"Una Corte per crimini ambientali" dall'Italia proposta rivoluzionaria
L'iniziativa dell'Icef per la prossima conferenza di Rio de Janeiro. Un convegno a Roma analizza i benefici e le alternative di un'idea - un tribunale internazionale - che potrebbe mutare radicalmente l'approccio ai temi dell'ambiente
Il logo di Rio 20
UN'AGENZIA mondiale per l'Ambiente e una Corte Internazionale che intervenga sui crimini ambientali e sulle inadempienze dei singoli Stati, andando a colmare un drammatico vuoto legislativo. A farsi portatrice di questa idea, durante i lavori di Rio 20, dovrebbe essere proprio l'Italia. O almeno questa è la proposta dell'Icef, (I), che sta facendo pressione sul governo affinché, insieme agli altri partner europei, promuova l'iniziativa durante la conferenza Onu sullo sviluppo sostenibile in programma dal 20 al 22 giugno a Rio de Janeiro.
I dettagli del progetto - che rappresenterebbe, se attuato, una vera e propria rivoluzione - sono stati esposti al convegno ''Il ruolo dell'Italia per Rio 20'', organizzato a Roma dalla stessa fondazione e patrocinato da Roma Capitale e dai ministeri degli Affari esteri e dell'Ambiente.
"Con tutta probabilità - spiega Amedeo Postiglione, direttore dell'Icef e presidente onorario aggiunto della Corte di Cassazione - dopo Rio de Janeiro l'Unep (il programma delle Nazioni unite per l'ambiente) si trasformerà in qualcosa che potremmo chiamare Onue, dove la 'e' sta per environment, un'agenzia Onu per l'ambiente con poteri e rappresentanza adeguati".
È da quasi otto anni che la fondazione lavora seriamente a quest'obiettivo, in un percorso che ha visto protagonista anche l'europarlamentare italiano Vittorio Prodi e che è culminato in una risoluzione legislativa
approvata dal Parlamento europeo il 29 settembre 2011.
"La realtà economica - spiega ancora Postiglione - al momento è ancora più forte di quella ambientale. Società e istituzioni sono fortemente condizionate da parte di potentati economici, multinazionali e finanza internazionale, e molti Stati sull'argomento sono negligenti. Tutti si affliggono per i disastri ambientali, ma a che serve affliggersi solamente? Quando il disastro ha una rilevanza che va oltre la giurisdizione nazionale dei singoli Paesi incontra un vuoto normativo, che è possibile e doveroso venga occupato da una Corte internazionale dell'ambiente".
La Fondazione Icef ha organizzato l'incontro in Campidoglio proprio in vista della conferenza Onu in programma a Rio de Janeiro, affrontando un tema che diventa ogni giorno più attuale con oltre trenta relazioni, interventi di rappresentanti istituzionali italiani e dell'Unione europea, economisti, climatologi, magistrati, filosofi, rappresentanti delle associazioni ambientaliste e delle principali sigle impegnate nella green economy.
"Il nostro obiettivo - continua Postiglione - è quello di far esprimere ad autorevoli esponenti delle istituzioni nazionali e locali la loro opinione sull'argomento, così da costruire una 'massa critica' che faccia pressione sul governo italiano in vista dei lavori di Rio. Esistono emergenze che i singoli Paesi non posso affrontare da soli, e l'ambiente è una di queste. Per questo c'è la necessità di creare meccanismi permanenti e specifici, sia di tipo amministrativo che giudiziario''.
Un'analisi che trova consensi anche tra le alte sfere del mondo ecclesiastico, che sostengono con forza l'idea di una Corte internazionale per i crimini ambientali. "La Chiesa da tempo si batte per il riconoscimento del diritto di tutti i popoli di accedere ai beni collettivi, che non possono essere usati in modo indiscriminato ed esclusivo da parte di pochi", ha spiegato monsignor Mario Toso, segretario del Pontificio consiglio giustizia e pace nel suo intervento al convegno.
"Per raggiungere l'obiettivo -continua Toso - occorre superare la concezione meramente mercantile della gestione di beni quali l'acqua e l'energia. Ma le attuali strutture internazionali appaiono drammaticamente insufficienti. Ecco perché la Santa Sede sostiene l'esigenza di una governance internazionale dell'ambiente da raggiungere attraverso la creazione di una autorità politica mondiale e attraverso una riforma dell'Unep e della stessa Onu che, per come è concepita oggi, non è organizzata in termini pienamente democratici. Ci facciamo inoltre promotori della nascita di una vera Corte di giustizia internazionale, che possa monitorare gli impegni assunti dagli Stati e aiutare a rendere effettivo il bene comune mondiale".
Ma, passando a livello operativo, le cose ovviamente si complicano. E individuare gli strumenti migliori per raggiungere il risultato non è affatto facile. "Non so quale potrebbe essere la soluzione migliore per garantire una efficace e globale tutela ambientale" spiega Cuno Tarfusser, vicepresidente della Corte penale internazionale de L'Aja.
"Si potrebbe pensare - continua Tarfusser - a un'Agenzia internazionale dell'ambiente, che però sarebbe comunque un'autorità politica e forse risulterebbe inefficace. Una Corte internazionale sul modello della Corte di giustizia dell'Onu rischia di essere inutile perché sarebbe comunque una Corte di Stati. Creare una Corte penale ambientale europea avrebbe senso solo se fosse un traino per altre iniziative analoghe. Ecco che quindi la via migliore potrebbe essere quella di emendare lo statuto dell'attuale Corte penale internazionale, estendendo le sue competenze ai crimini ambientali".
Nonostante i suoi limiti, quest'ultima ipotesi, secondo Tarfusser, potrebbe garantire numerosi vantaggi: "Si sfrutterebbe una struttura già esistente, funzionante e dotata di una solida base giuridica. E che dispone inoltre di una competenza teorica e pratica consolidata sui crimini contro l'umanità, nonostante il concetto di crimine ambientale mondiale sia ancora tutto da scrivere".
La Corte Internazionale per l'Ambiente non dovrà però servire solo a sanzionare i crimini ambientali. ''Ci sono più di mille convenzioni internazionali, obblighi assunti dagli Stati e che gli Stati devono essere costretti a osservare con la forza della legge'', ha spiegato Postiglione. ''Serve una Corte che applichi il diritto internazionale e che intervenga sulle inadempienze''.
L'Icef è una ong riconosciuta a livello internazionale accreditata sia con le Nazioni Unite (Ecosoc e la Fao) che con il Consiglio d'Europa, è stata registrata ufficialmente a Roma come una fondazione senza scopo di lucro il 22 maggio 1992. Nel corso di questi vent'anni, che vanno dal Summit della Terra (la prima conferenza globale sull'Ambiente) al prossimo Rio 20, è stata una delle protagoniste del dibattito ecologista italiano e internazionale, collaborando con l'Unep, la Fao, l'Unesco, il Consiglio d'Europa e l'Unione europea con studi, ricerche e progetti operativi per contrastare i cambiamenti climatici e la desertificazione, tutelare la biodiversità, salvaguardare la flora e la fauna marina, selvatica e preservare il paesaggio.
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