c Divide et impera, ovvero: metti contro ambientalisti e lavoratori - 27/10/2008 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 27/10/2008]
[Categorie: Ecologia ]
[Fonte: Greenreport]
[Autore: Lucia Venturi]
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Divide et impera, ovvero: metti contro ambientalisti e lavoratori

LIVORNO. Corsi e ricorsi della storia. In piazza si ritrovano, in questi giorni, a lottare assieme studenti e insegnanti, professori e ricercatori, quindi lavoratori, per i tagli alla scuola e all’università. Per opporsi a un modello poco capace di futuro, nell’immediato e a lungo termine: tagliando oggi il posto di lavoro ad insegnanti e ricercatori e mettendo un ipoteca al domani degli studenti, a partire dagli alunni delle elementari. "La scuola è il futuro, la base di qualsiasi paese civile" è la frase che ripetono in molti. Che riassume bene il senso di una protesta contro chi a questo futuro vuole mettere una pesante ipoteca.

E mentre sulle piazze si consuma un rinnovato dialogo generazionale, con un confronto tra consapevolezze e speranze, tra pragmatismo e ricerca di nuovi ideali, in altre realtà sembra rinnovarsi, invece, un altro dualismo: lo scontro tra ambientalisti e lavoratori.
Iniziata con le proteste degli operai di Civitavecchia nei confronti degli attivisti di Greenpeace che, il 16 ottobre scorso, avevano fatto scendere due striscioni dall’alto della centrale riconvertita a carbone con su scritto “Il governo contro Kyoto” e “Mai più carbone”.
Iniziativa cui era seguita una dura polemica da parte dei lavoratori della centrale, che avevano risposto con altri scissioni, con su scritto “andate a lavorare”.

La polemica si è di nuovo aperta a Genova, dove i lavoratori Enel della centrale a carbone della Lanterna, hanno coperto con analoghi striscioni espliciti la scritta di Greenpeace “Clima killer”. Al solito “Andate a lavorare” hanno aggiunto “basta ecoballe” e “quit greenpeace”, parafrasando lo slogan della campagna contro al carbone dell’associazione ambientalista “Quit carbon”. Queste le scritte che campeggiavano sugli striscioni appesi dalle maestranze dell’Enel della centrale a carbone della Lanterna di Genova. Una risposta esplicita cui ha fatto seguito anche un comunicato del capo sezione della centrale: «Rivendichiamo il diritto al lavoro per questa nostra centrale che tanto ha contribuito allo sviluppo della nostra città. Oggi, con tutti gli adeguamenti ambientali fatti, opera nel pieno rispetto delle severe normative europee in materia di emissioni», ha dichiarato Gino Bertazzoni a nome dei colleghi.

Si rinnova quindi il dualismo tra chi –gli ambientalisti- cercano anche con azioni spettacolari di portare a tema la necessità di rivedere le politiche energetiche per offrire una possibilità di sviluppo futuro, che vale anche per le maestranze del comparto produttivo, e chi – quelle maestranze - vede in quelle istanze una minaccia al posto di lavoro. Una divergenza che sembrava attenuata negli anni scorsi, quando è risultato evidente anche al sindacato e ai lavoratori che a far chiudere le fabbriche non erano stati gli ambientalisti che chiedevano maggiori misure di tutela ambientale anche a garanzia della salute di chi in quelle fabbriche lavorava, ma la politica poco lungimirante operata dalle imprese. E’ quello che si verificato nel comparto chimico e petrolchimico, nel settore della metallurgia, nel manifatturiero in generale. E’ quello che già in parte si sta verificando- come effetto della crisi economico-finanziaria- sull’economia reale e che potrebbe avere esiti ancor più gravi nell’immediato futuro. "Tra due mesi niente più soldi per la cassa integrazione" fa sapere oggi il segretario della Cgil, e la riposta all’allarme di Epifani da parte del ministero del lavoro: "Navighiamo a vista" non mette certo tranquilli, pur essendo nient’altro che una constatazione dei fatti. E che può essere estesa all’intera politica del governo, non solo all’emergenza occupazione.

Non è da sottovalutare però il fatto che dietro al "navigare a vista" ci sia un filo conduttore ben preciso, che tende ad utilizzare l’ambientalismo come capro espiatorio per giustificare ciò che non si riesce a fare. L’ostacolo alla politica decisionista che il governo sta esercitando a botte di decreti e di voti di fiducia, in cui le istanze ambientaliste rappresentano quindi un intralcio. Un approccio che rischia di influenzare l’opinione comune, e che ha tutto da guadagnare nel mettere su fronti opposti categorie sociali (ambientalisti e lavoratori in questo caso) perchè risponde appieno al motto “Divide et impera” che ben si adatta a questo governo.

Il rischio è che questa logica, particolarmente in un momento difficile come quello attuale, possa trovare terreno fertile e riportare indietro le lancette dell’orologio alle divisioni tra gli ambientalisti e gli operai di fronte ai cancelli delle fabbriche. Facendo perdere di vista un obiettivo che ha un elemento in comune, ovvero quello di una piena occupazione scommettendo su una politica industriale che a partire proprio dalla questione energetica e dai comparti ad essa legata, sia capace di dare futuro, al pianeta e a chi lo abita

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