con i sistemi naturali che ci garantiscono il nostro benessere e le nostre basi economiche e di impostare società eque prive di ingiustizie sociali. Abbiamo la cultura ed i mezzi per farlo. Basta attivarsi.
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