Verso il G8: Vandana Shiva, no alla monocultura della mente
Biodiversità, Desertificazione, Acqua, Cibo e Diritti Umani. Sono state queste le tematiche di una tre giorni di confronto tra scienziati e studiosi provenienti da tutto il monto, riunitisi a Sassari lo scorso fine settimana. Primo di una serie di eventi organizzato dalla Regione Sardegna e dalla Facoltà di Agronomia della città sarda, con lo scopo di iniziare a discutere di tematiche importanti e portare al tavolo del prossimo G8 - che si terrà alla Maddalena il prossimo anno - le proposte alternative di una parte della comunità scientifica e della società civile.
“Il mercato non è tutto, ci sono cose che non possono essere regolate dal mercato, come l'ambiente, l'acqua, i beni comuni”. Con queste parole il Presidente della Regione Sardegna Renato Soru, ha accolto Vandana Shiva - fisica indiana, ecologista, ma sopratutto attivista per i diritti umani - ospite d'onore al convegno.
L'intervento della Shiva ha focalizzato l'attenzione sull'importanza che hanno l'agricoltura e sopratutto la preservazione della biodiversità nella lotta ai cambiamenti climatici, alla fame di intere popolazioni, alla desertificazione, al problema dell'acqua e alla mancanza di diritti umani nel mondo. Un tema trasversale che se affrontato in maniera globale - secondo l'ecologista indiana - aiuterebbe se non a risolvere, almeno a mitigare gli effetti negativi. “Negli ultimi tre decenni abbiamo visto come tutto possa essere trasformato in merce: oggi le grandi crisi finanziarie ci fanno capire che questo non è possibile. Sono i mercati finanziari e le speculazioni che alla lunga portano alla desertificazione e alla perdita della biodiversità”.
Racconta quello che è successo nella sua terra, l'India, luogo che per primo ha visto l'applicazione dei dettami della Rivoluzione Verde e dove sono stati introdotti gli organismi geneticamente modificati: “Tra il 1965 e il 1970 sono state portate le nuove sementi in India. Oggi però in quei luoghi la terra si ribella, dove c'erano coltivazioni ora c'è il deserto, in quelle che erano le zone più fertili ora sono scoppiati i conflitti, c'è un altissimo tasso di suicidi tra i contadini, tanto che in alcune zone si parla di seme del suicidio”.
Dura la critica poi alle istituzioni internazionali e alle multinazionali: “Sono la Banca Mondiale e la fondazione Bill Gates a fomentare tutto questo” – denuncia Shiva. “Non dimentichiamo che i semi geneticamente modificati devono essere brevettati e l'Organizzazione Mondiale per il Commercio (Wto) è stata creata anche per questo. Io - continua la Shiva - lavoravo già da prima su questi temi e ricordo come la Monsanto abbia cantato vittoria per la creazione del Wto, erano soddisfatti che venisse impedito ai contadini di avere i semi, ma l'imposizione dei brevetti abbia li abbia costretti ad acquistarli. Per le multinazionali è importante vendere le sementi e non essere governate dai governi”.
La riflessione è poi sui brevetti, brevetti che escludono e per far capire meglio il concetto fa l'esempio di Gandhi. “Gli indiani per esempio non potevano fabbricare il sale, perchè i britannici lo impedivano, per questo Gandhi ha fatto la sua marcia”. Oggi per Vandana Shiva la battaglia si ripropone per i semi. “La democrazia è data dai semi, la democrazia che vediamo e pensiamo noi è solo superficiale, è una monocultura della mente che non vede la diversità. I contadini devono essere liberi di coltivare i loro semi perchè in fondo noi siamo quello che mangiamo e non è solo la tecnologia a creare sviluppo, è la biodiversità ad arricchirci e ad essere più produttiva della tecnologia”.
Oggi la maggior parte delle persone che coltivano cibo muoiono di fame, un tempo erano quelle che avevano sempre scorte di cibo anche nei momenti difficili. La fame è diventata un problema strutturale perchè tutta la produzione viene acquistata dalle grandi multinazionali e i contadini non riescono ad riacquistare quasi nulla. “Chi ci guadagna sono le corporation, il disastro è già in piedi, i prezzi sono già altissimi. Lehman and Brothers ci fa notare come la mercificazione abbia coinvolto tutto, e il disastro finanziario dovrebbe farci capire come il cibo non deve essere considerato come una merce qualsiasi”.
Il villaggio ha poi per l'attivista indiana un ruolo importantissimo: “Non dobbiamo lasciare che il villaggio muoia, perchè la città non produce cibo è il villaggio a produrlo. La biodiversità è la risposta anche più flessibile alle emergenze climatiche perchè si può adattare facilmente ai cambiamenti, ma per come funzionano le cose oggi nell'agricoltura ci sono delle distorsioni, i sussidi e i monopoli fanno si che i prezzi siano sempre più alti a livello locale e sempre più bassi a livello globale, ma non c'è più nessuna relazione tra domanda e offerta e il prezzo alto dei cibi non ha relazione con i costi per produrli. Dobbiamo ricordarci che il diritto all'alimentazione è un diritto umano e tra ogm e biodiversità la scelta spetta a noi. Tiene a precisare poi che lei non è contro la globalizzazione, ne contro la tecnologia: “Io sono contro la globalizzazione stupida e la tecnologia che non tiene conto dei contesti e delle conoscenze delle popolazioni locali” - sottolinea.
Riguardo al summit internazionale che si terrà il prossimo anno in Sardegna dice: “Spero che il G8 della Maddalena possa servire ad amplificare le nostre voci. Né la rivoluzione verde, né l'ingegneria genetica ci hanno dato lo sviluppo promesso. Solo la biodiversità può garantire sviluppo”. I diritti umani - conclude la Shiva - sono ridotti, stiamo finendo per avere solo quello che avanza dalla cupidigia dei mercati e questo non è sostenibile”.
Il convegno ha visto la partecipazione di numerose personalità internazionali e si è concluso sabato mattina con la presentazione del “Manifesto sul cambiamento climatico e il futuro della sicurezza alimentare” elaborato dalla Commissione per il Futuro dell'Alimentazione e dell'Agricoltura e della ‘Carta di Sassari’, un documento con delle richieste precise da presentare al G8, frutto dei lavori del seminario, che ha coinvolto non solo gli scienziati e gli studiosi ma anche tutte le persone presenti e interessate all'iniziativa.
Altro esempio di partecipazione dal basso è stata la formazione spontanea di un gruppo di giovani che si sono formalmente impegnati a continuare a lavorare su questi temi in previsione del G8 e a coinvolgere il maggior numero di giovani possibile, segno che le tematiche sono condivise e che è necessario far sentire davvero le altre voci ai “grandi” della terra.
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