La strategia inglese
"Ridurre le emissioni è un'opportunità economica che la Gran Bretagna non si lascerà sfuggire" annuncia Gordon Brown. Le linee guida della strategia nazionale per la transizione al low carbon, che porterà 400mila nuovi posti di lavoro e farà del paese uno dei principali poli mondiali della green economy.
La Gran Bretagna creerà 400mila nuovi posti di lavoro nei settori low carbon. Lo sforzo per ridurre le emissioni è “un’opportunità economica incredibile”, che il paese non si lascerà sfuggire. Ha parlato così Gordon Brown, venerdì, nell’annunciare la strategia del governo in materia.
Se, secondo i dati presentati per l'occasione, il Regno Unito è la sesta nazione al mondo in quanto a produzione di beni e servizi a basso impatto ambientale, ora - ha dichiarato il premier britannico – il paese diverrà “la quinta potenza mondiale del low-carbon”. L’economia verde del paese che attualmente muove 107 miliardi di sterline all’anno, nei prossimi dieci anni dovrà crescere di altri 45 miliardi, facendo aumentare di 400mila gli attuali 880mila addetti.
Quattro le aree principali su cui sarà incentrata la nuova strategia, presentata Gordon Brown assieme al segretario per il cambiamento climatico, Ed Miliband e a quello per gli affari, Peter Mandelson: efficienza, miglioramento delle infrastrutture energetiche, sviluppo di trasporti low-carbon e attrazione di capitali verdi.
L’efficienza energetica, specie quando applicata agli edifici, responsabili di circa la metà delle emissioni del paese - è stato spiegato - è il modo più semplice ed efficace per ridurre le emissioni. Le aziende britanniche saranno stimolate a perseguirla con misure educative e finanziamenti, facendo così risparmiare loro circa 3,3 miliardi di sterline all’anno. Per quanto riguarda le infrastrutture invece si è parlato di “smart grid”, la rete elettrica intelligente che dovrà gestire la domanda tramite nuove tecnologie digitali e accogliere e coordinare sia l’energia discontinua dei grandi campi eolici off-shore che quella non modulabile delle centrali nucleari.
In quanto a energia a basse emissioni è infatti chiaro che la strategia del governo inglese, se punta ad aumentare di dieci volte il quantitativo prodotto da rinnovabili, conserva un ruolo centrale per nucleare e carbone con cattura della CO2. Si parla, infatti, di nuovi reattori e di ottenere i finanziamenti dalla Comunità europea per realizzare un impianto pilota per il sequestro dell’anidride carbonica. Altro punto importante della strategia annunciata, accelerare lo sviluppo di auto a basse emissioni: lo si farà rimuovendo le barriere agli investimenti privati, finanziando la ricerca e creando un mercato per le vetture pulite fatto anche di commesse pubbliche.
Ma quelle annunciate venerdì sono solo le linee generali della strategia britannica, aperte a contributi esterni da parte di industria e a associazioni: tra le proposte anche quella di istituire dei “carbon bonds”, una sorta di obbligazioni che servirebbero a raccogliere soldi per finanziare la riduzione delle emissioni. La versione definitiva del piano sarà invece pronta per l’estate. Quello che è certo - e che è emerso venerdì - è che la Gran Bretagna si sta candidando ad essere un centro di investimento mondiale per l’economia verde: non a caso tra i punti presentati ci sono supporto alle aziende, finanziamenti a ricerca e sviluppo, formazione delle risorse umane e una regolamentazione del settore chiara e certa, capace di dare sicurezza agli investitori.
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