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[Data: 13/05/2009] [Categorie: Alimentazione ] [Fonte: Equivita] |
[Autore: Padre Seàn Mc Donagh ] |
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Il fallimento dei raccolti Negli ultimi 15 anni le multinazionali del biotech hanno commercializzato le colture geneticamente modificate sostenendo che esse aumentano la resa agricola e che rappresentano, quindi, un’arma importante per combattere la fame nel mondo. E’ per questo che il rapporto “Failure to Yield” elaborato dalla Union of Concerned Scientists (Sindacato degli Scienziati responsabili) è così importante1. La capacità degli Ogm di generare una maggiore resa agricola, è appunto uno degli assunti condivisi da tutti i relatori che interverranno alla Settimana di Studio organizzata dalla Pontificia Accademia delle Scienze a maggio 2009. L’autore dello studio “Failure to Yield”, Doug Gurian-Sherman, ha preso in esame sia il mais Bt sia la soia gm, le più importanti colture geneticamente modificate coltivate, negli Stati Uniti come nel resto del mondo. L’autore scrive: “l’analisi attenta di numerosi studi effettuati sin dai primi anni ‘90 sulla resa del mais e della soia, ci consente di capire in che misura le colture gm stanno onorando le promesse di rese più elevate”. E conclude: “una valutazione realistica dei traguardi finora raggiunti da questa costosa tecnologia, non lascia credere che essa giocherà nel futuro immediato un ruolo significativo nella lotta alla fame mondiale”. L’autore traccia una distinzione tra “resa intrinseca”, ovvero la massima resa ottenibile in condizioni ideali, e “resa operativa”. Quest’ultima, è la resa ottenuta in condizioni normali, quando l’agricoltore, cioè, calcola anche le riduzioni di raccolto causate da agenti infestanti, siccità o altre forme di stress delle piante. Lo studio di Sherman si fonda su esperimenti condotti da scienziati accademici che hanno usato controlli sperimentali adeguati. Gli studi sono stati pubblicati in riviste sottoposte a revisione paritaria. Sherman asserisce: “finora, le colture gm commerciali non sono riuscite ad incrementare la resa intrinseca o potenziale di nessuna coltura. La selezione convenzionale, invece, ha riportato progressi spettacolari su questo fronte: ad essa va tutto il merito dell’aumento di resa intrinseca registrato negli Stati Uniti e in altri paesi del mondo che ha caratterizzato l’agricoltura del XX secolo”. Questi metodi di selezione convenzionale si basano su moderne tecniche di genomica. Essi non ricorrono all’ingegneria genetica e sono in grado di accrescere sia la resa intrinseca sia quella operativa. Una scoperta straordinariamente importante e che contraddice molte delle affermazioni delle società di biotech. Sherman fa notare che negli Stati Uniti, tra il 2004 e il 2008, la resa del mais è aumentata di circa il 28%, in contrasto con quanto è avvenuto tra il 1991 e il 1995. Sherman stima che l’aumento portato dalle varietà di mais Bt si aggira solo intorno al 3-4%. Ciò vuol dire che il restante 24-25% è dovuto ad altri fattori, segnatamente i progressi compiuti dalla selezione convenzionale. Considerata l’implacabile propaganda delle multinazionali, molti saranno sorpresi di apprendere che: i metodi di coltivazione biologica e quelli basati su un uso limitato di input esterni (uso limitato di fertilizzanti e pesticidi rispetto alla tipica produzione agricola industriale) hanno generato rese paragonabili a quelle convenzionali per il mais e la soia. E per il futuro? Mentre le multinazionali del biotech promettono stupefacenti aumenti di resa per il futuro imminente, l’autore dello studio non è convinto. Egli sottolinea: “molti dei transgeni considerati per un impiego futuro, a differenza di quelli contenuti nelle colture gm commercializzate attualmente, influenzano molti altri geni, dando luogo a complessi effetti genetici”. E prosegue: “questi geni producono di solito effetti multipli sulle colture, e i primi studi effettuati confermano che alcuni di questi effetti possono essere nocivi … siccome l’attuale legislazione non consente sempre la loro rilevazione, occorre migliorare la legge per assicurarsi che gli effetti collaterali negativi siano identificati ed evitati”. Eppure la Settimana di Studio della Pontificia Accademia si prefigge proprio di ridurre la regolamentazione delle colture gm! Doug Gurian-Sherman afferma: “questo rapporto è il primo a valutare nel dettaglio la resa globale, o aggregata, dell’ingegneria genetica, dopo oltre 20 anni di ricerca e 13 anni di commercializzazione negli Stati Uniti”. La prima raccomandazione di Sherman è che il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA), le università pubbliche e private e le agenzie spostino ricerca e fondi sostanziosi sui metodi che hanno prodotto risultati molto migliori delle colture gm in termini produttività. La seconda è che le agenzie di aiuti alimentari promuovano queste tecnologie affidabili ed economicamente accessibili per accrescere la resa delle aree rurali dei paesi poveri. Infine, Sherman chiede che le agenzie responsabili della regolamentazione sviluppino e implementino tecniche capaci di identificare e valutare i possibili effetti collaterali causati da colture geneticamente modificate più complesse. 1. Doug Gurian-Sherman, Failure to Yield, http://www.ucsusa.org. |
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