Le Nazioni Unite confermano: “Il Bio offre benefici all’Africa”. Altro che impatto negativo sull’ambiente…
Non si è ancora spenta l’eco della “lettera” a Nature in cui si indica una resa agronomica inferiore per il Bio rispetto al convenzionale, teoria che ha dato la stura all’ipotesi che l’agricoltura biologica, se estesa in modo generalizzato, avrebbe un impatto negativo sull’ambiente, in quanto consuma moltissimo terreno, cosa che determinerebbe una maggiore deforestazione e perdita di biodiversità, con uno zoom piuttosto miope laddove servirebbe il grandangolo, che Petko Draganov, il vice segretario generale dell’Unctad, l’organo delle Nazioni Unite che presiede alle politiche di sviluppo e commercio, si lascia “scappare” una dichiarazione emblematica: “L’agricoltura biologica può offrire un’ampia schiera di benefici per i Paesi in via di sviluppo e per l’Africa in particolare, dalla sicurezza alimentare, allo sviluppo economico, alla tutela ambientale, alla salute”.
Convergere verso l’agricoltura biologica in Africa sarà, dunque, un bene per le esigenze nutrizionali del continente, per l’ambiente, per i redditi degli agricoltori, per i mercati africani e per l’occupazione.
Draganov, inoltre, nel corso della Conferenza africana sul biologico, tenutasi a Lusaka, Zambia, ha sottolineato che l’Unctad sostiene fortemente l’agricoltura biologica nel continente nero.
I tre giorni di incontro a Lusaka hanno tracciato lo sviluppo di un piano d’azione africano per il Bio destinato a stimolare l’espansione del settore e a snellire i processi di certificazione, permettendo una più efficace commercializzazione per i prodotti biologici.
Stando alle considerazioni prodotte nel corso della conferenza, l’agricoltura biologica “si adatta” bene all’Africa, in considerazione dei costi legati all’importazione e all’impiego di input chimici, al 90% di provenienza extra-continentale, della conservazione della fertilità del terreno in una regione dove il degrado dei suoli e l’espansione dei deserti sono una seria preoccupazione, del ricorso a risorse rinnovabili disponibili localmente, del forte presidio umano sull’attività agricola e pastorale.
Secondo l’Unctad, infine, l’agricoltura biologica può aumentare le rese agricole del 100 per cento o più e aiutare gli agricoltori africani a una migliore remunerazione per i loro prodotti.
Precisiamo che l’Unctad ha lavorato nell’ultimo decennio con Ifoam, la Fao e l’United Nations Environment Programme (Unep) alla riduzione degli ostacoli tecnici per gli scambi di prodotti biologici, facilitando l’armonizzazione e il riconoscimento reciproco delle norme di produzione biologica. Tra i frutti di questa collaborazione si può citare l’East African Organic Product Standard, lanciato nel 2007.
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