Festival dell'energia
Ranci discute del rapporto Stern
La domanda che ormai (finalmente) molti si pongono è se vi sia veramente un problema di riscaldamento globale. Siamo bombardati da evidenze e ragionamenti contrastanti, turbati da affermazioni apodittiche di segno opposto.
Stern chiarisce due punti essenziali.
Primo, ci sono evidenze contrarie locali e oscillazioni di breve periodo attorno al trend, ma se si guarda alla temperatura media terrestre e alla tendenza, allora la prospettiva del riscaldamento è ormai chiara.
Secondo e un poco più difficile per l’osservatore frettoloso: l’aumento della temperatura deriva dall’accumulo di gas di serra nell’atmosfera; l’accumulo è come il livello dell’acqua nella vasca da bagno e dipende da un flusso di emissioni che rimane superiore al flusso degli assorbimenti per un periodo di tempo; durante tutto questo tempo l’avvertimento che probabilmente l’acqua esonderà dalla vasca è contraddetta dall’evidenza; modificare il flusso delle emissioni e degli assorbimenti richiede tempo e quindi quando l’esondazione sarà evidente sarà drammaticamente tardi per farci qualcosa.
L’editore Brioschi ha pubblicato simultaneamente due libri sul riscaldamento globale: Stern che avverte del pericolo e indica la via delle misure preventive, Lawson che espone le ragioni dei negazionisti. È utile confrontarli. Lawson esprime efficacemente la constatazione che l’acqua non sta uscendo dalla vasca e la posizione politica di chi teme l’attivismo statale: lasciateci lavorare in pace e se ci sarà un problema ci penseremo. La teoria dello stato minimo diventa una teoria del cittadino miope.
Lawson avanza una proposta: invece che sforzarci di prevenire il riscaldamento globale si può anche lasciare che accada e poi adattarci a vivere con esso. La prospettiva dell’adattamento non è accettabile, dice Stern, come giustificazione per non far nulla oggi: il danno sarà tragicamente concentrato nelle aree più povere del mondo e l’adattamento sarà facile per i paesi ricchi, quindi la strategia è seducente quanto irresponsabile.
Ma anche per l’adattamento vale l’effetto del tempo: quando ne vedremo la necessità sarà tardi per intervenire efficacemente. Occorrono enormi investimenti al fine di contrastare la mancanza di acqua per milioni di esseri umani e probabilmente spostare intere popolazioni. Stern dice: costa meno prevenire. Ma è probabile che le politiche di prevenzione avranno un effetto solo parziale, per la loro timidezza e il loro ritardo. Quindi l’adattamento sarà in qualche misura necessario. E anch’esso richiede che ci si pensi oggi.
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