2030: un mondo sempre più assetato
Con gli attuali tassi di sviluppo demografico e in assenza di mutamenti nei regimi alimentari, nei prossimi decenni l’acqua diventerà una risorsa sempre più preziosa
Una crescita insostenibile dei consumi idrici La chiamano anche oro blu, tanto che, secondo più di un analista, le guerre del futuro non saranno per il petrolio, bensì per l'acqua. Per il controllo di una fettina, più o meno grande, delle riserve mondiali di acqua effettivamente disponibili per l'uomo, all'incirca 13.000 di km cubi. Un'inezia rispetto al totale dell'acqua contenuta nel pianta, ben 1,4 miliardi di km cubi, in grandissima parte però salata o sotto forma di ghiaccio o neve. Questa visione, alla luce delle macrotendenze in corso, appare piuttosto realistica. Negli ultimi 100 anni, ad esempio, secondo il World Water Assessment Programme dell'Unesco, i consumi d'acqua sono aumentati proporzionalmente ad un tasso doppio rispetto all'incremento della popolazione mondiale. E guardando al futuro, questo trend aumenterà in proporzione geometrica. Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente, entro il 2050, quando la popolazione mondiale raggiungerà i 9 miliardi, servirà il doppio dell'acqua utilizzata attualmente per garantire la sicurezza alimentare della popolazione. Un fabbisogno che continuerà ad essere assorbito per la maggior parte da un'agricoltura sempre più "assetata". Se infatti permarranno le stesse attività agricole, i regimi alimentari attuali e se continuerà a crescere l'urbanizzazione (come tutto fa pensare), la quantità d'acqua necessaria per l'agricoltura, aumenterà dal 70% al 90%. Una situazione difficilmente sostenibile. (link o richiamo ad acqua virtuale)
Lo stress idrico di oggi... In prospettiva dunque l'acqua sarà un bene sempre più prezioso. Ma già oggi il pianeta deve fare i conti con una sete crescente. Solo per dare un'idea, il 41% della superficie terrestre è considerata "arida". Guardando invece alla popolazione, circa 900 milioni di persone non hanno disponibilità di una quantità d'acqua potabile sufficiente a soddisfare i propri bisogni elementari (dai 20 ai 50 litri al giorno per dissetarsi, cucinare e lavarsi), mentre ben 2,6 miliardi di persone, non possiede adeguati servizi igienico-sanitari. Fra le aree del pianeta a maggiore stress idrico, vale a dire prive d'acqua rispetto a standard minimi di utilizzo, rientra ovviamente l'Africa. L'Amref (African Medical and Research Foundation) ricorda, che nell'Africa Subsahariana, il 40% della popolazione non ha accesso dell'acqua potabile e a questa privazione si accompagna spesso l'insorgenza di importanti patologie anche mortali. Ma l'impatto, secondo l'Associazione, è anche di tipo sociale. Nel Continente Nero infatti, ogni anno vengono sprecate circa 40 miliardi di ore di lavoro solo per andare ad attingere acqua (per lo più da fonti contaminate): un peso sociale che ricade soprattutto sulle donne e sulle bambine, con effetti disastrosi: incuria dei figli, mancanza di igiene domestica, assenteismo scolastico.
...e di domani Nel prossimo futuro, indicativamente attorno al 2030, quasi metà della popolazione mondiale (oltre 3 miliardi di persone a quella data) vivrà in aree ad altro stress idrico. Questa situazione sarà spinta principalmente da due fenomeni: i cambiamenti climatici in atto e la brusca crescita della popolazione mondiale (che continuerà a concentrarsi in aree urbane).
Gli effetti del riscaldamento globale Un ruolo decisivo sul futuro delle risorse idriche sarà giocato dagli effetti del riscaldamento globale. L'acqua è infatti il bene più esposto ai cambiamenti dell'ecosistema della terra e a quelli umani. Diverse regioni del mondo potranno andare incontro a fenomeni intensi di siccità, allo scioglimento dei ghiacciai, all'innalzamento dei mari e alla diminuzione delle piogge. La variazione delle temperature e delle piogge potrà avere un'influenza drammatica sulla disponibilità di acqua, incrementando la frequenza e la portata di fenomeni estremi come quello della siccità e delle inondazioni. A titolo di esempio, a causa dei cambiamenti climatici si stima che i ghiacci dell'Himalaya, che garantiscono la maggior risorsa idrica dell'Asia, si riducano di circa il 20% entro il 2030.
La crescita della popolazione urbana Oltre ad un'agricoltura sempre più "idrovora", sarà anche l'aumento dei consumi domestici a determinare la scarsità d'acqua, a causa della crescente urbanizzazione mondiale, concentrata in particolare nei paesi poveri o in via di sviluppo. Si stima, ad esempio, che in Africa e in Asia gli abitanti delle città raddoppieranno. La popolazione urbana aumenta infatti al ritmo di 2 persone al secondo e si prevede che entro 20 anni il 60% della popolazione mondiale vivrà nelle città, contro il 50% attuale. Per compensare la mancanza di acqua che colpisce una percentuale sempre maggiore della popolazione sempre più saranno dunque necessarie nuove tecnologie e nuove politiche in particolare nelle città. Nelle zone urbane già ora 830 milioni di persone mancano dei servizi di base di approvvigionamento idrico e ciò rappresenta la seconda causa di mortalità infantile e contribuisce alla mortalità delle madri anche perchè gli investimenti in infrastrutture idriche non hanno seguito il ritmo dell'urbanizzazione.
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