L'INIZIATIVA REPUBBLICA.IT-WWF
"3600 secondi di magia"
Oltre 500 messaggi sul tema: "Raccontate le vostre luci spente". Premi in palio per i migliori, in vista di Earth Hour"
ROMA - I pensieri nel buio. Soprattutto i pensieri. Quelli che la luce, evidentemente, non permette di cogliere né di sviluppare. E poi i ricordi, in un continuo richiamo all'infanzia, alla presenza dei nonni che non ci sono più, o ai genitori scomparsi. E ancora molta poesia e tanti propositi di rinascita legati a questa iniziativa del WWF che propone un'ora di buio per sabato 28 marzo. I messaggi arrivati a Repubblica.it sono ormai davvero tanti. Oltre cinquecento. Alcuni molto lunghi, veri e propri racconti, tutti scritti con i nervi scoperti, sul filo del sentimento, come se questa "provocazione", oltre che risollecitare la sensibilità ambientalista, avesse anche liberato un'energia chesembra concentrarsi sulla voglia di dichiarare e affermare splicitamente il bisogno di relazioni familiari e umane più autentiche.
La signora Maria Grazia Domini, ad esempio, parla dei suoi "Tremilaseicento secondi di magia" e racconta come è riuscita a spiegare e a coinvolgere sua figlia Giulia, di nove anni, nell'iniziativa di spegnere la luce per un'ora. "Per lei la parola 'giocare' - dice Maria Grazia - ha un valore inestimabile, forse più della panna, del cioccolato e, senza esagerare, anche più del gelato. Quando ho proposto la possibilità di un nuovo gioco, i suoi grandi occhi neri che prima stavano guardando con molto interesse i cartoni animati in tv, all'improvviso iniziano a fissarmi con attenzione, in attesa che pronunci i dettagli della mia idea. Le dico che ho letto di un'iniziativa che mi ha fatto pensare ad un gioco, quello di risparmiare energia elettrica spegnendo la luce per un'ora e di giocare alle ombre cinesi. È così che con le mani è già pronta a creare animali e s'accorgerà che il buio non è poi così brutto. Buio che ci circonderà e nel mio animo divamperà la speranza che una giornata senza luce possa illuminare la coscienza del mondo cercando di farne un posto migliore".
Loredana Conti ha un progetto preciso: "Sfrutterò quell'ora per tenere chiusi gli occhi, in libertà, senza la pressione dell'idea della luce che sempre sprona all'azione. La userò come alibi per dedicare allo spirito, quello davvero divino: il mio (come lo è lo spirito di ognuno), un'ora intera... e nemmeno le stelle mi porteranno via: io sarò per me. Finalmente".
C'è invece Gianfranca che incita ognuno di noi a pregare: "Serve sempre pregare - dice - soprattutto in momenti come questi di crisi sociale che stiamo vivendo". Mentre Sara Abate programma "Un'ora al buio per parlare e tenersi per mano... un bellissimo anniversario senza luce".
Anna Rita D'Archi sceglie il "passo" poetico: "E' sera. Il vento ha staccato petali e nuvole alla primavera. I pensieri calpestano i tetti, come gatti - e tacchi - sulla testa, tra tegole e cellule. Potrei dormire - stendere un giorno nuovo a oriente - sognare bene. Il tempo abbandona il mio agire lento (ho dimenticato il talento di ascoltare, raccontare). Spengo i rumori del mondo, le parole stonate. Svago con me - di me - fra me. Mi sento. Musica antica al ritmo del sangue e del respiro".
Non è da meno anche Gabriella De Paoli, che scrive: "Il buio. Gli occhi spalancati che cercano sagome conosciute in un pulviscolo nero colorato. D'un tratto le immagini scorrono dalla realtà al ricordo; un viaggio attraverso l'anima mentre il tempo si dilata. I suoni si scandiscono nell'etere e arrivano come rassicuranti segni di vita, il respiro profondo è cullato dai profumi di casa. Il palpito del cuore sussulta. Ti amo. Mille notti e mille giorni mi accompagneranno per la vita".
Simone Trebbi è invece tra coloro i quali nel buio sprofondano nei ricordi più lontani:" Sono solo in casa.. spengo la luce.. E' buio e il silenzio è ora l'unico amico che voglio vicino. Una voce mi saluta: 'Ciao Simone!'. Quella voce inconfondibile.. 'Ciao nonno!' rispondo io. 'Come stai?' chiede la voce. Lasciamo perdere.. lo sai che ti penso? Dai raccontami ancora una volta quando da piccolo mi chiamavi Habib!" "Nipote mio, Habib era un politico sulla scena internazionale di quegli anni che si impegnò a mettere un po' di pace in Palestina, ti chiamavo così perché anche tu cercavi sempre di mettere pace tra i cugini quando litigavano". "Dai raccontami ancora nonno!..." E avanti così in una sorta d'anteprima di un sogno in quell'ora di buio, fino alla fine quando..."Accendo la luce, lo cerco in ogni stanza ma non c'è. Era la voce del silenzio".
Miranda Ferraro dedicherà invece un'ora al buio al suo amico Francesco, "che vive al buio dalla nascita... un'ora in cui lui sarebbe i miei occhi... lui sarebbe la mia guida... un'ora fatta di soli odori, e suoni... forse per un attimo mi mancherà il respiro... ma lui è vicino a me... le mie dita scivolano sulla sua grande mano e iniziamo a chiacchierare come ai tempi in cui non sentiva... prima dell'operazione all'udito... e inizio a rilassarmi, il silenzio è magico... una luce fiovele si intravede dalla finestra...è la luna, luminosa come non mai... ed io gliela descrivo in tutto il suo splendore... ma poi una nuvola e torna il buio... e lui sembra più felice... torna ad essere il mio unico filo con il suo mondo esterno... un mondo fatto di altri linguaggi... e ci divertiamo da matti mentre cerco di versare l'acqua e mi cade tutta in terra... e allora è lui ad aiutarmi... ma un'ora passa in fretta... e quando tornerà la luce... io cercherò le sue mani e il suono di quella melodia lontana che ha cullato le nostre parole e i nostri gesti... e che oramai è soffocata dal mondo che riprende a correre verso i suoi rumori e i suoi mille colori! C'è chi vive al buio tutta la vita... non dimentichiamolo.... non dimentichiamoli".
Protesta Vittorio da Lecce: "Non è giusto! Sono appena terminati Blob, TG1, TG5.... Mi risparmio, però il TG2, ... e Striscia, ... e Che tempo che fa! Che fare? Sarà mai possibile spegnerla, questa benedetta televisione, ogni giorno uguale a se stessa? Meno male che è sabato... ma si dormirà un'ora di meno! Sai che bello recuperare, da subito, quell'ora, mettere gli orologi avanti di un'ora, chiudere il gas, spegnere tutto .... e andare a letto con le galline..."
Particolarmente toccante è il ricordo di Vilma Maderna: "In un'ora di buio, vorrei poter percorrere a ritroso la mia vita, da quel lontano giorno di trentarè anni fa, quando Lui, mio padre, uscì dalla mia vita per sua scelta: avevo dieci anni. Mi inventerei un'esistenza che duri anche un così breve tempo, soltanto un'ora, per farlo stare al mio fianco, vedendomi crescere, come avevo sempre desiderato.... Fino a quel giorno, uno dei sui ultimi... in cui potei finalmente baciarlo ed accarezzarlo salutandolo con un ciao papà, perché se ne andasse "sereno" dove ormai doveva andare.... sperando, invano, che mi avesse detto quanto gli fossi mancata..."
Luisa Angela si ricorda invece di "un delicato semolino mangiato con una cara amica al buio con la speranza che la luce tardasse ad arrivare, perché era meraviglioso. Sicuramente - dice - starò con i miei figli accanto e cercherò di far scoprire loro l'importanza, la bellezza del silenzio, della pace".
Maria Cristina Raina immagina così l'ora di buio: "... Contemplando la natura nell'oscurità si può sentire il suo grido universale e distogliere lo sguardo dalla nostra presunzione di onnipotenza. Gli alberi ci ascoltano, gli animali ci annusano. Perché noi sappiamo solo ferire nel silenzio?"
Giovanni Pruiti invece, dopo una breve premessa, precisa: "condivido a pieno l'idea di un ora al buio, perché così dico un ora meno di fesserie". Elisetta Carrisi riflette sulla possibilità che l'ora di buio diventi un'abitudine: "Un'ora, fermarsi solo per un'ora è come un attimo nel quale vorresti fermare tutta la tua corsa, poterlo fare tutte le sere, è veramente ritrovare serenità. E' un appuntamento costante, è una carezza dolce che non ha mani per toccarti, non ha labbra per baciarti, ma ha la lucentezza di due occhi che si sono spenti per ritrovarteli brillare nel bagliore di una stella che è solo tua.
L'eterno binomio "buio-paura" viene iriproposto da Sonia Farsa, che scrive: "Del buio, per lo più, si ha paura. Io ne ho avuta. Era sufficiente che calasse il sole e fossi da sola perché un senso d'angoscia montasse dentro di me a diventar frenesia, ansia di trovare un porto sicuro. .. Adesso il mio posto nel mondo è in un abbraccio. E riesco a vivere il buio. Mi fermo tra le sue braccia, noi due seduti a terra sul terrazzo. Un sospiro di tranquillità e un sussulto di felicità, iniziamo, come in un rito, la scoperta l'uno dell'altra, ogni volta come se fosse nuova, ogni volta a conferma della prima. Annuso il suo odore fresco e pulito, cerco con le dita la linea dei suoi occhi e, mentre lui mi solletica il polso, volgiamo lo sguardo all'orizzonte, dove si apre una distesa di cielo azzurro puntellato di luci lontane e intense. Iniziamo poi a parlare del grande e del piccolo, senza bisogno di dover alzare la voce, ma con il gusto di sussurrare per cogliere la giusta intensità di tutte le cose dette. Certo, i punti interrogativi esistenziali non cessano d'improvviso, soprattutto per un'anima complicata, ma davanti a un momento tanto semplice quanto prezioso, hanno il buon gusto di zittirsi. Ed ecco come vivrò sessanta minuti al buio".
C'è poi chi approfitta del buio per fare una lunga dichiarazione d'amore, come Roberto Dall'Acqua, da Milano: "Noi due. Noi due facciamo l'amore. Tutte le sere prima di andare a dormire, guardando la luna in cielo che riflette il suo chiarore contro la Madonnina del Duomo. Noi due camminiamo e respiriamo al parco Forlanini, quando viene fuori il primo sole, il primo tepore di primavera. Noi due siamo innamorati, di un amore puro, di un amore trasparente e sincero. Un amore da quindicenni che si sono conosciuti sui banchi di scuola... Noi due ci amiamo ma non abbiamo più quindici anni. La vita ci ha portato lontano -estranei e inaccessibili - e poi vicini e complici. Noi due ci siamo innamorati in un valzer d'amore, quasi ballando una melodia ancestrale, tenendoci per mano, ridendo e scherzando ma trasudando e riflettendo quasi tutto il nostro passato..."
Gigliola Foschiano scrive un lungo resoconto di una giornata e conclude così: "Tutte le comodità che abbiamo ci facilitano la vita, ci permettono di fare di più e più in fretta. Ma l'amore è un sentimento che non ha bisogno di elettricità o di elettronica. Ha bisogno solo di attimi di buio e di silenzio!
Dèsirèe scrive invece che "Quella notte andrei in spiaggia ad ascoltare il respiro del mare ... e tutto intorno a me ... il buio. Dimenticherei gli scempi della mia riviera, i palazzi costruiti a ridosso della battigia, gli stabilimenti balneari che ti tolgono l'aria, e gli alberghi, i ristoranti, le pizzerie, tutto quel brulichio che si accende ogni notte di mille luci, luci invadenti, rumori di una folla frettolosa e affamata che ingurgita tutto e non assapora più nulla, insensibile ormai alla magia del silenzio e dell'ombra discreta. Così sospesa in un'atmosfera irreale, mi sembrerebbe di sentire la voce di mia nonna che racconta ad una bamina incredula di un tempo passato quando là, sulla spiaggia, accanto al mare, di notte le luci non ferivano gli occhi e la gente non andava di fretta a scordare la vita. Ecosì si potrebbe ancora sperare".
Chicca Ugolini vorrà "Prepararsi un buon caffè (prima di spegnere le luci, ovviamente) e poi, finalmente al buio e in silenzio, con la tazzona in mano, girare piano e con calma per tutte le stanze, cercando di ricordarsi oggetti, forme, colori e cercando di non pestare la coda al gatto. Ascoltare insomma quello che non ho mai tempo di fare: il respiro della mia casa".
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