c Le semplici ragioni del successo verde in Francia (e in Europa) - 10/06/2009 (Rassegna Stampa - Ass. Progetto Gaia)
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[Data: 10/06/2009]
[Categorie: Politica ]
[Fonte: Greenreport.it]
[Autore: Umberto Mazzantini]
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Le semplici ragioni del successo verde in Francia (e in Europa)


LIVORNO. Ermete Realacci, responsabile ambiente del Partito Democratico, commentando i risultati elettorali dell’Ue dice alcune cose illuminanti: «Queste elezioni europee sono state anche segnate dal successo delle forze ambientaliste di nuovo segno come quella di Daniel Cohn-Bendict in Francia e dall’opportunità di utilizzare proprio la questione ambientale come chiave di volta per affrontare la crisi e dare nuovo vigore all’economia. Insomma, se fossi stato un elettore francese probabilmente avrei votato per il partito di Cohn-Bendict».

Nell’analizzare il successo di Europe Ecologie, che con il 16,3% tallona da vicino i socialisti, bisogna tener conto che il voto europeo, proporzionale, “libera” storicamente gli elettori dalla gabbia dei collegi uninominali e dal maggioritario a doppio turno che concentrano i voti sui partiti maggiori. Un fatto che anche nelle precedenti europee ha portato a clamorosi risultati i verdi (anche se non a questi livelli stratosferici) e formazioni dell’estrema sinistra. La novità è che stavolta il messaggio ecologista, rinnovato e strettamente legato alle questioni del lavoro e di un nuovo modello di società, con una migliore qualità della vita, sembra radicarsi fortemente in ambienti di ceto medio avanzato, sfondare tra i giovani, costruire un blocco sociale con gli agricoltori capeggiati da Bovet, strizzando l’occhio ai nuovi lavori e al “glocal” senza demonizzare il “global”.

Se a questo si aggiunge la rinascita dalle ceneri del vecchio ed esausto partito comunista di un Front de Gauche che ha raccolto il 6% dei voti con una piattaforma rosso-verde, il quadro è completo e mostra uno scarto quasi disperante tra l’asfittica politica del partitino verde nostrano che con Sinistra e Libertà non ha saputo intercettare un vento che sembra soffiare forte in tutta l’Europa più avanzata.

Europe Ecologie ha messo in piedi una campagna elettorale allegramente aggressiva, riducendo ad una paginetta il suo programma e presentando il Contrat Ecologiste pour l´Europe, un opuscolo di 60 pagine, scritte in grandi caratteri, piene di foto e disegni evocativi dei problemi, che tratta in maniera semplice e diretta le questioni più complesse del rapporto tra ambiente ed economia. Il tutto accompagnato da una specie di veloce bignami del pensiero e delle proposte verdi : "10 bonnes raisons de voter Europe Ecologie".

Diciamo che sono riusciti a semplificare la complessità senza banalizzarla ed a sfuggire all’immagine di quelli che dicono sempre no, pur dicendo no grossi e scomodi come quelli sul nucleare e sugli Ogm. In concreto il Contrat écologiste pour l´Europe propone quelli che chiama nuovi pilastri: lavoro, energia, agricoltura diritti sociali, salute, biodiversità, diritti umani e lotta contro le discriminazioni, conoscenze e solidarietà internazionale. Per ognuno di questi pilastri fa tre proposte essenziali, 27 in totale.

Poi ci sono tre strumenti strutturali : un nuovo patto basato sulla cooperazione ecologica e solidale; un governo economico e sociale: il Conseil de Sécurité économique, sociale et financière, incaricato di gestire i finanziamenti e l’applicazione dei contratti ; un nuovo processo costituente. «L’impegno oggi é quello di mobilitare 500 milioni di europee/i intorno ad un progetto politico comune»..

Europe Ecologie si definisce «Un rassemblement di cittadine e cittadini, di elette/i e di responsabili di associazioni nato con l’ambizione di federare gli ecologisti per proporre un nuovo contratto per l’Europa, un New Deal ecologico e sociale. Questo contratto è essenzialmente un piano d’urgenza di fronte alla crisi. Ma è un programma per uscire dalla crisi, non per ripararla. In Francia, con 100.000 disoccupati in più ogni mese, non possiamo contentarci di mezze misure. Alcuni propongono un rilancio dei consumi a colpi di sovraindebitamento e senza tener conto dei bassi redditi, altri un rilancio degli investimenti in settori superati. Non hanno altra ambizione che quella di bruciare dei miliardi di euro in un sistema liberista e produttivista che ha fallito. La crisi non si risolverà con le politiche che l’hanno provocata. Vogliamo realizzare un coordinamento a livello europeo per un orientamento politico nuovo: la conversione ecologica e sociale dell´economia, un altro progetto di società».

Il Contrat di Europe Ecologie si basa su due idee semplici: «Per proteggere, occorre cambiare: un’altra regolamentazione economica, basata sulla mutazione ecologica della società, è l´unica realistica e sostenibile. Settore per settore, questa conversione deve iniziare subito per evitare disastro. Per cambiare, occorre proteggere: i popoli europei no si impegneranno in questo riorientamento se non si garantirà loro che questo cambiamento di direzione favorisce il loro benessere. In conseguenza, i diritti fondamentali, sociali ed ambientali, devono essere garantiti. La crisi é l’occasione per rafforzarli subito». Più o meno il contrario di quanto pensa il governo italiano e di quanto, nemmeno tanto nascostamente, crede un bel pezzo di opposizione galleggiante sul disincanto.

I verdi francesi propongono un nuovo contratto ecologico e sociale che vuole rifondare l’Europa del Trattato di Roma, perché «la crisi mette drammaticamente in luce le insufficienze dell’Europa delle Nazioni», mentre ogni Stato dell’Ue sembra più interessato ad elaborare piccoli piani di rilancio domestici «privandosi così dell’impatto e della coerenza di un investimento massiccio e coordinato».

I verdi hanno il coraggio ambizioso di proporre un contrat écologiste per l’Ue che «è un programma di transizione tra due mondi, tra due modelli di sviluppo, tra due civilizzazioni. Si pone in continuità con il manifest "Changer d´ère" che costituisce lo zoccolo politico di Europe Écologie. Non pretende di risolvere tutte le questioni ma fissa la logica di un nuovo progetto. Affronta la doppia radice della crisi finanziaria, economica ed ecologica: la dittatura del breve termine e la sfrenato sfruttamento degli esseri umani e della natura. Dobbiamo smetterla di cambiare opinione per pensare meglio a come cambiare. La nuova Europa, che emergerà dalla crisi sarà un’Europa trasformata. Si baserà sul benessere sociale, la cura dell´ambiente, la prevenzione dei rischi, la diminuzione dell’impronta ecologica e dei flussi di materia ed energia, e si opporrà frontalmente alla concorrenza selvaggia, alla precarietà ed alla predazione. Previdenza, protezione, prevenzione e precauzione non si oppongono all’innovazione e al progresso umano. Ne sono anche la condizione».

Insomma una sinistra ambientalista e laica che declina chiaramente la sua identità ed un nuovo modello sociale ed economico, senza giri di parole e distinguo, molto lontana da certe complicate verbosità della dispersa e timida (che spesso nasconde le sue carenze dietro irrigidimenti ideologici) che un Contrat per uscire dal berlusconismo non sembra averlo.

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