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[Data: 19/04/2012] [Categorie: Ecologia;Economia; ] [Fonte: Dire] |
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Rifiuti, il riciclo regge la crisi: l'Italia è seconda solo alla Germania È una componente chiave della green economy e impiega 500 mila lavoratori ROMA - Si è tenuta oggi a Roma presso l’Ufficio d'informazione in Italia del Parlamento europeo, alla presenza del ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare, Corrado Clini, la presentazione dello studio e del volume: 'Il riciclo ecoefficiente. L’industria italiana del riciclo tra globalizzazione e sfide della crisi' a cura di Duccio Bianchi, Istituto di ricerche Ambiente Italia. Lo studio, giunto alla sua terza edizione, è stato promosso dal Gruppo di riciclo e recupero Kyoto club e commissionato dal comparto del riciclo degli imballaggi composto da Cial, Cna, Comieco, Corepla, Rilegno e da Conai. Nel Rapporto 'Il riciclo ecoefficiente', Duccio Bianchi realizza una fotografia della filiera industriale del riciclo in Italia, che ha retto alla grande recessione e dialoga con i mercati mondiali e continentali delle materie riciclate, con molti punti di forza e una serie di sfide per il futuro. “L’Italia è leader in Europa- ha dichiarato Corrado Clini, ministro dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, nel corso della presentazione dello studio 'Riciclo ecoefficiente'- seconda solo alla Germania, nell’industria del riciclo, componente fondamentale dello sviluppo della green economy'. La strada da percorrere, ha sottolineato il ministro, 'è ancora lunga, dobbiamo ulteriormente rafforzare le leve per valorizzare il potenziale di recupero di materia e di energia, connesso al ciclo dei rifiuti, perché fa bene alla nostra economia e all’ambiente'. Strumenti come 'il 'Green Procurement' o la fiscalità verde, possono sostenere quei materiali che non riescono ancora a trovare un mercato nel sistema industriale a valle del riciclo'. I consorzi hanno raggiunto 'preziosi risultati perché hanno saputo traghettare la gestione dei rifiuti da servizio pubblico a ciclo industriale. Ora è necessario fare passi in avanti per creare competizione nella gestione efficiente dei rifiuti e, in questa prospettiva, vanno create le condizioni per una concorrenza leale tra operatori diversi nella gestione del ciclo dei rifiuti urbani e speciali”. Il sistema italiano della raccolta differenziata e del riciclo ha retto meglio di altri alla crisi. In Italia i quantitativi di materiali recuperati attraverso la raccolta differenziata e avviati al riciclo, sono rimasti su livelli sostenuti nonostante la crisi abbia fatto diminuire i consumi e la produzione complessiva dei rifiuti. In tutti i settori è cresciuto il tasso di riciclo e nei casi in cui l’industria nazionale non è stata in grado di assorbire i quantitativi di materie derivanti dal recupero, gli esuberi sono stati piazzati sul mercato internazionale, che ha un ruolo sempre più importante in questo ambito. L’industria siderurgica, con la crisi, ha registrato una riduzione dei quantitativi assoluti riciclati. Il tasso di riciclo, invece, è cresciuto enormemente passando dal 77% degli anni ante-crisi all’83% del 2009, per riassestarsi al 79% nel 2010. La produzione di alluminio primario, tra il 2008 e il 2010, si è ridotta del 30%, quella di alluminio secondario soltanto del 5%, mentre la raccolta differenziata e il riciclo degli imballaggi in alluminio nel biennio, sono cresciuti del 20%, raggiungendo nel 2010 il riciclo record del 72,4% dell’immesso sul mercato. La raccolta differenziata degli imballaggi in plastica, nel 2009 e nel 2010, è continuata ad aumentare, pur in una fase di contrazione dell’immesso sul mercato, alimentando l’industria del riciclo nazionale e, in minima parte, di ambito Ue. Nel caso specifico della carta, invece, la flessione dei livelli produttivi ha interessato anche il consumo delle materie seconde e un moderato incremento del tasso di riciclo, non è stato in grado di assorbire l’alto livello di raccolta. Le raccolte sono state assorbite dalla domanda internazionale, in particolare dalla Cina. Il settore del legno e dell’arredamento è da sempre un settore caratterizzato da un consistente riciclo. Nel settore del legno sono importanti sia i recuperi pre consumo, che i recuperi post consumo, da imballaggi e da manufatti in legno. Particolarmente importante la raccolta degli imballaggi in legno:rispetto all’immesso al consumo, il tasso di recupero è pari nel 2010 al 62,8%, il valore più elevato finora registrato. L’Italia ha una forte filiera del riciclo e recupera 33 milioni di tonnellate di materie seconde, escludendo inerti e frazione organica. E l’industria del riciclo, in termini di quantità prodotte, è chiaramente l’industria leader europea, poco dietro alla Germania, rappresentando uno dei paesi europei con la più solida base di riciclaggio. Raccogliere i rifiuti in modo differenziato e riciclarli, significa risparmiare materia, energia, acqua, evitare emissioni di sostanze tossiche e, soprattutto, di gas a effetto serra. Secondo lo studio, il riciclo in Italia ha permesso di evitare emissioni di CO2 pari a 53 milioni di tonnellate, nel solo 2010. Questo rappresenta circa il 10% del totale delle emissioni di cui è responsabile il nostro Paese in un anno. Questi vantaggi si mantengono anche se il riciclo non avviene in Italia ma le materie seconde sono esportate all’estero. Il trasporto incide, infatti, in minima parte sul processo e le emissioni dovute alle esportazioni, sono comprese tra l’8% e il 21% di quelle evitate attraverso il riciclo. Lo studio svela anche che i sistemi di raccolta differenziata spinta, come ad esempio il “porta a porta”, sebbene determinino più emissioni dovute al maggior impiego di mezzi, permettono di aumentare emigliorare la qualità e quantità di materie riciclabili e quindi compensanoquelle emissioni con i benefici ambientali del riciclo. Le materie seconde hanno ormai un mercato globale, con differenze tra un prodotto e l'altro: materie plastiche, carta, rottami ferrosi, alluminio e rame sono materie seconde caratterizzate da un mercato mondiale; legno, vetro e piombo, invece, da mercato continentale. Gli inerti hanno mercati nazionali e sub nazionali. L'export mondiale delle nove principali materie seconde vale, a dati 2010, più di 90 miliardi di dollari e le quantità complessivamente esportate sono pari a 200 milioni di tonnellate. Per far fronte all’evolversi degli scenari internazionali è quindi importante che l’Italia e l’Europa sviluppino la capacità di assorbimento delle materie prime, seconde all’interno dei mercati nazionali e continentali. Il riciclo costituisce infatti una delle componenti più dinamiche della green economy a livello europeo. Il fatturato delle attività di riciclaggio delle sette principali materie riciclabili, infatti, è quasi raddoppiato da 32,5 miliardi di euro nel 2004 a 60,3 miliardi nel 2008. E dopo la crisi economica che ha investito l’Europa alla fine del 2008, inizi 2009, nel 2010 sono riprese le quotazioni e i consumi a livelli comparabili e talora superiori al 2008. Quattro linee d’azione sono state tracciate per accelerare lo sviluppo dell’industria italiana del riciclo: Il mercato dei prodotti riciclati attraverso il cosiddetto 'green procurement', gli acquisti verdi. È oggi dimostrato che i prodotti basati sul riciclo non solo non costano di più degli analoghi prodotti da materie prime a parità di prestazioni, ma soprattutto consentono un significativo “risparmio di sistema”, considerando il ciclo d’uso e i mancati costi di smaltimento. Accesso al recupero energetico e competizione con il recupero energetico. Per i materiali trattati, il riciclo rappresenta o l’unica possibilità di reimpiego o l’opzione privilegiata coerentemente con la gerarchia comunitaria e nazionale delle forme di gestione dei rifiuti, oltre che ambientalmente ed economicamente più vantaggiosa. Integrazione di sistema per migliorare la qualità delle materie seconde recuperate, in particolare dai circuiti di raccolta post consumo. Ricerca e Innovazione. Ad esempio il riciclo dei metalli rari costituisce uno dei campi di sviluppo più sensibili e su cui, altrove in Europa e nelle altre economie avanzate già sorgono imprese specializzate. Questi metalli hanno un ruolo chiave, tra l’altro, nella produzione della micro-elettronica e nelle energie rinnovabili. La domanda stimata al 2030 di alcuni di questi metalli è pari a 2 o 4 volte la produzione del 2006. |
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