Olio di palma, l’Independent ha fatto i conti con l’ingrediente distruttivo per l’ambiente che è presente praticamente ovunque in dolciumi e detergenti.
Il giornale ha chiesto ad alcuni marchi famosi di prodotti alimentari quanto ne impiegano e da dove viene. L’inchiesta è tagliata su misura per il mercato inglese, ma tanti nomi compaiono anche sulle confezioni in vendita nei supermercati italiani: Nestle, Kellogg’s, Mars, Unilever…
Si ritiene che Unilever da solo usi il 4,2% della produzione mondiale di olio di palma, scrive l’Independent. Ma solo il 2% dell’attuale produzione mondiale è certificata come sostenibile.
L’olio di palma è una sorta di disastro multiplo per l’ambiente. Per far posto alle piantagioni in Indonesia si abbattono foreste.
Con le foreste se ne va un ecosistema complesso e prezioso intrecciato con la cultura delle popolazioni locali. Sparisce l’habitat degli oranghi, fra l’altro.
Poi, tagliando le foreste finisce nell’atmosfera una gran quantità di anidride carbonica - il gas dell’effetto serra - finora intrappolato nel terreno. La deforestazione in Indonesia è responsabile da sola del 4% delle emissioni mondiali di anidride carbonica.
Per indirizzare l’olio di palma verso la sostenibilità nel 2003 è nata la Rspo, Roundtable for Palm Oil, di cui fanno parte aziende che producono e usano l’olio di palma. Rspo certifica come sostenibile il 2% della produzione mondiale; dovrebbe salire al 4% quest’anno.
Ebbene, l’Independent ha chiesto a vari marchi di prodotti alimentari se sono membri di Rspo, quanto olio di palma usano e se si tratta di olio certificato.
Moltissimi non hanno fornito dati precisi. Praticamente tutti hanno detto di orientare i loro sforzi verso olio di palma sostenibile; la maggioranza ha però ammesso di non impiegarlo.
I dettagli sono appunto sull’Independent: olio di palma, quanto ne usano i grandi marchi e da dove viene