c L’Enel colpisce ancora: Russia, Romania e Albania - 31/05/2012 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 31/05/2012]
[Categorie: Ecologia;Economia; ]
[Fonte: A sud]
[Autore: Stefano Vito Riccardi]
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L’Enel colpisce ancora: Russia, Romania e Albania

 


Come si sta comportando il gigante dell’energia italiano in Paesi che conoscono fin troppo bene la corruzione politica, la repressione e le immense differenze sociali come quelli dell’ex blocco sovietico?

RUSSIA – In Russia il progetto dell’ENEL consiste nella realizzazione di una nuova centrale nucleare nell’exclave russo di Kaliningrad, sul Mar Baltico ed entrerà in produzione tra il 2016 e il 2018. Questa proposta ha già ricevuto molte critiche a causa di una documentazione presentata scarsa ed incompleta e a causa dell’intenzione di destinare una quota rilevante dell’energia prodotta non al mercato ma per ai vicini mercati europei.

Va considerato che la località scelta ha sollevato enormi dubbi all’interno della comunità scientifica e della popolazione locale, dal momento che le acque sotterranee presenti nella zona non sono abbastanza in profondità per garantire la sicurezza dell’impianto ed escludere il rischio di contaminazione delle falde. Ulteriore preoccupazione è suscitata dal fatto che il futuro impianto nucleare dovrebbe essere costruito in una zona di importante traffico aereo internazionale, ma i suoi reattori non sono progettati per resistere ad un impatto di grandi dimensioni in caso di incidente aereo o attentato.

Per quanto riguarda l’approvazione della popolazione locale a tale progetto l’organizzazione ambientalista russa Ecodefense ha realizzato un sondaggio tra gli abitanti della zona: Il risultato è che il 67% della popolazione interpellata è contraria al progetto che è stato giudicato inutile, dannoso e finanziariamente rischioso. A nessuna utility europea, infatti, l’affare con lo Stato Russo sembra vantaggioso, nessuna eccetto ENEL, che ha confermato il suo interesse sottoscrivendo l’accordo. Inoltre, sempre secondo Ecodefense, non sono state fornite informazioni chiare sulle modalità di gestione delle scorie derivanti dalla centrale, sullo smantellamento dei reattori, sugli eventuali rischi associati a incidenti, né su strategie di evacuazione della popolazione proprio in caso di incidenti.

ALBANIA – In Albania, invece, il progetto della compagnia italiana la centrale consisterebbe in due unità  produttive alimentate a carbone da 800 MW. Accompagnate dalla costruzione di un molo per lo scarico di carbone (sudafricano) via mare, di una rete di trasmissione sottomarina di collegamento con l’Italia e di un allaccio alle sottostazioni di Tirana. Pur in assenza di delibere e provvedimenti attuativi da parte dell’esecutivo sul progetto, il Governo albanese ha già indicato il proprio sostegno alla realizzazione di un collegamento ferroviario fra il parco energetico e la rete ferroviaria nazionale.

Il progetto ha ricevuto una dura opposizione da parte di gruppi ambientalisti albanesi e delle comunità locali. Attraverso un’analisi indipendente commissionata da Ekolevizja sono state rilevate almeno 25 omissioni e manchevolezze nella VIA (valutazione degli impatti ambientali) ufficiale: scarsa considerazione per gli scenari energetici alternativi al ricorso al carbone, analisi inadeguata delle emissioni di diossido di carbone, totale assenza di un’analisi degli impatti socio-economici del progetto e di un piano di monitoraggio. La perizia indipendente e l’opposizione delle comunità locali hanno spinto la Municipalità di Durres a schierarsi ufficialmente contro il progetto nell’Aprile del 2009.

L’area di Porto Romano è stata inserita dall’Environment  Programme delle Nazioni Unite tra i cinque siti più inquinati dell’Albania. La stessa VIA(valutazione degli impatti ambientali) commissionata dall’ENEL evidenzia come già attualmente l’inquinamento atmosferico dell’area di Durres superi di gran lunga gli standard nazionali il quale sarà ulteriormente superato una volta costruita la nuova centrale.

Le comunità locali e l’opposizione ambientalista tengono a sottolineare che l’alternativa esiste poiché la centrale di Porto Romano non è stata ancora realizzata e gli sforzi possono essere ancora concentrati sull’attenzione all’efficienza energetica e al ricorso a un modello di sviluppo energetico sostenibile che consideri come prioritarie le fonti rinnovabili e la domanda energetica nazionale.

ROMANIA – In Romania, infine, l’impianto prevede l’uso di carbone importato dall’Ucraina e produrrà fino a 800 megawatt di energia e sarà situato nella zona di Galati. La zona, oltretutto, è “tax free zone”  e quindi non ci sarà la normale redistribuzione dei profitti con la popolazione locale attuata attraverso, appunto, le tasse.

La centrale dovrebbe sorgere a pochi chilometri di distanza dalla riserva naturale di Natura 2000, la quale detiene lo status di parco nazionale e sito comunitario. Inoltre nella città di Galati sono già molto elevati i casi di bambini con problemi respiratori, a causa dell’alto livello di inquinamento provocato dalla decennale attività della Sidex, un’acciaieria Indiana. Un problema che la centrale a carbone non farà altro che aumentare.

Considerando che il progetto avrà degli impatti ambientali addirittura transfrontalieri, le autorità moldave e ucraine hanno subito reso nota l’intenzione di organizzare dibattiti pubblici in merito alla questione. Invece le autorità Romene nel luglio del 2011 hanno concesso il cambio della destinazione d’uso dell’area da “destinata a uffici e altre attività” ad “area per finalità industriali”, prevedendo quindi la possibilità di realizzare un impianto come quello proposto dall’Enel. Ma Nel novembre del 2011 in Romania si è poi tenuta una consultazione pubblica a cui hanno partecipato esponenti delle autorità e della società civile e il Consiglio Scientifico della Riserva di Natura 2000, che può contare tra i suoi membri rappresentanti del ministero dell’Ambiente, dall’Accademia Rumena e di varie università, che hanno manifestato la loro completa avversione alla realizzazione dell’opera. Lo scorso febbraio l’Enel ha presentato il suo studio sugli impatti ambientali al Governo ed è attualmente in attesa di una risposta formale.

Stefano Vito Riccardi

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