La metà senz'acqua
Oggi è la Giornata mondiale delle toilette, e il 2008 è l'anno mondiale dei servizi igieni-co-sanitari...
Per ricordare che 2,6 miliardi di persone non hanno accesso ad alcun servizio igienico e fognario; che un sesto della popolazione mondiale attinge acqua da fonti contaminate da feci umane e animali, che metà della popolazione totale dei paesi impoveriti soffre di patologie collegate all'acqua; e che ogni sei secondi un bambino muore di diarrea. Ma il dimezzamento della popolazione che non ha accesso a questo servizio essenziale è forse il più difficile fra gli «obiettivi del Millennio» stabiliti dalle Nazioni unite, da raggiungere entro il 2015 (ma slamo terribilmente indietro su tutti). Disporre di servizi igienici è essenziale anche per dispone di acqua pulita. E questa pare un'altra «mission impossi-ble» fra gli obiettivi del Millennio. Infatti, in questi giorni alla Asia Pacific Re-gional Water Conferente in corso a Kuala Lumpur è tutto un susseguirsi di dati allarmanti. Nel 2080, causa caos climatico, ben 3,2 miliardi di esseri umani - per non dire degli altri viventi, animali ed ecosistemi - non avranno accesso all'acqua pulita. E se il 2080 ci pare troppo in là, ebbene nel 2050 i senz'acqua potrebbero essere 2 miliardi. E attualmente sono già oltre un miliardo.
La siccità e lo sconvolgimento del regime delle piogge in certe aree ridùcono la disponibilità idrica, mentre le inondazioni e i cicloni in altre aree intaccano la qualità dell'acqua; l'innalzamento del livello dei mari aumenta la concentrazione di sale alle foci di molti fiumi dai quali tanti paesi asiatici traggono l'acqua potabile; lo scioglimento dei ghiacciai perenni, poi, riduce a monte la portata dei corsi d'acqua, è l'Asia, con I suoi quattro miliardi dì abitanti, il continente dall'avvenire più problematico.
Gli esperti riuniti a Kuala Lumpur chiedono ai governi di darsi da fare per frenare il caos climatico, e nel breve periodo di proteggere le fonti d'acqua, anche costruendo infrastrutture per proteggere le coste, migliorando la gestione dei bacini idrografici, adottando nuove tecnologie per rendere disponibile e sicura una maggiore quantità di acqua. Ma si tratta anche di riformare i sistemi agricoli e industriali rendendoli meno idrovori; ed è l'enorme tema dell'acqua «nascosta» o «virtuale», risorsa necessaria per produrre ogni bene e servizio.
Intanto, pochi giorni fa alla Conferenza mondiale sulla desertificazione tenutasi in Turchia, si è discusso dello studio realizzato nel 2007 da duecento esperti di 25 paesi per il quale «senza azioni opportune, sia nei paesi del Nord che in quelli del Sud, circa 50 milioni di persone potrebbero dover lasciare le proprie terre nei prossimi dieci anni a causa della desertificazione e del degrado dei suoli». Anche qui, grande responsabile è il caos climatico. Un terzo della popolazione mondiale, due miliardi di persone, vive in aree a rischio. La brutta notizia è che piantare alberi è certo una risposta ma non basta e anzi in zone delicate potrebbe, secondo gli studiosi, mettere le risorse idriche in stato di stress ulteriore. Un contesto così seccamente problematico ci chiama tutti all'impegno, anche in Italia. Venerdì 21 alla Provincia di Roma si riunisce il Coordinamento degli eriti locali italiani per l'acqua pubblica: contro la privatizzazione dei servizi idrici entro il 2010, approvata lo scorso agosto con legge 133, articolo 23 bis, dal Parlamento. Il 22 e 23 novembre ad Aprilia si terrà II Secondo forum italiano dei movimenti per l'acqua. Dunque per la democrazia.
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