Dall´austerità di Berlinguer alla sobrietà del Sole 24 Ore?
LIVORNO. Fare di necessità virtù, recita un vecchio adagio. E questo pare essere il nuovo modello di vita che si sta proponendo per sostituire l’America style of life, passato in disuso per la grave crisi economica che ha fatto perdere l’egemonica imposizione del modello americano sino ad oggi.
Lo approfondirà domani il mensile del quotidiano economico il sole 24 ore, «Il», con scritti ed esempi che attraversano tutto il mondo occidentale.
Uno stile che sarà destinato a contrapporsi all’apparenza, all’esagerazione, al lusso privilegiando a questi una «sobrietà di pensiero e di comportamenti, di un’etica e un’estetica che consistono nella riduzione dei consumi, ma nella scelta di un consumo migliore» scrive Walter Mariotti per presentare il secondo numero di Intelligence in Life style, il magazine maschile che sarà domani in edicola abbinato al quotidiano.
Alla sobrietà richiamava qualche giorno fa anche lo stilista Giorgio Armani, che di mode se ne intende, per adeguarsi al clima di crisi attuale. Evidentemente non ascoltato dalla candidata alla vicepresidenza americana Sara Palin che pur di non rinunciare all’alta moda nell’abbigliamento scelto per la sua campagna elettorale, ha messo a carico del partito oltre 150mila dollari per acquistare abiti ed accessori griffati. Del resto Armani veste Beckam, che sarà anche un giocatore fallito, ma è una sorta di multinazionale dell´immagine, visto che il prestito gratuito per 6 mesi frutterà al Milan ritorni di immagine stimati in 13 milioni!
Sobrietà trova in realtà tra i suoi sinonimi sostantivi quali austerità, economia, serietà, essenzialità. Che ben si adattano ad affrontare la crisi economica che ormai i più definiscono la peggiore dopo quella del 29. Quindi sobrietà per poter far fronte al periodo di ristrettezze che ci aspetta può divenire un nuovo marchio, una nuovo modello da sostituire ai desueti status symbol che hanno caratterizzato, dagli anni ottanta in poi la cultura occidentale. Fatta di avere e di apparire più che di essere e di sentire.
«La sobrietà è uno stile di vita, personale e collettivo, più parsimonioso, più pulito, più lento, più inserito nei cicli naturali. La sobrietà è più un modo di essere che di avere. E´ uno stile di vita che sa distinguere tra i bisogni reali e quelli imposti». Così la definisce Francesco Gesualdi che sulla sobrietà ha scritto un libro e ne ha fatto una filosofia di vita.
Dobbiamo quindi credere che il messaggio di Francesco Gesualdi abbia fatto breccia anche nel mondo dell’economia? O è forse più realistico pensare che anche la sobrietà diventerà un nuovo status symbol, da ostentare per essere a la page? E che divenga quindi una nuova strategia di marketing per vendere ugualmente prodotti, magari diversi da Suv che consumano troppo carburante, ma comunque utili per alimentare i consumi e per far crescere un economia in declino.
Quindi una strategia niente affatto diversa da quella che l’attuale modello economico ha utilizzato per creare bisogni tali da far consumare beni. Bisogni imposti appunto, e non rispondenti ad una reale necessità. Del tutto in linea con la proposta che viene presentata anche oggi dalle associazioni del commercio di detassare le tredicesime, come la ricetta necessaria per evitare la recessione: aumentare il potere d’acquisto così da rilanciare i consumi.
O quantomeno di poterli affittare (i consumi status symbol), un´altra moda piuttosto in voga per poter ostentare un certo benessere (economico) e quindi l’appartenenza ad una determinata classe sociale, quella di chi i soldi ce li ha davvero e che poco è scalfito dalla congiuntura, come ci spiega lo studio dell’associazione italiana private banking (aipb).
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