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[Data: 12/07/2012] [Categorie: Alimentazione;Ecologia;Economia;Equità;Pace;Politica; ] [Fonte: Unimondo.org] |
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RIO 20: la grande inversione a U
Rio de Janeiro è una città di inversioni a U. Il segnale stradale più frequente è “Retorno”, inversione. E Rio 20 ha seguito quello schema. E’ stato una grande inversione a U in termini di responsabilità umana di proteggere i processi che proteggono la vita sul pianeta. Vent’anni fa, al Vertice della Terra, furono firmati accordi legalmente vincolanti per proteggere la biodiversità e prevenire un cambiamento climatico catastrofico. La Convenzione sulla Biodiversità Biologica e la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico spronarono i governi a cominciare a modellare leggi e politiche per affrontare due delle più significative crisi ecologiche del nostro tempo. Il programma per Rio 20 sarebbe dovuto consistere nel valutare perché l’attuazione dei Trattati di Rio sia stata inadeguata, nel riferire come le crisi sono peggiorate e nel proporre obiettivi legalmente vincolanti per evitare un peggioramento della crisi ecologica. Ma l’intera energia del processo ufficiale è stata concentrata su come evitare qualsiasi impegno. Rio 20 sarà ricordato per quel che ha mancato di fare in un periodo di crisi gravi e multiple, non per quel che ha realizzato. Sarà ricordato per aver offerto un salvataggio a un sistema economico in fallimento mediante l’”Economia Verde”, un’espressione in codice per la mercificazione e la finanziarizzazione della natura. I movimenti ambientalisti e per la giustizia sociale hanno rifiutato in modo categorico l’”Economia Verde”. Un sistema finanziario che è crollato a Wall Street nel 2008 e ha dovuto essere salvato con trilioni di dollari dei contribuenti e continua a essere salvato mediante misure d’austerità spremendo le vite della gente, è ora proposto come salvatore del pianeta. Attraverso l’Economia Verde viene fatto un tentativo di tecnologicizzare, finanziarizzare, privatizzare e mercificare tutte le risorse e i sistemi viventi della Terra. Questa è l’ultima competizione tra una visione del mondo come Impero dell’Uomo sulla Terra, che distrugge la vita, e una visione del mondo di armonia con la natura e di riconoscimento dei Diritti di Madre Terra che protegge la vita. Ho portato dall’India 100.000 firme per la Dichiarazione Universale dei Diritti di Madre Terra e le ho consegnate al Segretario Generale dell’ONU Ban Ki Moon. E’ un riflesso della perseveranza e della forza dei movimenti che, mentre il testo finale fa riferimento all’Economia Verde, ha anche un articolo che si riferisce alla Madre Terra e ai Diritti della Natura. L’articolo 39 afferma: “Riconosciamo che il pianeta Terra e i suoi ecosistemi sono la nostra casa e che Madre Natura è un’espressione comune in numerosi paesi e regioni e osserviamo che alcuni paesi riconoscono i diritti della natura del contesto della promozione dello sviluppo sostenibile. Siamo convinti che, al fine di ottenere un giusto equilibrio tra le necessità economiche, sociali e ambientali delle generazioni attuali e future, è necessario promuovere l’armonia con la natura.” E’ questo, in realtà, il quadro dello scontro di paradigmi che ha dominato Rio 20: il paradigma dell’economia Verde, da un lato, per proseguire nell’economia dell’avidità e del saccheggio delle risorse e, dall’altro, il paradigma dei Diritti di Madre Natura, per creare una nuova economia di sostentamento in cui siano difesi e condivisi i doni della Terra. Mentre il processo di Rio 20 ha proceduto a passi di gambero, alcuni governi si sono in realmente mossi in avanti per creare un nuovo paradigma e una nuova visione del mondo. L’Ecuador spicca per essere stato il primo paese a includere i Diritti della Natura nella sua Costituzione. A Rio 20 il governo dell’Ecuador mi ha invitato a unirmi al Presidente per l’annuncio dell’iniziativa Yasuni, mediante la quale il governo lascerà il petrolio sottoterra per proteggere la foresta amazzonica e le comunità indigene. Il secondo governo che si è distinto nella comunità delle nazioni è il nostro minuscolo vicino, il Bhutan. Il Bhutan è andato oltre il PIL come misura di progresso e ha adotta l’indice di Felicità Nazionale Lorda. Più significativamente il Bhutan ha riconosciuto che il modo più efficace per far crescere la Felicità è coltivare organicamente. Come ha detto il primo ministro del Bhutan alla conferenza di Rio: “Il Governo Reale del Bhutan, per parte sua, promuoverà e proseguirà incessantemente il suo sforzo di realizzare i sogni che condividiamo di riunire un movimento globale per tornare all’agricoltura organica in modo che i raccolti, e la terra su cui crescono, diventino realmente sostenibili e in modo tale che l’agricoltura contribuisca non al degrado, bensì alla resurrezione e alla rivitalizzazione della natura.” La maggior parte dei governi è rimasta delusa dal risultato di Rio 20. I movimenti erano arrabbiati e hanno protestato. Più di 100.000 persone hanno marciato per dire che non è questo “Il futuro che vogliamo”, titolo del testo di Rio 20. Considero Rio 20 come una parentesi quadra (gergo dell’ONU per indicare un testo non concordato che spesso è cancellato). Non è il passo finale, solo una punteggiatura. La democrazia e i processi politici decideranno l’esito vero della storia e il futuro della vita sulla Terra. La nostra volontà e le nostre azioni collettive decideranno se le imprese riusciranno a privatizzare l’ultima goccia d’acqua, l’ultima foglia d’erba, l’ultimo acro di terra, l’ultimo seme, o se i nostri movimenti saranno in grado di difendere la vita sulla Terra, compresa la vita umana, nella sua ricca diversità, abbondanza e libertà
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