c Se volete, questo è un segnale della fine del petrolio - 15/05/2012 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 15/05/2012]
[Categorie: Decrescita;Ecologia;Economia;Politica; ]
[Fonte: Mondoelettrico]
[Autore: Massimo J. De Carlo]
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Se volete, questo è un segnale della fine del petrolio

E' il più grande esportatore di petrolio greggio del mondo. Chi meglio dell'Arabia Saudita è in grado di valutare quali sono i livelli delle riserve di petrolio e individuare, all'occorrenza, le strategie alternative da attuare in funzione dello svuotamento dei pozzi? Il petrolio è da decenni al centro della crescita a livello globale, quindi s'impone una strategia per ovviare a tutto quello di negativo ne può conseguire sia per i trasporti, che la produzione di energia elettrica e la produzione di materiali indispensabili per la vita moderna.

Se l'Arabia Saudita pensa alla produzione di energia elettrica da fonti alternative al petrolio, alle rinnovabili, questo è da considerare un segnale forte da non ignorare. E' preoccupante se non viene colto e capito.

Ebbene in quel Paese si pensa di pianificare la realizzazione di infrastrutture necessarie ad ottenere 41.000 MW di potenza dal solare fotovoltaico entro due decenni e per questo fine sta cercando investitori con un piano di 109 miliardi dollari di investimenti per sviluppare il settore del solare capace di generare un terzo dell'elettricità della nazione entro il 2032 e, al contempo, in grado di  risparmiare  523.000 barili di petrolio equivalente al giorno nei prossimi 20 anni..
Non sono solo sono alla ricerca di finanziamenti per la costruzione di impianti solari, ma vogliono anche sviluppare un settore sostenibile, quello dell'energia solare, che dovrà diventare un driver per l'energia domestica per gli anni a venire.
Ma non si fermano solo al fotovoltaico. Infatti, secondo voci provenienti da funzionari governativi, la Deutsche Bank ha intenzione di partecipare alla gara di appalto per aggiungere ai 1.100 MW di fotovoltaico 900 MW di solare termico nel primo trimestre del 2013. Una seconda tornata di gara verrà indetta nella seconda metà del 2014.
I produttori di petrolio del Golfo Persico stanno cercando di ridurre la loro dipendenza dai combustibili fossili per la produzione di energia per massimizzare le esportazioni di greggio  prezioso per la loro economia. Khalid al-Suliman, vice presidente della organizzazione conosciuta come Ka-care, stima che  la domanda di energia elettrica di picco Arabia Saudita raggiungerà 121.000 MW nei prossimi 20 anni, con la metà di tale energia prodotta utilizzando idrocarburi fossili.  Altre forme di energia rinnovabile come il nucleare (sic!), geotermica, saranno in grado di generare solo 21.000 MW di picco del carico richiesto entro il 2032.

Quello che dobbiamo capire è che non possiamo fare affidamento sul petrolio neppure a medio termine di tempo. Non c'è da fidarsi di quelli che dicono che sia necessario fare investimenti a breve per la ricerca di nuovi pozzi di petrolio, specialmente se si deve programmare il futuro (anche del trasporto merci e passeggeri) prossimo venturo. E' del tutto evidente che il petrolio non può contare su una miracolosa scoperta dal nulla di nuovi pozzi in grado di coprire il progressivo svuotamento dei vecchi pozzi conosciuti. Possiamo pensare che, stante questa situazione di impoverimento produttivo, il costo del petrolio possa scendere di prezzo? E' molto  più probabile che il costo aumenti, anzi, è molto più probabile, certo, che si assista a repentine impennate (come abbiamo visto  negli ultimi anni) con delle brevi ricadute causate dalle varie crisi economiche sparse per il mondo con effetto domino, piuttosto che una stabilizzazione sia pur a livelli altri di prezzo. Quindi, almeno nel settore automotive del trasporto persone e cose, la soluzione c'è ed è rappresentata dai veicoli elettrici del tutto svincolabili dalla ghigliottina dell'energia prodotta direttamente e indirettamente dai derivati del petrolio.
Se i nostri governanti vogliono (o sono in grado di) capire ciò che sta loro intorno, hanno elementi concreti , evidenti segnali, (descritti all'inizio del post su articoli Bloomberg) per ragionare e programmare l'uscita graduale dalla servitù del petrolio e dei suoi derivati in particolar modo per il settore della trazione veicolare. Francamente, però, credo poco che siano capaci di cogliere la contingenza per il fatto che personalità  tecniche e/o politiche hanno una struttura mentale incapace di cogliere la necessità del cambio di paradigma necessario oggi essendo nati e cresciuti in un contesto (ed una falsa illusione) di supposta crescita infinita con energia a bassissimo costo.

La musata per terra ed il conseguente risveglio dall'illusione saranno tremendi.

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