"Il metano, una bomba a orologeria"
LONDRA
I ricercatori che lavorano nel Mar Artico stanno prendendo atto di un fenomeno particolarmente grave per il riscaldamento globale: l’accelerazione dello scioglimento dei ghiacci continentali e marini al Polo consente la fuoriuscita di milioni di tonnellate di un gas immagazzinato nel passato nei fondali dell’Oceano Artico, il metano, 20 volte più dannoso per l’ambiente del diossido di carbonio, e che accelera ulteriormente il processo di fusione delle calotte polari e dei ghiacci marini.
Il quotidiano britannico The Independent, che oggi dà grande risalto ai risultati preliminari cui sono giunti i ricercatori, spiega come le ingenti scorte di gas metano stiano affiorando in superficie sulle acque dell’Oceano artico, aumentando la concentrazione dei gas ad «effetto serra» in atmosfera e favorendo il riscaldamento dell’Artide e dell’intero pianeta. Secondo gli scienziati, l’improvviso rilascio di metano è stato causa in passato di un rapido aumento delle temperature globali e di drammatici cambiamenti climatici. I ricercatori a bordo della nave che ha seguito tutta la costa settentrionale della Russia hanno rilevato fortissime concentrazioni di metano - talvolta 100 volte superiori ai livelli attuali - in numerose aree vaste migliaia di chilometri quadrati dell’Oceano artico di fronte alle coste siberiane.
Negli ultimi giorni gli scienziati hanno visto alcune zone di mare con numerose bolle di gas metano provenienti dal basso, una sorta di «ciminiere di metano» direttamente dal fondo marino. A loro parere questo significa che gli strati sottomarini di permafrost (suolo perennemente congelato) che fungono da coperchio per evitare che il gas fuoriesca, si sono ormai sciolti, permettendo al metano di uscire dai depositi in cui è intrappolato dall’ultima era glaciale. Il metano è un gas con conseguenze sull’effetto serra venti volte superiori rispetto al diossido di carbonio e il suo rilascio potrebbe innescare una spirale di riscaldamento difficilmente arrestabile.
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