Crisi mondiale: opportunità per l´ambiente e per un nuovo modello economico
BARCELLONA. Il crollo finanziario in quasi tutto il mondo industrializzato può essere un´opportunità per un nuovo modello economico che metterebbe fine alla corsa spietata al profitto, sostengono alcuni importanti economisti presenti al Congresso mondiale sulla conservazione della natura dell´Iucn a Barcellona. «Proprio adesso, i leader più conservatori del mondo industrializzato, come George W. Bush negli Stati Uniti e Angela Merkel in Germania, stanno stanziando fondi pubblici per salvare le banche dalla bancarotta», ha dichiarato all´Ips Alejandro Nadal, un economista messicano che ha partecipato al congresso. La riscoperta del ruolo dello stato come attore importante nelle questioni economiche, e la prospettiva di una nuova normativa sulle transazioni finanziarie internazionali offrono un´opportunità per ripensare il neoliberismo nel mondo in via di sviluppo. Non è solo una questione accademica, ma una faccenda estremamente politica. E può avere una dimensione ambientale». Nadal ha sollecitato l´Iucn a coordinare uno sforzo globale tra le organizzazioni della società civile per riesaminare il ruolo dello stato nell´associare le politiche macro-economiche e quelle ambientali.
L´Unione mondiale per la conservazione della natura (International Union for Conservation of Nature, Iucn ) coordinatrice del congresso di Barcellona, che proseguirà fino al 15 ottobre, è la più antica e la principale rete ambientalista mondiale, che comprende più di 1000 governi e Ong, e circa 11mila scienziati volontari in oltre 160 paesi. «È tempo che la società civile e le organizzazioni ambientaliste prendano la parola - ha detto all´Ips Pavan Sukhdev, economista indiano e coautore di ´The Economics of Ecosystems and Sustainability´ - Al contrario di altre crisi precedenti, come il crollo del mercato azionario del 1987, o la crisi valutaria degli anni ´90 in America Latina, Sud-est asiatico e Russia, la crisi attuale ha coinciso con una nuova consapevolezza dei drammatici costi ambientali del neoliberismo. Allora, quasi nessuno aveva idea della crisi ambientale che si preparava. Ma adesso sappiamo che non possiamo portare avanti un modello economico basato sulla distruzione della biodiversità e sull´abuso della maggior parte della specie umana. Adesso abbiamo il vento in poppa. E quando hai il vento a favore, navighi. E allora navighiamo verso un nuovo modello economico, che rispetti sia la natura che gli esseri umani, invece di seguire questo modello, che li distrugge».
Joan Martínez Alier, docente di economia e di storia economica presso l´università autonoma di Barcellona, ha dichiarato che la crisi economica attuale «porterà ad un cambiamento positivo rispetto all´aumento totalmente insostenibile delle emissioni di anidride carbonica (CO2) degli ultimi anni». Per gli scienziati, l´anidride carbonica è il principale gas serra prodotto dalla combustione di combustibili fossili. I gas serra sono considerati i responsabili del riscaldamento globale, e quindi del cambiamento climatico e della distruzione della biodiversità.
Secondo Alier, la crisi economica, riducendo le attività industriali e dei trasporti, rappresenta un´opportunità per spostare la traiettoria dell´economia quanto al consumo energetico e di materiali, e potrebbe perciò contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra. «La crisi presenta poi un´opportunità per riformare le istituzioni sociali nei paesi industrializzati, con l´obiettivo di vivere bene senza l´imperativo della crescita economica - ha osservato Alier - La felicità non esiste necessariamente in funzione della crescita economica, sopra un certo livello di reddito».
Ma nei paesi in via di sviluppo, la crisi economica potrebbe danneggiare l´ambiente proprio per la ragione opposta. Visto che sotto un certo livello di reddito il benessere dipende dalla crescita economica, i governi dovrebbero incrementare l´attività finanziaria indipendentemente dai suoi costi ambientali, per poter superare la crisi economica. «L´economia globale potrebbe soffrire una recessione profonda e prolungata, come conseguenza della crisi finanziaria - ha dichiarato all´Ips l´economista argentino Alain Cibils - Nell´evolversi della crisi, le priorità saranno la ripresa della crescita e dell´occupazione, e il controllo dell´inflazione, invece che la prevenzione del cambiamento climatico. Proteggere biodiversità, falde acquifere e erosione del suolo potrebbero non essere considerate priorità». Secondo Cibils, il modello economico neoliberista applicato in Argentina, Brasile, Messico e altri paesi latinoamericani dalla fine degli anni ´80 ha dato priorità alle politiche macroeconomiche volte a ridurre l´inflazione e i deficit fiscali, e ad aumentare le esportazioni, senza badare ai costi sociali ed ambientali.
«Queste politiche sono esemplificate in Argentina da un´agricoltura intensiva e permanente, concentrata su un paio di colture come soia e mais, e dove si privilegiano alti profitti a breve termine, proprio come nella globalizzazione finanziaria», ha commentato Cibils. La superficie di terra coltivata a soia è più che raddoppiata in Argentina, da sette milioni di ettari nel 1997 a 16 milioni nel 2008; mentre la superficie coltivata a grano è rimasta invariata. «Lo sviluppo della soia in Argentina è avvenuta a spese delle foreste native - ha spiegato Cibils - L´agricoltura permanente ha prodotto un grave impoverimento delle sostanze nutritive e il degrado del suolo, e una perdita sostanziale di biodiversità».
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