“Il riscaldamento globale è una drammatica certezza”
Roma, 27 aprile – Il riscaldamento globale è una “drammatica certezza”. E porterà “un regime di precipitazioni quasi tropicale nelle regioni temperate, come l’Europa meridionale e l’Italia”. È quanto sostiene Antonello Provenzale, dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr, interpellato sull’argomento da “Geo”, il mensile di Gruner Jahr/Mondadori che nell’ultimo numero ha dedicato un servizio dedicato ai cambiamenti climatici.
“L’ultimo rapporto dell’Ipcc, l’International panel on climate ch’ange, parla chiaro - dice Provenzale alla rivista. - Se fino a ieri il riscaldamento globale era solo un’ipotesi molto accreditata, oggi è una certezza”. Ad aggravare la situazione, secondo l’esperto del Consiglio nazionale delle ricerche, è la velocità con cui si sta manifestando questo fenomeno: “In passato i mutamenti climatici sono avvenuti quasi sempre nel corso di centinaia o migliaia di anni: oggi si parla di alcuni decenni”. Un fattore che mette a dura prova le capacità di adattamento di piante e animali, come sottolinea Giuseppe Bogliani, docente di Zoologia all’università di Pavia. Secondo Bogliani, oggi tra un’area naturale e l’altra ci sono case, ponti, autostrade, ferrovie, coltivazioni, impianti industriali e infrastrutture, “barriere che impediscono agli animali di spostarsi verso climi più freschi e alle piante di fissare tappe di spostamento”. Ma quali sono le responsabilità del riscaldamento globale? Per Antonio Navarra, direttore del Centro euro-mediterraneo per i cambiamenti climatici, ci sono pochi dubbi: “Le ricerche hanno stabilito che alcuni parametri del clima terrestre non possono essere spiegati solo con la variabilità di alcuni fenomeni naturali. E poiché le uniche modifiche degli ultimi cinquant’anni sono state le emissioni umane, possiamo dire che il riscaldamento c’è ed è determinato in percentuale elevata dalle attività umane”, spiega a “Geo”.
Ma come fare per salvaguardare il clima? A questo proposito il magazine riporta un recente studio dell’istituto di consulenza britannico Policy exchange. Che ha calcolato la convenienza economica di alcuni metodi per combattere l’effetto serra. Il risultato è sorprendente: per prevenire l’emissione di una tonnellata di CO2 è sufficiente un investimento di tre dollari nella riforestazione, mentre lo stesso effetto si può ottenere, in condizioni favorevoli, investendo 10 centesimi di dollaro nella protezione delle zone umide tropicali, un costo 1.460 volte inferiore a quello dell’energia nucleare e 1.330 volte inferiore rispetto all’investimento necessario a ridurre l’emissione di una tonnellata di CO2 attraverso l’uso di biocarburanti.
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