L´Onu ai Paesi ricchi: rispettate impegni per climate change e sviluppo sostenibile
LIVORNO. In preparazione del summit di alto livello sugli obiettivi del millennio per lo sviluppo (Millennium development goals, Mdg) dell´Assemblea generale dell´Onu, che inizieranno il 25 settembre, a New York è iniziato un dibattito preparatorio durante il quale l´Assemblea delle Nazioni Unite ha adottato una dichiarazione che chiede ai Paesi ricchi di agire per eliminare la povertà in Africa.
La "Dichiarazione politica sui bisogni dell´Africa in materia di sviluppo", conferma i bisogni particolari del continente e gli Stati membri dell´Onu si dichiarano «preoccupati per il fatto che l´impegno di raddoppiare l´aiuto all´Africa entro il 2010, formulato al summit del G8 di Gleneagles, non sarà raggiunto, al ritmo attuale. Noi chiediamo la realizzazione di tutti gli impegni in materia di assistenza pubblica allo sviluppo, compreso quello preso da numerosi Paesi di realizzare l´obbiettivo di destinare lo 0,7% del loro Pil all´aiuto pubblico allo sviluppo entro il 2015, di cui tra lo 0,15 e lo 0,20% ai Paesi meno sviluppati». L´Assemblea generale dell´Onu si dice preoccupata per il fatto che «la parte dell´Africa nell´economia mondiale non è che del 2%» e si impegna a «raddoppiare gli sforzi per portare a termine il ciclo di negoziati di Doha sul commercio internazionale».
Ma l´Onu non ragiona solo di commercio, sottolinea che «Il cambiamento climatico ha delle implicazioni gravi per lo sviluppo sostenibile» ed è preoccupata perché l´Africa è colpita «dai più grandi effetti negativi del cambiamento climatico, mentre emette meno gas serra». Il neo-presidente della sessantatreesima Assemblea generale dell´Onu, il nicaraguense Miguel d´Escoto (Nella foto), ha ricordato che la sessione dell´Assemblea delle Nazioni Unite farà il punto sulle solenne promesse fatte nel 2000 dagli Stati membri durante il "Millennium summit" di porre rimedio alle «irreparabili ingiustizie della storia e i danni inerenti la colonizzazione».
Per D´Escoto l´Africa ha fatto progressi democratici considerevoli ma le sfide sono ancora enormi, se è vero che il debito estero africano è diminuito «le condizioni inique ancora imposte dalle istituzioni di Bretton Woods hanno l´effetto perverso di impedire la messa in opera dei programmi di riduzione della povertà e di erodere le condizioni di vita di decine di milioni di persone». D´Escoto ha invitato «i Paesi ricchi a raddoppiare gli sforzi perché l´assistenza ufficiale allo sviluppo, che è passata dallo 0,33% del loro Pil nel 2005 allo 0,28% nel 2007, si avvicini all´impegno dello 0,7% preso al sommit di Monterrey».
D´Escoto ha anche chiesto ai membri del G8 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Russia, Unione Europea ed Usa), «Con tutta la forza conferita dalla sua posizione di presidente dell´Assemblea generale, di rispettare i loro impegni presi a Gleneagles nel 2005 di raddoppiare la loro assistenza pubblica allo sviluppo entro il 2010». Poi ha pesantemente criticato le sovvenzioni dei Paesi sviluppati alla loro agricoltura e soprattutto l´insabbiamento dei colloqui di Doha sulla liberalizzazione degli scambi agricoli: «Quelli che promuovono il liberalismo estremo cambiano tono al primo segno di minaccia della loro potenza».
Il presidente dell´Assemblea generale dell´Onu si è appellato alle «solidarietà fraterna per far fronte alla crisi alimentare, che ampli le poche speranze che si hanno di ridurre entro il 2015 il numero di Africani che soffrono la fame». Il presidente della sessantatreesima Assemblea generale dell´Onu si è appellato «al trasferimento delle tecnologie necessarie alla sicurezza alimentare ed all´adattamento alle conseguenza devastatrici del cambiamento climatico. Il principio di responsabilità condivisa ma differenziata di fronte allo sviluppo sostenibile mette i Paesi sviluppati di fronte ad un obbligo morale e giuridico di rispettare i loro impegni». E ha ricordato «Le ricchezze generate a vantaggio delle multinazionali dall´estrazione di risorse a partire dalla terra, dalla carne e dal sangue dell´Africa, senza produrre in cambio investimenti diversificati».
Per il segretario generale dell´Onu, Ban Ki-moon, occorrono 72 miliardi di dollari all´anno di finanziamenti esteri per realizzare gli Obiettivi del millennio per lo sviluppo entro il 2015. Una somma che sembra molto elevata in tempo di crisi del capitalismo liberista e di rimbalzi schizofrenici del petrolio, ma che secondo Ban «non è fuori portata, se si considera che l´anno scorso i Paesi dell´Ocse hanno speso 267 miliardi di dollari solo per le loro sovvenzioni agricole. In questo contesto, i prezzi della regolamentazione della crisi alimentare, della lotta contro il riscaldamento climatico e dell´assistenza a milioni di persone ad uscire dalla povertà estrema in Africa, sembra un buon affare. Deve essere anche garantita l´integrazione dell´Africa nell´economia mondiale».
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