Biotecnologie e OGM: possibilità e limiti dell’ingegneria genetica.
In questo articolo, Francesco Santopolo esamina la situazione delle biotecnologie e degli organismi geneticamente modificati (OGM). La sua conclusione è fortemente negativa sull'opportunità di introdurre queste tecnologie.
In un libro del 1977, mai tradotto in Italia, Rifkin e Howard erano stati facili profeti nel prevedere
che l’ingegneria genetica avrebbe consentito di ottenere, prima della fine del secolo, specie
transgeniche, chimere animali, cloni, bambini in provetta, affitto di uteri, fabbricazione di organi
umani. Se la previsione ha rispettato i tempi, l’applicazione dell’ingegneria genetica è andata oltre e
oggi dobbiamo fare i conti con una realtà in rapido e repentino mutamento.
È diventato reale il rischio che lo screening genetico possa essere usato come discriminante da
datori di lavoro, scuole, assicurazioni. È diventata prassi comune l’appropriazione selvaggia del
patrimonio genetico della terra da parte di vecchi e nuovi speculatori e, infine, si comincia a
misurare l’impatto, potenzialmente devastante e sicuramente imprevedibile, che potrebbe avere
l’inserimento di nuovi organismi viventi nell’ambiente. Come sempre succede, i massmedia,
cui andrebbero accomunati gli autori scientifici che scrivono a un tanto a rigo, liquidarono queste
ipotesi come allarmistiche.
La comunità scientifica, al contrario, si è interrogata sull’esito delle proprie ricerche e, il 26 luglio
1974, i più importanti biologi molecolari scrissero una lettera aperta a tutti i loro colleghi,
proponendo di bloccare gli esperimenti sul DNA ricombinante, fino a quando non fossero del tutto
chiari i rischi della ricerca. L’anno dopo centoquaranta biologi provenienti da 17 Paesi, si riunirono
ad Asilomar in California. La maggior parte assunse un atteggiamento autoassolutorio ma molti
cambiarono rapidamente idea di fronte alle possibili responsabilità giuridiche prospettate dal
giurista Harold Green. Come dire, i soldi possono indurre a ragionare
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