I conti falsi del nucleare governativo
Il comitato “Sì alle energie rinnovabili, no al nucleare” oggi in una conferenza stampa al Senato ha messo sul tappeto tutte le ragioni per opporsi alla scelta del governo: costa 30 miliardi di euro, drena risorse alle energie pulite e non aiuta per gli obiettivi al 2020.
Il ritorno dell'Italia al nucleare deciso dal governo è un passo “costoso, sbagliato, pericoloso, grave, è uno slogan con motivazioni scientifiche del tutto infondate, che si porta avanti raccontando un sacco di balle". Non fa sconti il comitato “Sì alle energie rinnovabili, no al nucleare” (vedi sito internet) che ha già nel nome il proprio programma, lanciando la propria opposizione al progetto atomico in una conferenza stampa al Senato, proprio oggi all'inizio dell'esame ddl 1195 che porrà le basi perché l'Italia torni nel club dell'atomo. Domani, alle 17 il comitato terrà un presidio davanti al Senato, mentre l'Aula procederà all'esame del testo. Il comitato annovera tra i membri fondatori – tutti aderenti a titolo individuale - nomi storici dell’ambientalismo, personaggi del mondo della scienza e della cultura, politici e parlamentari. Il suo obiettivo è di sollecitare l’adozione di scelte rigorose in materia di energia, volte non solo alla riduzione degli sprechi e al risparmio energetico ma, sulla scia delle esperienze più avanzate a livello europeo e mondiale, alla costruzione di un nuovo modello economico, sociale, occupazionale, basato su innovazione tecnologica e rispetto dell’ambiente; un mix a cui viene assegnata una rilevanza strategica, soprattutto in considerazione della devastante crisi economica internazionale (vedi articolo su sito Kyoto Club).
La scelta del governo, denuncia Alfiero Grandi, membro della presidenza del comitato, "è un atto grave, un errore politico sul quale non c'è ancora sufficiente attenzione". Questo anche perché nel dibattito parlamentare “è difficile far entrare la posizione di chi non c'è, come il nostro comitato - spiega Grandi - abbiamo chiesto al presidente Schifani di poter dire la nostra, ma deve essere arrivata una chiamata all'ordine molto forte nei suoi confronti, perché ci ha detto che non ci sono le condizioni".
Entrando nel merito, dice il comitato, il nucleare è una decisione sbagliata e molto costosa e tutti i conti che sono stati fatti sono assolutamente falsi. Infatti si spiega come un impianto di quelli di cui si parla non può costare meno di 7 miliardi e ciò significherebbe che ci si trova di fronte “ad un’operazione da 30 miliardi di euro, se i conti non aumenteranno ancora", come successo in Francia e Finlandia. Resta poi il tema delle scorie, ricorda Alfiero Grandi, del tutto irrisolto con costi non calcolati nell'ambito dell'operazione. Inoltre, il progetto nucleare “non aiuta di una virgola" il raggiungimento degli impegni di Kyoto e del pacchetto 20-20-20 dell'Unione europea, a tutto danno delle energie rinnovabili.
Gianni Mattioli, docente di Fisica alla Sapienza e membro del panel scientifico del comitato parla di "stupore e sconcerto", e racconta di come avesse chiesto un incontro con la comunità scientifica al ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, incontro richiesto "da ampi settori dell'università". Però questo non c'è mai stato con nessun settore della comunità scientifica. In tutto ciò, “le motivazioni portate all'opinione pubblica sono scientificamente del tutto infondate”, dice Mattioli, parlando della "enormità delle menzogne" raccontate alla gente. Restano i rischi legati "al rilascio di radiazioni in condizioni di routine degli impianti", tale che "non c'è soglia accettabile, ma di questo non c'è traccia".
Massimo Scalia, anch'egli docente di Fisica alla Sapienza e membro del comitato, denuncia che si stanno "mettendo le mani nelle tasche degli italiani" per un piano da 30 miliardi che ha "natura del tutto ideologica", visto che 4 impianti nucleari Epr daranno "meno del 10% dei consumi elettrici al 2020-2025". E quando si parla di 'problema delle scorie risolto' si dicono "un sacco di balle". Siamo difronte ad una battaglia ideologica dice il comitato. Ma forse più semplicemente di fronte ad interessi economici di pochi gruppi industriali.
In molti evidenziano il fatto che uno sforzo da 30 miliardi sottrarrebbe ingenti risorse indispensabili per gli interventi da fare oggi, e non nel 2025, necessari per affrontare i problemi della crisi climatica ed economica. La posizione del comitato, ma anche di molti oppositori al nucleare, è che sia arrivato ormai il momento di far salire l’attenzione e la mobilitazione del paese su questo tema e far capire all’opinione pubblica come questa strada imboccata dal governo Berlusconi sia superata da nuove posizioni internazionali (vedi Obama) e da nuove strategie economiche per gran parte orientate verso le tecnologie energetiche pulite
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