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[Data: 28/09/2011] [Categorie: Sostenibilità ] [Fonte: Clorofilla.org] |
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Monteveglio, la città felice di essere al verde La prima città di transizione d’Italia. Monteveglio è la prima città di transizione d’Italia. I “progetti di transizione”, nati all’estero ma ora attivi anche nel nostro Paese, puntano alla realizzazione di comunità libere dalla dipendenza dal petrolio e da tutte le fonti di energia non rinnovabili. Il loro obiettivo, soddisfare autonomamente i propri bisogni. Spiega Cristiano Bottone, tra i fondatori di Transition Italia: «Possediamo tutte le tecnologie e le competenze per costruire in pochi anni un mondo perfettamente diverso da quello attuale, più bello e più giusto. La crisi profonda che stiamo attraversando è in realtà una grande opportunità che va colta e valorizzata. Lo strumento per farlo è il “Movimento di transizione”». Rob Hopkins, il fondatore. Gli eco-sognatori di Monteveglio si sono innamorati di una filosofia nata a Kinsale, in Irlanda, nel 2003. Lì un docente universitario di nome Rob Hoplink chiese ai suoi allievi di progettare la sopravvivenza della loro cittadina in un mondo rimasto a secco di petrolio. La risposta, il Kinsale Energy Descent Plan, conteneva in sé i germi di una microeconomia oil-free. Due anni dopo, nel 2005, è nato il movimento della Transition Town. Di Transition Town oggi ce ne sono negli Usa, in Canada, in Sud Africa, in Australia, in Nuova Zelanda, in Giappone ecc. Un’agricoltura sinergica. Per sfruttare le risorse del territorio e la vocazione dei cittadini, gli appezzamenti di terreno sono tutti in condivisione. In pratica, ogni cittadino-contadino può coltivare l’orto del vicino. Se l’obiettivo è l’autonomia alimentare del paese, non ci sono recinzioni che tengano: chi ha la ricetta giusta per un tipo di coltivazione, ha il diritto di occuparsene. I risultati della gestione dei terreni comunali ha prodotto conseguenze sorprendenti anche dal punto di vista qualitativo: in poco più di due anni sono state riscoperte specie e varietà di frutta e verdura che non si vedevano da tempo. La posta in gioco è la qualità della vita. «La vera sfida è che le persone si coinvolgano in questo processo non solo perché conviene, ma perché hanno capito che la posta in gioco è la qualità della loro vita e hanno cambiato le proprie priorità. Solo un mutamento culturale può diffondersi a macchia d’olio e contagiare l’intera società» (Cristiano Bottone).
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