Anche Francia e Inghilterra si candidano a leader mondiali sulle politiche ambientali
LIVORNO. L’Italia annuncia che sarà istituita una commissione bilaterale con la Germania per studiare le criticità che si presentano per le industrie dall’applicazione del pacchetto clima ed energia dell’Ue. In pratica prende tempo. La Gran Bretagna e la Francia invece si muovono a passo spedito, per fare in modo che quel pacchetto divenga presto operativo.
La notizia che la Gran Bretagna ha adottato una legge che prevede il taglio delle emissioni dei gas che provocano l´effetto serra dell´80% entro il 2050 è infatti senza dubbio una dimostrazione di voler fare, senza perdere tempo a lamentare i danni.
La legge, che ha aumentato la percentuale dei tagli alle emissioni di Co2 (inizialmente previste in una riduzione del 60% rispetto ai livelli del 1990, entro il 2050) è stata votata ieri sera dal Parlamento e ora aspetta la firma della Regina, che però rappresenta una pura formalità.
Con questo provvedimento il Regno Unito «diventa leader mondiale nelle politiche sul clima» ha dichiarato il ministro all´energia e ai cambiamenti climatici Ed Miliband. «E´ la prima legge del genere al mondo - ha continuato il ministro inglese e ha aggiunto - Invia un messaggio chiaro a coloro che sono impegnati nelle discussioni sul clima a livello europeo e mondiale: è possibile prendere delle misure serie».
La Gran Bretagna ha deciso di aumentare i tagli alle emissioni dopo che il comitato governativo sul riscaldamento globale aveva sottolineato che i cambiamenti climatici, con le loro disastrose conseguenze, sono più rapidi del previsto e quindi i tempi devono essere ulteriormente accorciati.
Ma anche la Francia ha deciso di mettere in atto una strategia per evitare che a dicembre il pacchetto clima energia rischi di essere approvato con un atto di forza da parte della presidenza francese, con la maggioranza relativa anziché l’unanimità.
Il pacchetto di misure per attuare il piano sarà presentato ai capi di Stato e di governo della Ue al Vertice dell´11 e 12 dicembre e oltre alla Polonia altri otto paesi dell´est Europa (Ungheria, Lituania, Lettonia ed Estonia, Slovacchia, Bulgaria, Romania e Repubblica ceca) hanno concordato la linea dura polacca, cui si è aggiunta anche l’Italia che ha minacciato di non votare a favore e sta cercando di ottenere modifiche sostanziali sugli oneri che dovrà sostenere il comparto industriale, e in particolare quello energetico.
Il Financial Times ha annunciato infatti una proposta della presidenza francese per superare l´opposizione dei paesi dell´est Europa, in cui si prevede di accordare quote aggiuntive di Co2 alle industrie del settore energia dei paesi dell´est Europa in cambio di un parere favorevole dei rispettivi governi al pacchetto legislativo su clima ed energia.
Le industrie energetiche di questi paesi potrebbero beneficiare cioè di un pacchetto di quote gratis pari alla metà del volume delle loro emissioni fino al 2016, anziché, come prevede il piano originale uno scambio a pagamento di tutte le loro emissioni, a partire dal 2013.
Anche le tre Repubbliche Baltiche (Estonia, Lituania, Lettonia), scarsamente collegate alla rete elettrica europea, potranno far ricorso a questa opportunità.
Ma non altrettanto potrà fare però l’Italia, dal momento che la Francia - scrive il Finacial Times - nell´ambito delle nuove misure per l´estensione del sistema di scambio di emissioni (Emission trading system) sarebbe pronta ad offrire un’esenzione temporanea (fino al 2016) dal pagamento delle quote di Co2 solo ai Paesi che producono almeno il 60% di energia dal carbone.
La Francia si mostra comunque fiduciosa di raggiungere un accordo entro il 12 dicembre, come ha ribadito oggi Jean-Pierre Jouyet, segretario di Stato per gli affari europei, intervenendo davanti all´europarlamento a nome della presidenza francese dell´Ue.
Il Parlamento europeo non si è detto disposto però ad accettare diktat del vertice Ue, anche se la decisione fosse adottata all´unanimità. «Se vogliono un accordo - ha riferito oggi Avril Doyle (Ppe), relatrice di uno dei quattro provvedimenti che compongono il pacchetto clima ,riferendosi ai governi dei 27 - devono presentarci qualcosa di accettabile».
Doyle, che guida la delegazione dell´europarlamento impegnata in questi giorni in un difficile negoziato con la Commissione e il Consiglio sul pacchetto, ha criticato la posizione dell´Italia osservando che finora è stato difficile capire quali siano le proccupazioni di Roma. «C’è molta confusione. L´Italia- ha osservato Doyle - dice di essere d´accordo sugli obiettivi ma non su come raggiungerli, senza però proporre alternative».
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