c La Danimarca al 100% ad energie rinnovabili entro il 2050 con l'accordo di destra e sinistra - 11/04/2012 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 11/04/2012]
[Categorie: Ecologia;Economia;Politica; ]
[Fonte: Greenreport.it]
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La Danimarca al 100% ad energie rinnovabili entro il 2050 con l'accordo di destra e sinistra
La gente in India e Cina vuole avere una macchina, vuole viaggiare. Ecco perché siamo venuti fuori con la chiara ambizione di voler essere indipendenti dai combustibili fossili: quindi non saremo esposti alle grandi fluttuazioni dei prezzi dell'energia.

La Danimarca ha annunciato che entro il 2050 tutta la sua energia sarà prodotta da fonti rinnovabili. Il progetto del governo di sinistra danese è condiviso anche da Lykke Friis, la portavoce del  Partito liberale danese, e da tutta l'opposizione di centro-destra, che hanno  detto per quel che riguarda il loro appoggio incondizionato alle energie alternative: «Non siamo solo hippies. Se non stiamo attenti a quel che facciamo, avremo un aumento del prezzo dell'energia, semplicemente perché la gente in India e Cina vuole  avere una macchina, vuole viaggiare. Ecco perché siamo venuti fuori con la chiara ambizione di voler essere indipendente dai combustibili fossili: quindi non saremo esposti alle grandi fluttuazioni dei prezzi dell'energia».  

Il 100% di rinnovabili verrà raggiunto con un mix energetico in un Paese che produce già il 20% della sua energia con l'eolico ed altre energie rinnovabili. La Danimarca intende aumentare la produzione di energia solare e da biomasse.

La destra danese, che è stata al lungo al governo, fa un discorso spietatamente pro-business e non ha mai preso seriamente in considerazione l'energia nucleare che vede una forte opposizione sia dei partiti politici che dell'opinione pubblica.  Per  questo, molto tempo prima di altri Paesi, la Danimarca ha iniziato a sviluppare le energie rinnovabili, ed ora è un leader mondiale del settore, in particolare per l'eolico.

La Bbc è entrata nella centrale di Avedøre,  gestita dalla più grande compagnia energetica danese, la Dong Energy, alla periferia di  Copenhagen, vengono prodotti quasi 1 .000 megawatt di energia da fonti rinnovabili, sufficienti per 250.0000 abitazioni.  Parte dell'energia viene dalle gigantesche turbine eoliche costruite nel Baltico, ma la maggior parte proviene da due impianti a biomasse che bruciando paglia ed altri tipi di rifiuti industriali. 

Il vice-presidente di Dong Energy, Thomas Dalsgaard è in linea con il governo: «E' una grande trasformazione della società - ha detto alla Bbc - Riteniamo che il futuro non sia basato sul carbone, ma è difficile: dobbiamo realizzare un nuovo modo per far funzionare il business».

La sfida maggiore è quella dello stoccaggio dell'energia prodotta da fonti rinnovabili, da utilizzare quando il sole non splende e il vento non soffia, ma anche il collegamento alla rete dei grandi impianti eolici offshore presenta molte difficoltà strutturali.  «Saranno necessari ingenti investimenti -  dice Erik Kristofferson di  Energinet, che gestisce la rete elettrica della Danimarca - E questi investimenti sono necessari ora. E' una scelta politica, ma crediamo che possa essere fatta».

L'unica voce stonata sembra quella di Bjorn Lomborg, strenuo oppositore delle energie rinnovabili, «Innalzare pale eoliche ci fa sentire bene... Ma questo ridurrà la crescita economica. L'energia verde è molto più costosa rispetto ai combustibili fossili. Dobbiamo risolvere il cambiamento climatico passando dal  molto inquinante carbone al molto meno inquinante gas» Lomborg è un fan del "gas shale" che definisce «Una nuova e generosa fonte di energia».

Ma sui  quantitativi di gas davvero imprigionati negli scisti ci sono opinioni diverse e gli oppositori portano l'esempio della Polonia che fino a poco tempo assicurava che lo shale gas avrebbe potuto coprire molto del  suo fabbisogno energetico, ma poi ha dovuto rivedere al ribasso le sue stime.

Inoltre, la verde Danimarca difficilmente accetterà il "fracking", il procedimento per estrarre gas dagli scisti che molti accusano di provocare gravi danni ambientali, inquinamento  delle falde idriche e piccoli terremoti. 

Il ministro dell'energia danese, Martin Lidegaard, non pensa che il gas degli scisti sia una soluzione, al pari degli altri combustibili fossili: «Il suo prezzo potrebbe essere altrettanto volatile. Il rischio di vedere esplosioni dei prezzi delle risorse è presente. Quello che vogliamo è garantire un approvvigionamento energetico stabile, pulito ed economico. Non possiamo calcolare il prezzo di una transizione completa alle energie rinnovabili, ma ha ancora un senso finanziario, e non solo per la Danimarca. Sono sicuro al 100% non solo che altri Paesi possano farla, ma che la faranno, semplicemente a causa dello sviluppo dei mercati Ognuno dovrà trovare le proprie soluzioni, ma accadrà».

La nuova politica della Danimarca per il 100% di energie rinnovabili deve ancora essere discusso dal Parlamento di Copenhagen, ma praticamente tutti i parlamentari sosterranno il passaggio alle green  economy spinta. Dopo di che comincerà il vero lavoro: trasformare l'ambizioso obiettivo in una concreta realtà che metta la piccola Danimarca alla testa della rivoluzione energetica verde, condivisa dai "rossi" e dai "neri".

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