Moria api, strage al Sud. Nuova crociata contro neonicotinoidi
Roma, 27 mag (Velino) - Le api tornano a volare nel Nord Italia ma nel Sud le cose non sono cambiate. Anzi peggiorano. E i responsabili sarebbero ancora una volta i neonicotinoidi, ovvero quei pesticidi sistemici i cui principi attivi entrano nel ciclo vitale della pianta persistendovi fino alla fioritura. Rendendo il fiore un inganno letale per le api che vanno a bottinare. Questo tipo di insetticida, prodotto da Bayer, Basf e Syngenta, vengono usati sia per la concia delle sementi del mais - il cui utilizzo è stato sospeso con decreto ministeriale dopo una lunga battaglia tra apicoltori e industriali della chimica il 17 settembre scorso, sia per essere spruzzati direttamente sulla pianta. Insetticidi che, secondo quanto denuncia l’Unione nazionale apicoltori, Unaapi, hanno già sterminato migliaia e migliaia di alveari. Soprattutto nelle zone agrumicole dell’alta Calabria, piana di Sibari, e della Basilicata, Metaponto. Sebbene l’avvio di stagione abbia visto uno sviluppo vitale delle famiglie dovuto in parte alla sospensione dei pesticidi sistemici per quanto riguarda la concia delle sementi del mais e in parte all’elevata piovosità che ha portato al benessere della flora, dalla terza settimana di maggio si sarebbero constatati avvelenamenti sempre più consistenti di interi apiari negli areali agrumicoli del meridione. In particolare in quelli per produzione di mandaranci e clementine destinata al consumo di frutta. Al contrario di quanto accade per la produzione industriale – destinata ai succhi di frutta – dove l’aspetto del frutto è meno determinante per la quotazione sul mercato. “I maggiori indiziati sono gli insetticidi a largo raggio e micidiale efficacia come il Lannate – recentemente posto fuori legge – e ancora una volta i prodotti a base di neonicotinoidi come il Confidor della Bayer e l’Actara di Syngenta. Usati sia per la polverizzazione che per la fertirrigazione”, denuncia l’associazione. Una strage secondo Unaapi “annunciata e largamente prevedibile”. Anche perché “i venditori della chimica con ‘permesso di uccidere’ indicano irresponsabilmente l’uso di un’arma devastante come l’insetticida Actara proprio nella fioritura dell’arancio”.
E in effetti è vero: sulla tabella informativa di Actara riportata direttamente sul sito di Syngenta, http://www.syngenta.it/NR/rdonlyres/934A57D1-82AC-4489-ADEB-C3EFC087659A/0/Actarafrutta_2006L.pdf, si legge che il prodotto in questione, “classificato come pericoloso per l’ambiente”, può essere usato sia “ad aprile/maggio nel periodo di fioritura”, sia nel periodo “post allegagione di giugno”. Praticamente un controsenso, dato che i ricercatori sono oramai tutti d’accordo nel constatare che il pesticida sistemico viene trasmesso all’insetto utile attraverso il nettare del fiore e la guttazione, ovvero il trasudo della pianta durante la sua fase di crescita. “Questi insetticidi sono sempre di più largo e irresponsabile utilizzo. Bisogna porre freno ai venditori della chimica”, dichiara al VELINO il presidente di Unaapi Francesco Panella. “È necessario che le istituzioni si adoperino affinché non si debba correre ai ripari, come la solito, a strage avvenuta”. Se la battaglia ai neonicotinoidi legata alla concia delle sementi del mais del nord Italia è stata per ora vinta, quella agli stessi insetticidi usati direttamente sulla pianta deve ancora iniziare. “La battaglia è stata vinta per quanto riguarda la concia delle sementi”, tuona Panella. “Ora bisogna aprire una discussione seria relativa ai nuovi insetticidi usati in campagna”. Una lettera è già stata inviata al ministero della Salute e al ministero dell’Agricoltura, ma “come al solito, per ora nessuna risposta”, conclude Panella.
Anche per Claudio Porrini, ricercatore di entemologia agraria all’Università di Bologna e uno dei massimi esperti in Italia del comparto, la situazione degli apiari del Sud Italia “è devastante”. “Non si può più, in un’agricoltura moderna, eseguire trattamenti di fitofarmaci in fioritura”, dichiara al VELINO. “Ci si deve rendere conto, in questo secolo, di quanto siano importanti le api e l’ambiente”. Ed è ancora più grave, per Porrini, “il fatto che Syngenta indichi l’uso di Actara in epoca di fioritura degli agrumi. Questo va contro le disposizioni regionali di divieto dei trattamenti e va in contrasto con l’intenzione, più volte espressa dagli industriali della chimica, di volere tutelare le api. Una dicitura che svela i venditori della chimica per quello che sono”. E proprio in Calabria si sta lavorando “per redigere un documento da sottoporre poi alla concertazione delle associazioni di categoria, che limiti l’uso dei prodotti chimici in epoca di fioritura”, spiega al VELINO Ernesto Forte, dirigente del settore fitosanitario della regione. “Non abbiamo mai affrontato il problema – prosegue - perché non ci eravamo mai trovati davanti a una situazione del genere prima di oggi”. Forte ha spiegato che i neonicotinoidi sono ancora usati in agricoltura e che il decreto sospensivo del ministero della Salute ne vieta l’uso solo per quanto riguarda i concianti per le sementi del mais. “Ora sono le regioni a doversi adoperare di uno strumento legislativo che ne limiti l’uso in epoca di fioritura”, spiega. “In seguito alle denunce arrivate dai nostri apicoltori, stiamo lavorando su questo”.
Ma da Syngenta spiegano al VELINO che per quanto riguarda i neonicotinoidi o pesticidi sistemici in particolare, “il trattamento è effettivamente vietato in tutte le regioni in epoca di fioritura. Come anche è riportato nell’etichetta di Actara”. Il malinteso riguardo a quanto viene indicato sul sito della multinazionale svizzera, nasce dal fatto che la scheda tecnica di Actara è stata pubblicata nel 2006 e non esiste più – sotto forma cartacea – già dal 2007. E nel modificare il documento c’è stato un errore grafico. “Tanto è vero che nello stesso documento non viene indicato l’uso di Actara in epoca di fioritura per nessun’altra coltura”, proseguono. Senza contare che le zone citate dagli apicoltori del Metaponto e della piana di Sibari, rappresentano solo una parte minima per il mercato Syngenta. “Nelle aree citate da Unaapi abbiamo venduto una quantità di prodotto Actara pari a circa l’un per cento del totale della superficie coltivata ad agrumi”, proseguono dalla multinazionale della chimica. Mentre dai dati dello scorso anno emerge che in tutta Italia Actara ha coperto l’1,5 per cento della superficie dedicata all’agrumicoltura. E non è tutto. Da Syngenta spiegano anche che al fine di tutelare l’ambiente è stato “distribuito a tutti i collaboratori tecnici sul campo un documento interno contenente le raccomandazioni utili sull’applicazione corretta del prodotto. Oltre a ciò vengono condotti monitoraggi puntuali su eventuali morie di api”. Morie che, a Syngenta, “per ora non risultano”.
|