L´Ue, il pacchetto clima-energia e il governo italiano... ma le opposizioni chi le ha viste?
ROMA. Mentre scrivo è in corso la riunione del consiglio europeo sui mutamenti climatici. Ancora non è chiaro quali saranno le decisioni che prenderà al termine della riunione, ma due sono gli esiti possibili: confermare tutto l’impianto della direttiva sul clima e quindi la realizzazione delle tre venti entro il 2020, come ha recentemente fatto la commissione ambiente del Parlamento europeo, oppure ridimensionarlo e accettare le richieste del governo italiano che vuole impegni meno ambiziosi e soprattutto meno vincolanti.
Queste sono le alternative che si confrontano. La posta in gioco è altissima perchè se prevalesse la posizione italiana naufragherebbe la speranza che, il prossimo anno a Copenaghen, sotto la guida dell’Europa e delle sue decisioni unilaterali, prenda corpo un nuovo accordo che coinvolga il mondo intero nella lotta ai cambiamenti climatici. Un passo indietro molto grave che lascerebbe disarmato il pianeta di fronte all’aumento degli eventi estremi dovuti al riscaldamento globale.
La risposta data ieri da Barroso alle richieste del nostro governo sembra abbastanza rassicurante: la conferma di tutti gli obiettivi della direttiva sul clima, anche se, fra le righe, sembra esserci qualche apertura alle impresentabili pretese italiane. Nei prossimi giorni commenteremo i risultati del vertice europeo, augurandoci fin d’ora che la posizione dell’Italia venga sconfitta ed isolata.
Per farla prevalere in queste settimane la Confindustria e il suo “governo amico” hanno scatenato una massiccia offensiva contro l’unilateralismo europeo. Con una campagna mediatica imponente si sono diffusi conti truccati su quanto sarebbe costato al paese la realizzazione delle tre venti, spedito ministri nelle capitali europee alla ricerca di alleati ed infine ogni giorno i giornali e la televisione hanno trasmesso un unico messaggio agli italiani: la tutela del clima e dell’ambiente in questa situazione di recessione e di crollo finanziario è un lusso che l’Europa e tanto meno l’Italia possono permettersi.
Colpisce il silenzio dell’opposizione, anzi delle due opposizioni presenti in parlamento. I ministri ombra dell’ambiente e dell’economia non hanno replicato alle quotidiane interviste rilasciate da Scaiola, Ronchi e Prestigiacomo. E’sembrato quasi che la questione climatica, di fronte alla crisi finanziaria del mondo, non fosse più un’urgenza. A parte qualche dichiarazione non si sono viste iniziative, come la richiesta di un dibattito parlamentare, una replica sui costi effettivi, una risposta alla scelta nucleare che ieri ha addirittura visto il Pd astenersi sulla istituzione dell’agenzia per la sicurezza nucleare.
E infine la lotta al riscaldamento globale non sarà fra le priorità della manifestazione del 25 a Roma.
In poche parole è mancata una opposizione. Eppure molti sono gli argomenti per replicare al governo e alle sue posizioni. Perché ad esempio non si è risposto al lamento delle imprese sul costo eccessivo delle tre venti consigliando una lettura del rapporto Stern, dove l’economista dimostra che costerà di più, all’economia e al benessere di un paese, non fare nulla per fermare i cambiamenti climatici che decidere invece di fare?
Insomma è urgente che dall’opposizione parta un segnale preciso che faccia capire al paese che c’è la volontà politica di fermare il governo e il sistema delle imprese sia sul nucleare che sulle questioni ambientali e climatiche e che lo si può fare perché si è forti di una diversa ed alternativa strategia energetica
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